31 maggio 2022

Referendum del 12 giugno 2022

In generale, bisogna votare “sì” se si vuole cambiare la legge attuale, oppure votare “no” se si vuole mantenere l’assetto corrente. Per essere valido, ogni quesito dovrà raggiungere il quorum, cioè la maggioranza degli aventi diritto al voto. 


1° quesito Vota  “no” -  Se questa legge verrà abolita, i parlamentari, i sindaci e gli amministratori condannati per mafia, corruzione, concussione o peculato potranno tornare a candidarsi e a ricoprire cariche pubbliche.

Chi è per il “no” sottolinea che se questa legge verrà abolita, i parlamentari, i sindaci e gli amministratori condannati per mafia, corruzione, concussione o peculato potranno tornare a candidarsi e a ricoprire cariche pubbliche.

Chi è per il “sì” sostiene che la legge penalizza gli amministratori locali che vengono sospesi senza condanna definitiva, esponendoli alla pubblica condanna anche nel caso in cui si rivelino poi innocenti.


2° quesito Vota “sì” – Viene eliminata la ripetizione del reato dalle motivazioni per disporre misure cautelari. Rimangono il pericolo di fuga e di alterazione delle prove.

Chi è per il “sì” sostiene che oggi vi sia un abuso delle custodie cautelari e si mettano spesso in carcere persone non condannate, in violazione del principio della presunzione di innocenza. La ripetizione del reato è infatti la motivazione più frequente per disporre una custodia cautelare. Negli ultimi trent’anni, circa 30 mila persone sono state incarcerate e poi giudicate innocenti e ancora oggi un terzo dei detenuti è in carcere perché sottoposto a custodia cautelare.

Chi è per il “no” sostiene che se cambia la legge sarà molto difficile applicare misure cautelari a persone indagate per gravi reati, come corruzione, stalking, estorsioni, rapine e furti. Inoltre, non ci sarebbe alcuna garanzia di non mettere in carcere persone innocenti, poiché le altre motivazioni rimangono applicabili.


3° quesito Vota “sì” - I magistrati dovranno scegliere, all’inizio della loro carriera, se svolgere il ruolo di giudici oppure di pubblici ministeri, per poi mantenere quel ruolo per tutta la vita.

Chi è per il “sì” sostiene che separare le carriere garantirebbe una maggiore imparzialità dei giudici, perché così sarebbero slegati per attitudini e approccio dalla funzione punitiva della giustizia che appartiene ai pubblici ministeri. In altre parole, il fatto che una persona che per qualche anno si abitui ad “accusare” e poi venga messa nella posizione di “giudicare”, non sarebbe una condizione ideale per il sistema democratico.

Chi è per il “no” sostiene che la separazione delle carriere non sarà comunque efficace dato che la formazione, il concorso per accedere alla magistratura e gli organi di autogoverno dei magistrati resterebbero in comune. Inoltre, c’è chi teme che in questo modo i pubblici ministeri sarebbero sottoposti a un maggiore controllo da parte del Governo, finendo per diventare una sorta di “avvocati” della maggioranza che controlla l’esecutivo.

 

4° quesito Vota “sì” -  Non sarà più necessario l’obbligo di trovare queste firme, ma basterà presentare la propria candidatura.

Chi è per il “sì” sostiene che in questo modo i magistrati potrebbero sganciarsi dall’obbligo di trovare accordi politici e dal sistema delle correnti, così da premiare il merito piuttosto che l’adesione politica. Si limiterebbe anche la lottizzazione delle nomine, cioè la spartizione delle cariche tra i diversi orientamenti politici.

Chi è per il “no” afferma che la riforma non eliminerebbe il potere delle correnti poiché interviene in modo poco rilevante. Ma c’è anche chi non vede le correnti come un sistema negativo in sé, in quanto aggregazioni di persone che condividono ideali e principi comuni.

  


5° quesito Vota “sì” - Anche avvocati e professori universitari avrebbero il diritto di votare sull’operato dei magistrati.

Chi è per il “sì” sostiene che questa riforma renderebbe la magistratura meno autoreferenziale e la valutazione dei magistrati più oggettiva.

Chi è per il “no” è convinto che non sia opportuno dare agli avvocati il ruolo di valutare i magistrati, dato che nei processi i pubblici ministeri rappresentano la controparte degli avvocati. Le valutazioni potrebbero, per questo motivo, essere pregiudizievoli e ostili. Allo stesso modo, i magistrati potrebbero essere influenzati dal trovarsi di fronte a un avvocato coinvolto nella sua valutazione professionale.




“Fermatevi”. Un grido di pace pieno di ambiguità!

La guerra è solo morte e distruzione. Quindi regni la pace. Ma in questa guerra gli aggressori hanno portato morte e distruzione, gli aggrediti hanno solo, e a fatica, cercato di impedirlo. Il conflitto del tutto asimmetrico è rappresentato alla perfezione, nel momento stesso in cui l’aggressore devasta il territorio dell’aggredito, dalla sua pretesa che l’aggredito non osi toccare il suo territorio. Se lo fa, il suo ministro degli esteri, ineffabile, la considera una provocazione. Proprio così: per l’aggressore l’autodifesa dell’aggredito è una provocazione.

Se anche per pura ipotesi la guerra si fermasse di colpo oggi e si imponesse la situazione provvisoria stabilita fin qui dal conflitto, l’aggressore sarebbe premiato dal possesso delle sue conquiste territoriali e l’aggredito punito dalla perdita dei suoi territori. E le ormai innumerevoli distruzioni nei territori rimasti in suo possesso saranno pagate dall’aggressore? Arrendersi e leccarsi le ferite senza alcuna riparazione?


Il suggerimento “smettete di difendervi” poteva avere, se l’aveva, un senso solo il primo giorno. Non cominciate nemmeno a difendervi, eviterete le distruzioni e potrete almeno contare sulla clemenza dell’aggressore. Sarà poi vero? La clemenza di Putin, per esempio, dimostrata dalla fredda pianificazione dell’assassinio del presidente Zelensky e della sua famiglia nella prima notte di assalto dal cielo? Arrendersi il primo giorno, ad assassinio compiuto, avrebbe significato adattarsi alla servitù volontaria. Tutto un paese, tutto un popolo inchiodato alla servitù volontaria.

Ma già una settimana dopo, con le prime povere vittime, le fabbriche bombardate, le città colpite, i paesi sventrati e l’inizio dell’esodo di donne e bambini oltre confine, smettere di difendersi sarebbe stato impossibile. Infatti, gli ucraini non hanno pensato per un solo momento di arrendersi. E se ci hanno pensato hanno trattenuto il pensiero dentro sé stessi. Noi forse l’avremmo fatto ma proprio per questo non abbiamo alcun diritto di rimproverare loro questa scelta. Avrebbero dovuto porgere a Putin l’altra guancia? A Putin?

Gli ucraini hanno deciso di non arrendersi e da quel momento il nostro dovere è stato di aiutarli. Poteva l’Europa, il Mondo imporre il negoziato subito o addirittura prima dell’attacco? Oggi si sente ripetere anche questo. Chi lo sostiene dovrebbe spiegare come, quando, dove, con quali mezzi, con chi. Con Putin? Il nostro dovere era ed è aiutare l’aggredito a esercitare il suo pieno diritto all’autodifesa. E le atrocità accumulate dall’aggressore nei due mesi di conflitto rendono il nostro dovere e il diritto dell’aggredito sempre più indiscutibili e necessari. Più il tempo passa, più la guerra procede, più il nostro dovere diventa cogente.

Dove si fondano le cosiddette ragioni dell’aggressore? Si fondano sull’esistenza dell’impero sovietico, attorniato e protetto da una corona di stati satelliti, sottomessi e obbedienti. Così era, e Ungheria nel ’56 e Cecoslovacchia nel ’68 lo testimoniano. Ma l’URSS è crollata, il suo discutibile socialismo è fallito, e il suo collasso endogeno, nient’altro, ha prodotto la diaspora dei satelliti verso l’Europa. La pretesa della Russia di Putin di essere erede dell’impero sovietico richiama l’antica battuta di Marx sui processi storici che si manifestano prima come tragedia e poi come farsa. Non è affatto umoristica ma inscena una farsa lo scheletro sovietico che con le ossa del KGB sostiene il corpo di un capitalismo gangsteristico e oligarchico costruito con la spoliazione della ricchezza “collettiva” precedente. Ma i suoi satelliti a occidente sono perduti e per mantenere gli altri rimasti la Russia ha dovuto ricorrere alla forza e all’intimidazione: Cecenia, Georgia, Kazakistan, Crimea.

Anna Politkosvskaja ha conosciuto e raccontato la Russia di Putin: il suo esercito in cui i soldati sono preda inerme della prepotenza dei superiori e gli ufficiali possono picchiare impunemente gli inferiori, il suo sistema giudiziario servo del potere, la sua Costituzione inapplicata, la sua polizia corrotta, la persecuzione razzista dei ceceni, la povertà, la paura diffuse ovunque. E ha pagato il suo racconto con la vita. E Putin, cambiando la Costituzione a suo vantaggio, ha già regnato per ventidue anni.

 “La Russia di Putin” non è una lettura allegra, ma chi non l’avesse ancora letto troverebbe materia amara di riflessione.

I pacifisti preferiscono sacrificare l’Ucraina per “quieto vivere”!

Pensando alla situazione in Ucraina e alla paranoia di Putin, viene da chiedersi perché non sia mai stato fatto nulla per attuare trattati che avrebbero consentito la costruzione di un continente più pacifico. Ogni volta che scoppia una guerra, è normale che ai pacifisti venga posta la domanda:

"E adesso?" 


È vero che ci sono molte persone nel mondo cosiddetto “pacifista” che predicano la non violenza in ogni tipo di situazione, e che non osano addentrarsi nella complessità del conflitto, pieno di dilemmi, paradossi e, perché, per non parlare delle contraddizioni.

Fermatevi! Il grido di pace rivolto ai due contendenti non è privo di ambiguità. Anzi, ammettiamolo, è abbastanza privo di pudore. ”Fermatevi!” gridato agli aggressori significa: smettete di attaccare! Rivolto agli aggrediti significa: smettete di difendervi! Non è proprio la stessa cosa. Aggressore e aggredito non possono essere accomunati dalla stessa perorazione. C’è un eccesso di fiducia nell’aggressore e un tono di irrisione verso l’aggredito.

Se la Russia fa la guerra, per i pacifisti la colpa è dell’Occidente, degli USA e della Nato che hanno armato l’Ucraina. Di fatto, è la versione di Putin: stavano per attaccarmi, ho dovuto difendermi.

Qui circola la favola che attribuisce alla sola Ucraina l’origine e la pratica del conflitto.

Ma vi sembra che chi ha spianato la Cecenia abbia il pudore di non intervenire in Donbass?

Otto anni di conflitto a bassa intensità preparano l’aggressione all’Ucraina. Qui interviene un altro mirabile artificio dialettico: l’Ucraina è armata! Armata dalla Nato! Che scandalo: avrebbe dovuto farsi trovare disarmata? Viene il dubbio che l’opinione pubblica dei pacifisti, avrebbe preferito l’Ucraina disarmata. Non si può dirlo ma il senso è: si sarebbe arresa subito, la guerra non ci sarebbe stata, noi non saremmo stati coinvolti.

L’Ucraina sì. Avrebbe dovuto ricadere sotto il tallone dell’Impero asiatico neosovietico. Per carità, una storia triste ma tutto sommato a fin di bene per il mondo. Quindi se la Russia fa la guerra, a ben vedere la colpa è dell’Occidente, degli USA, della Nato che hanno armato l’Ucraina. All’obiezione che gli ucraini hanno deciso di non arrendersi il punto di vista più sottile insinua che se non fossero stati armati non l’avrebbero deciso. E qui prende forma la teoria della guerra per procura. La guerra vera è quella tra USA e Russia. Gli USA, vigliacchi, non combattono e fanno combattere gli ucraini. Sottovalutata la loro volontà nel momento in cui decidono di non arrendersi, gli ucraini vengono ridotti a meri esecutori, poco meno che dementi autolesionisti, della volontà bellica altrui. Mentre l’unica reale volontà bellica, quella russa, viene declassata a eccesso di autodifesa preventiva. Che è poi, più o meno, la versione di Putin: stavano per attaccarmi, ho dovuto difendermi.

Ciò che colpisce più di tutto in questa storia è la sostanziale dimenticanza per i danni subiti dall’Ucraina e dal suo popolo. Fin dal primo giorno l’esercito russo, e l’aviazione e la flotta, hanno martellato e distrutto sistematicamente infrastrutture vitali, fabbriche, centrali elettriche, ferrovie, acquedotti, stazioni, ponti, aeroporti e porti, magazzini di cibo, e poi in rapida successione ospedali, scuole, teatri, edifici pubblici, perfino qualche chiesa. 

All’inizio un pensiero ha sfiorato la mente di tutti: tutto ciò è terribile ma se ci riflettiamo sono tutte distruzioni selettive, non stanno radendo al suolo tutto come in Cecenia e come sarebbero in grado di fare. In fondo si trattengono come se aspettassero dagli aggrediti un cenno, solo un cenno, di disponibilità alla resa. Se questo ci fosse si fermerebbero. Ma col passare dei giorni, pochi giorni, è cominciato il bombardamento dei quartieri residenziali e allo stesso tempo il disfacimento dei paesi e dei villaggi. 

C’è ormai un repertorio dei danni edilizi che nella sua ripetitività ha qualcosa di didascalico. Casermoni rimasti in piedi ma con segni neri di sfiammate nate da finestre in basso e avviluppate verso l’alto fino ai tetti, qualche balcone sfranto, qualche pezzo di parete penzolante. Casermoni sezionati dal missile, ancora in piedi alle due estremità, collassati nel mezzo con tutti gli appartamenti tagliati in verticale, le loro intimità residue messe in mostra in una vana esposizione di oggetti di vita familiare. Altri demoliti per intero con schegge di pareti verticali puntute verso il cielo. Nelle campagne, povere case appena lambite dagli scoppi hanno il tetto ridotto a pochi tegoli incrinati sostenuti a stento dalla trama dei travetti. Sono quelle fortunate. 

Altre hanno l’intero tetto crollato e qualche parete sbilenca. Altre ridotte a maceria. I colpi ricevuti mostrano la natura interna delle pareti, spesso sottili, di mattoni grigi la cui opposizione al freddo è aiutata da tavole di coibente giallastro del tutto scombinate dalle esplosioni. Interi brani di villaggi rasi al suolo. Gli orti con le loro cintature occasionali rivelano la loro modestia, ma sono quasi tutti sconvolti da buche e riempiti spesso da quantità incredibili di spazzatura bellica eterogenea. Ovunque tappeti di vetri rotti. Anche se per caso gli edifici restano in piedi l’onda d’urto delle esplosioni produce un manto scricchiolante di vetri rotti disteso come una copertura universale. Poi ci sono le scuole con le aule lasciate a precipizio per l’arrivo delle truppe russe. Non tutte risparmiate dalle esplosioni. Ovunque tutto è disabitato, solo poveri vecchi vagano alla ricerca di qualcosa. Ovunque distese di voragini da missile o da bomba aerea. 

Poi c’è Mariupol: replica di Groznij e Aleppo sul Mar d’Azov. E poi di nuovo i missili selettivi indirizzati su obbiettivi prossimi alle maggiori città, minaccia elementare: ho colpito qui, la prossima volta posso ferire la città. Non insisto e lascio da parte le stragi delle tante Bucha, i corpi delle vittime giustiziate con un colpo in testa. Si dovrebbe comporre un minuzioso repertorio di tutti i danni materiali, catalogati per luogo e tipo di danno ricevuto e farne una mostra itinerante la cui meta finale (ma ovviamente impossibile) dovrebbero essere le scuole russe. 

Allo stesso modo si dovrebbe comporre e diffondere (far ascoltare) il repertorio delle telefonate tra i soldati russi e le loro madri: un campionario che spazia dall’amor materno afflitto e senza speranza per il figlio mandato al macello alla solidarietà militante con la tortura esercitata dai figli sui prigionieri. Se e quando si è presi dai pensieri sul ruolo di causa lontana svolto dall’Occidente nell’aggressione all’Ucraina si dovrebbe avere la pazienza di ripassare mentalmente tutti gli atti di offesa volontaria che l’esercito russo ha inferto a un popolo più che fratello.

Tutti i ragionamenti che sostengono la necessità primaria di arrivare al cessate il fuoco e all’apertura di un negoziato devono misurarsi con la volontà di Putin di negarsi al confronto. Viene così scolpita una frase realistica: la Russia di Putin non può essere umiliata. Che cosa può significare? Si dovrà concedergli una qualche porzione di suo gradimento del territorio ucraino? E come si potrà combinare questa facoltà con la volontà del paese offeso di mantenere la sua integrità territoriale? Ma c’è un banco di prova ancora più inevitabile. 

Chi paga i danni di guerra? La vastità delle distruzioni inflitte all’Ucraina, l’incalcolabile peso delle vite umane cancellate e delle invalidità inflitte, i danni ambientali imposti al territorio, la carestia addossata alle popolazioni dei paesi poveri in attesa delle granaglie ucraine. 

Chi pagherà tutto questo?

28 maggio 2022

LA GUERRA È DIVENTATA IL MODO DI FARE ECONOMIA E NON L'INTERRUZIONE DELL'ECONOMIA

 

Se la motivazione principale di Putin è resistere all'espansionismo della NATO, perché si sta comportando in modo da garantire che i suoi vicini lo vedano come una minaccia crescente alla loro sicurezza e rafforzando l'alleanza atlantica? Gli Italiani devono criticare la Nato, ma possono farlo senza cadere nell'argomentazione putinista secondo cui la Nato ha "preparato il terreno" per un conflitto che, a rigor di termini, è stato definito da una vocazione annessionistica interna.

La verità è che la NATO non ha un complice più efficace di Vladimir Putin. Nessun altro nemico tradizionale dell'imperialismo statunitense ha fatto di più per convalidare i sogni febbrili dei falchi più estremisti. Vent'anni fa, l'alleanza era una reliquia della Guerra Fredda la cui inesorabile espansione a spese della Russia era un tentativo trasparente degli Stati Uniti di consolidare l'unipolarità mentre i suoi rivali erano deboli. Più recentemente, è stato lacerato da crisi interne, dall'aggressione turca in Siria e Armenia al disprezzo aperto di Donald Trump per l'organizzazione. Eppure, ogni volta che Putin ha trasformato un conflitto politico in uno militare, o ha amplificato un conflitto militare locale, sia ai leader che ai cittadini degli stati della NATO è stato ricordato che, dopo tutto, 

in Ucraina, un decennio fa solo una piccola minoranza ha sostenuto l'adesione alla NATO; oggi, dopo anni di conflitti e perdite territoriali causate dalla Russia, una netta maggioranza sostiene l'adesione all'alleanza. Tradizionalmente, l'alternativa favorita dagli oppositori della NATO è stata la "finnizzazione", in cui gli stati più piccoli accettano un ruolo neutrale nei confronti delle grandi politiche di potere in cambio di garanzie di sovranità e non interferenza. Grazie alle azioni di Putin, questa opzione sta svanendo. La stessa Finlandia ora sostiene dure sanzioni contro la Russia e si è unita ad altri stati europei nell'invio di armi in Ucraina.

Quindi, se la motivazione principale di Putin è resistere all'espansionismo intransigente della NATO, perché si è comportato in modo da garantire che i suoi vicini lo percepiscano come una minaccia crescente alla loro sicurezza? I suoi discorsi e scritti offrono una risposta a questa domanda. Per Putin, resistere alla NATO è, infatti, secondario rispetto all'obiettivo più ampio di riunire russi, bielorussi e ucraini sotto il dominio russo o, in mancanza, almeno garantire che i russofoni in tutta l'ex Unione Sovietica facciano parte di un affidabile blocco di alleanze con la Russia (come nel caso della Bielorussia e del Kazakistan, che hanno una significativa popolazione di lingua russa) o ne sono governati direttamente. Putin vede la statualità russa e l'identità nazionale e linguistica come indissolubilmente legate, ed è disposto a versare sangue russo e ucraino per proteggere questa visione nazionalista. Sembra anche credere che il tempo stia scorrendo: è meno probabile che le generazioni più giovani nel mondo post-sovietico vedano i confini politici della regione come un problema da correggere. Da qui l'urgenza disperata e fatale delle mosse di Putin nel 2013 e nel 2014 e di nuovo nel 2022.

Questo spiega la particolare ostilità di Putin nei confronti dell'Ucraina, non solo nei confronti del suo governo filo-occidentale, ma nei confronti della natura stessa della statualità ucraina, che vede come un prodotto artificiale delle politiche di Lenin negli anni '20. Putin non nega l'esistenza di un cittadino ucraino identità o movimento prima della Rivoluzione: ciò a cui si oppone è la predilezione sovietica per unire regioni principalmente di lingua russa come Crimea, Donbas e Kharkov in una repubblica che considera vulnerabile al controllo degli ucraini nazionalisti che rifiutano la portata imperiale della Russia.

Putin descrive i suoi obiettivi in ​​Ucraina come "smilitarizzazione e denazificazione", ma le implicazioni pratiche di ciò rimangono poco chiare.  Putin non si accontenterà di alcune annessioni nel Donbas: l'obiettivo è "ricostruire, restaurare e riportare [l'Ucraina] alla sua condizione naturale come parte del mondo russo". 

Come altri stati post-sovietici, l'Ucraina ha effettivamente adottato posizioni nazionaliste sia internamente che esternamente. I gruppi neonazisti, pur non avendo alcuna influenza nell'apparato governativo, hanno spesso saputo agire nell'impunità o con il tacito incoraggiamento di alcuni funzionari governativi. Tuttavia, stabilire un'equivalenza o vedere una possibile giustificazione per l'invasione in questo caso sarebbe profondamente sbagliato. Nonostante le affermazioni infondate di Putin sulla pulizia etnica o sul "genocidio" nel Donbas, la Russia ha costantemente alimentato la violenta escalation del conflitto, iniziata nel 2013-2014, quando agenti russi come Igor Girkin hanno contribuito a trasformare le proteste nel Donbas contro il regime di Maidan di recente costituzione in un'insurrezione militarizzata supportata direttamente dalle forze russe. Da allora, entrambe le parti hanno mostrato la loro volontà di violare gli accordi di cessate il fuoco e prendere di mira i civili, ma alla fine l'Ucraina cerca di ripristinare lo status quo precedente. Solo la Russia ha in mente obiettivi imperiali più ampi, che impediscono una vera pace. Per quanto riguarda i neonazisti, la lotta in corso ha dato loro risorse e legittimità che altrimenti non avrebbero mai avuto e, nonostante il loro armamentario neostalinista, molti dei nazionalisti di lingua russa sostenuti dalla Russia nel Donbas sono di destra tanto quanto le loro controparti del Battaglione Azov. Questa non è la seconda guerra mondiale e l'intensificarsi della guerra non fermerà il processo di radicalizzazione nazionalista, ma l'Ucraina alla fine cerca di ripristinare lo status quo precedente. Solo la Russia ha in mente obiettivi imperiali più ampi, che impediscono una vera pace. Per quanto riguarda i neonazisti, la lotta in corso ha dato loro risorse e legittimità che altrimenti non avrebbero mai avuto e, nonostante il loro armamentario neostalinista, molti dei nazionalisti di lingua russa sostenuti dalla Russia nel Donbas sono di destra tanto quanto le loro controparti del Battaglione Azov. 

Tuttavia, l'azione militare della NATO (che al momento non sembra essere sul tavolo) sarebbe ancora peggiore, portando il mondo direttamente in una guerra termonucleare globale. Gli occidentali solidali con la difficile situazione dell'Ucraina non hanno altra scelta che sostenere e fidarsi della resistenza ucraina e russa alla guerra di Putin. Migliaia di russi sono già stati arrestati per aver protestato contro la guerra, un numero che sicuramente crescerà in modo significativo con l'espansione della guerra. Milioni di ucraini non vogliono essere bombardati, vivere sotto il dominio imperiale o essere costretti a emigrare; Milioni di russi non vogliono essere influenzati dalle sanzioni o reclutati in un'invasione che non porta loro nulla. Nella nostra risposta alla guerra, dobbiamo stare attenti a non fare eco alle élite nazionaliste russe: credono che incolpare la NATO distoglierà l'attenzione dal loro governo sempre più repressivo, cleptocratico e militarista in patria. La nostra lealtà deve essere con il popolo di Ucraina e Russia e con la causa della pace.

Putin dice che l'Occidente vuole "distruggere la Russia", ma la storia lo smentisce!!!

 

Il 23 marzo, l'ambasciata russa nel Regno Unito ha pubblicato su Twitter una citazione del presidente russo Vladimir Putin.

“Il cosiddetto Occidente collettivo non ha bisogno di una Russia forte e sovrana, e non risparmia la nostra indipendenza politica e la difesa dei nostri interessi nazionali. Sta cercando di dividere la nostra società. Il loro obiettivo è distruggere la Russia".

In realtà, è falso. Per decenni, dopo la caduta dell'Unione Sovietica nel 1991 e la fine della Guerra Fredda, l'Occidente non solo ha aiutato molto la Russia, ma ha anche chiuso un occhio sui numerosi atti di aggressione della Russia prima dell'attuale guerra in Ucraina. .

Ecco un piccolo esempio di ciò che gli Stati Uniti hanno fatto per aiutare e corteggiare la Russia, da un fascicolo del Dipartimento di Stato che copre gli anni dal 1991 al 2009.

- Nel gennaio 1992, gli Stati Uniti hanno autorizzato 645 milioni di dollari di aiuti umanitari alle nuove repubbliche indipendenti dell'ex URSS.

- Nello stesso mese, Boris Eltsin ha fatto la sua prima visita negli Stati Uniti come presidente della Russia, durante la quale l'allora presidente degli Stati Uniti George HW Bush ha negoziato un accordo reciproco per la riduzione delle armi. Bush ha accettato di sostenere la causa della Russia per l'assistenza del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. I due hanno rilasciato una dichiarazione congiunta secondo cui Russia e Stati Uniti non erano nemici.

- Nel febbraio 1992, l'operazione militare statunitense Provide Hope ha inviato medicinali e attrezzature mediche alle ex repubbliche sovietiche, inclusa la Russia.

Allo stesso tempo, l'Occidente ha risposto a malapena alle spacconate della Russia contro Georgia e Moldova mentre Eltsin era al potere. Le forze russe hanno svolto un ruolo chiave nell'aiutare i movimenti separatisti pro-Cremlino a sconfiggere i governi legittimi in quei paesi.

Quei "conflitti congelati", come vennero chiamati, continuano ancora oggi. Nel 2008, un'impennata della violenza separatista in Georgia sostenuta dalla Russia è stata seguita da un intervento militare russo diretto in quel paese.

Nel 1994-1996, la Russia ha lanciato una guerra brutale ma senza successo contro le forze separatiste in Cecenia, che aveva dichiarato l'indipendenza come Repubblica cecena di Ichkeria. Gli Stati Uniti, come la maggior parte delle nazioni, non hanno riconosciuto quel territorio.

Se l'Occidente voleva davvero distruggere la Russia, non ha mai avuto un periodo migliore degli anni '90, quando il Paese ha attraversato una crisi di instabilità economica, povertà e criminalità organizzata. Invece, l'Occidente ha continuato a salvare i leader russi nonostante la corruzione e la violenza dilaganti e le minacce di violenza nei confronti dei vicini della Russia.

La cooperazione e l'assistenza degli Stati Uniti non si sono concluse quando Eltsin ha ceduto il potere a Putin.

Nel 2000, l'allora presidente Bill Clinton si recò a Mosca e firmò una serie di accordi con il nuovo presidente russo, inclusa la prima missione militare permanente USA-Russia, che includeva il monitoraggio dello spazio e dei lanci di missili a livello globale.

Clinton e il suo successore, George W. Bush, hanno continuato a incontrarsi con Putin e ad elaborare accordi sulla riduzione degli armamenti, il controllo degli armamenti e la lotta al terrorismo.

Anche dopo la guerra di cinque giorni della Russia con la Georgia nel 2008, gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno continuato a fare affari con la Russia. All'inizio del 2009, il neo-insediato Barack Obama ha annunciato un "reset" con la Russia, sperando di migliorare le relazioni bilaterali, che si erano deteriorate.

Ciò è stato seguito da enormi investimenti in Russia da parte di società statunitensi, inclusa PepsiCo, con $ 1 miliardo quell'anno.

Nel frattempo, all'Ucraina e alla Georgia, in cerca di adesione alla NATO, è stato negato il processo di adesione all'alleanza. Quella posizione era guidata principalmente da Francia e Germania, principalmente per non provocare la Russia.

La Russia, in collaborazione con diversi paesi dell'Europa occidentale, ha completato il gasdotto Nord Stream nel 2012 per vendere più gas naturale all'Europa. La costruzione di un secondo gasdotto, il Nord Stream 2, è iniziata nel 2011 ed era quasi pronto per l'uso prima dell'invasione russa dell'Ucraina un mese fa.

L'elenco degli investimenti in Russia e dei progetti congiunti tra Occidente e Russia è lunghissimo.

In che modo la Russia ha premiato i decenni di pazienza e tolleranza dell'Occidente nei confronti della sua condotta?

- Nel 2007, la Russia ha lanciato un'ondata di attacchi informatici contro l'Estonia.

- Come affermato in precedenza, la Russia ha invaso la Georgia nel 2008 e successivamente ha riconosciuto ufficialmente le due regioni separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale in quel paese.

- Nel 2014, la Russia ha occupato e annesso la penisola ucraina della Crimea e ha fomentato una guerra nella regione del Donbass. Questa è stata la prima azione aggressiva della Russia che è stata accolta con una risposta dall'Occidente, sotto forma di sanzioni economiche.

- Nel 2016, la Russia si è impegnata in una campagna per interferire nelle elezioni presidenziali statunitensi, che includeva la diffusione della disinformazione sui social media e gli attacchi informatici.

- Sempre nel 2016, la Russia è stata accusata di aver organizzato un colpo di stato per rovesciare il governo filo-occidentale del Montenegro.

- Nel 2018, agenti russi hanno cercato di assassinare l'ex spia Sergei Skripal a Salisbury, in Inghilterra, usando un agente nervino sviluppato dai militari. Una persona è morta e tre sono state ricoverate in ospedale a seguito di questa operazione. (Nel 2006, agenti russi hanno avvelenato l'ex agente dell'intelligence russa e dissidente Alexander Litvinenko con una sostanza radioattiva a Londra. Uno di quelli coinvolti nell'assassinio è diventato in seguito membro del parlamento russo.)

- Più omicidi e tentati omicidi di dissidenti ceceni in Europa e Medio Oriente sono stati collegati alla Russia.

Questo è solo un elenco parziale della più recente escalation russa. In poche settimane, l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin ha lasciato migliaia di morti, milioni di sfollati e diverse città in uno stato di distruzione simile a quello lasciato dalla seconda guerra mondiale.

21 maggio 2022

I ‘cattivi’ questa volta sono i ‘buoni’!!!

 Il benaltrismo è ancora più ridicolo: “eh si, Putin ha invaso, ma gli americani allora?”, segue poi la lunga lista di conflitti che hanno visti protagonisti gli USA (dalla Guerra di Corea all’Afghanistan). E quindi? Solo un idiota potrebbe pensare che il mondo sia una contrapposizione fra bene e male; se si unisce questa visione a posizioni anti occidentali, il risultato è ‘USA invasori cattivi, mai con loro’. Gli USA sono tutt’altro che dei santi, sono il primo a contestare e condannare Guantanamo piuttosto che l’invasione in Iraq o i colpi di stato in Sudamerica durante la Guerra Fredda che hanno portato al potere regimi dittatoriali fascisti, come Pinochet. Ma non è questo il punto! Analizzando la questione usando la logica, il ragionamento di questi è: la Russia ha invaso, l’Occidente condanna, ma l’Occidente è il cattivo perchè Iraq, Guantanamo ecc., ne consegue che il Criminale è il ‘buono’ della situazione. Ecco perchè non schierarsi con nessuno equivale a giustificare il Criminale, essendo una contrapposizione a due parti. Non è così? Queste persone in realtà condannano l’invasione e la mattanza di civili? Allora vuol dire allinearsi con la posizione dell’Occidente, piaccia o meno; probabilmente è proprio questo che dà fastidio, i ‘cattivi’ questa volta sono i ‘buoni’, e non è accettabile. Così, si finisce per anteporre la propria propria ideologia ai fatti, finendo quindi per giustificare il Criminale. La ciliegina sulla torta è il paragone Cuba-Ucraina, totalmente inappropriato sia perchè in Ucraina non ci sono missili nucleari (e neanche nei Paesi Baltici o, in generale, ex-Patto di Varsavia) sia perchè gli USA non hanno bombardato i civili cubani, usando la paura come scusa.

Infine, l’aspetto che trovo di gran lunga più vergognoso: l’uso del pacifismo per nascondere sottomissione e inettitudine, da ‘ripudiare la guerra come strumento di offesa‘ si passa a ripudiarla anche come strumento di difesa. Ci sono poi diverse sfumatore di questa teoria, come il Montanari che si arrenderebbe senza se e senza ma, l’Orsini che sostiene che Putin abbia già vinto e non ha senso combattere, l’ANPI (sì, proprio quell’ANPI..) che condanna gli scontri armati degi Ucraini e indica la diplomazia come unica via d’uscita o il Salvini che non vuole supportare l’Ucraina con le armi. Parafrasando Margaret Thatcher, ‘tutti capaci di fare i pacifisti con l’invasione degli altri‘.

I cittadini ucraini non stanno combattendo perchè sono guerrafondai o per gusto di ammazzare, bensì perchè degli aggressori vogliono distruggere le loro vite, le loro case, il loro Paese, la loro libertà. Con quale arroganza alcuni italiani, discendenti di quella generazione di partigiani che negli anni ’40 hanno fatto con enorme coraggio la stessa cosa contro i nazi-fascisti, osano affermare che gli Ucraini non hanno il diritto di difendersi e che devono sottomettersi al regime dittatoriale che li bombarda? Veramente c’è gente convinta che basta sedersi ad un tavolo, convincere il Criminale che sta facendo cose sbagliate, ottenere le sue scuse e si torna amici come prima?

Sono sicurissimo che prima o poi si avranno delle trattative serie per la pace, ma sarà il Cremlino a deciderlo, quando la situazione sul campo di battaglia è totalmente a loro vantaggio, in modo da dettare condizioni imperative, o al contrario è drasticamente a sfavore e la vittoria è impossibile, in modo da non perderci totalmente la faccia. Fino ad allora, ogni tentativo sarà una farsa, da cui i russi cercheranno di trarre qualche vantaggio tattico, come i corridoi umanitari che consentono facili carneficine di profughi disarmati. Faccio inoltre tanta fatica a capire lo schieramento ideologico dell’Associazione Partigiani, da sempre per qualche motivo schierati ad estrema sinistra (quando in realtà vi erano popolari, liberali e moderati), oggi anche loro finiscono per giustificare il Criminale in nome di un ideologia anti-occidentale, di cui non vedo senso alcuno. Forse non hanno mai capito il significato di ‘Bella Ciao’…

Neanche mi immagino cosa sarebbe successo se gli USA avessero scelto questa via nel 1917, anziché mandare i propri soldati nelle trincee in Belgio e Italia per contrastare il Kaiser, o qualche anno più tardi in Normandia e in Sicilia. Prendo proprio gli USA come esempio perchè si trovavano nella stessa situazione in cui ci troviamo noi oggi: dei Paesi loro amici, UK e Francia, erano stati aggrediti dalla Germania, loro avrebbero potuto rimanere indifferenti alla guerra in Europa (piccola chicca storica: in seguito a Pearl Harbor, Roosevelt dichiarò guerra solo al Giappone, furono Hitler e Mussolini che, con una certa ingenuità, dichiararono per primi guerra agli USA), per fortuna decisero di schierarsi e fare addirittura di più, inviando uomini direttamente sul campo. Probabilmente non nel breve termine, ma quantomeno nel medio periodo gli aiuti bellici della NATO verso gli Ucraini farebbero un’enorme differenza, basta guardare i risultati degli aiuti USA ai Mujaheddin: in 10 anni riuscirono a rendere la guerra troppo costosa per i sovietici, che furono costretti a ritirarsi.

Ci tengo inoltre a ricordare che l’invio di armi rappresenta una parte degli aiuti che noi europei stiamo dedicando agli ucraini, basta pensare all’assistenza ai profughi o le raccolte di denaro piuttosto che viveri/medicinali. L’indifferenza è null’altro che una condanna a morte per sempre più persone. Fortuna solo che, come scritto nel titolo, questi sono solamente una piccola ed insignificante minoranza, non in grado di influenzare significativamente l’opinione generale (come i no-vax), che al contrario fa di tutto per supportare gli amici ucraini.

Quindi, cari amici, voi da che parte state? Preferite supportare la difesa dell’Ucraina o giustificare l’invasore “Putin”?


17 maggio 2022

L'equidistanza"e il "falso pacifismo"...

L'equidistanza"e il "falso pacifismo" di fronte all'invasione russa in Ucraina possono portare alla complicità con gli aggressori se intendono lesinare sul significa resistere e combattere l'autocrazia.

Non possiamo essere equidistanti di fronte a un'invasione che sta portando a crimini contro l'umanità o praticare un falso pacifismo che nega al popolo ucraino ogni tipo di aiuto per difendere la propria legittimità.

Mettere in discussione il necessario sostentamento per la resistenza contro l'autocrazia è la cosa più vicina alla complicità con gli aggressori.

L'invasione dell'Ucraina mostra che questi nemici sono disposti a tutto, anche il più aberrante, come massacri di civili, impatti su tutti i media e le infrastrutture energetiche, qualcosa di sfortunato.

In questi "momenti amari" la messa in discussione dell'UE sono trucchi che "i nemici della democrazia usano senza esitazione" seguendo il principio di " dividere e conquistare".

La democrazia è un miracolo politico che va curato, protetto, non è un fatto irreversibile, ha nemici di ogni tipo disposti a minarla con intrighi, fino a schiacciarla con la forza bruta.

Per questo  non si può rimanere "passivi" di fronte agli "eventi atroci" di questa guerra servono  "voci unite" contro questa invasione.

L'Ucraina ha confermato la resa della città di Mariupol.

L'Ucraina ha confermato la resa della città di Mariupol , diventata un'icona di resistenza all'invasione russa. Lo stato maggiore dell'esercito ucraino ha dichiarato che i soldati che hanno resistito alle forze militari russe presso l'acciaieria Azovstal nella città sud-orientale del paese hanno compiuto la loro missione. Questa comunicazione è stata resa pubblica dopo l' evacuazione di oltre 260 combattenti feriti , di cui mezzo centinaio in modo grave, che stavano resistendo nell'acciaieria, unico baluardo della resistenza .

"La guarnigione di Mariupol ha compiuto la sua missione di combattimento. Il Comando militare supremo ha ordinato ai comandanti delle unità di stanza ad Azovstal di salvare la vita del personale" che vi rimane, assicura l'alto comando militare in un comunicato pubblicato su Facebook e riprodotto dalle agenzie locali. Un totale di 53 militari gravemente feriti dell'acciaieria sono stati trasferiti in un centro medico a Novoazovsk , nell'area occupata dalle forze russe. Altri 211 difensori sono stati evacuati attraverso il corridoio umanitario fino a Olenivka, sempre nel territorio controllato da Mosca. Tutti, secondo il governo di Kiev, torneranno nel territorio sotto il controllo dell'Ucraina attraverso una procedura di scambio .

Il comunicato militare non chiarisce, invece, se ci siano ancora soldati nelle acciaierie bombardate da settimane dai russi, né specifica chi sia stato il responsabile del trasferimento dei soldati russi, la maggior parte dei quali legati al reggimento ultranazionalista Azov .

Non si sa nemmeno come avverrà l'ipotetico scambio di questi soldati con prigionieri di guerra russi catturati in Ucraina, secondo l'accordo raggiunto tra i due Paesi, di cui non sono stati forniti molti dettagli.

"I difensori di Mariupol sono gli eroi del nostro tempo. Rimarranno per sempre nella storia", si legge nella nota che parla dei componenti di questo distaccamento, che comprendono elementi delle "forze speciali del reggimento 'Azov', la 12a Brigata della Guardia Nazionale dell'Ucraina, della 36a Brigata del Corpo dei Marines, guardie di frontiera, poliziotti, volontari e Difesa Territoriale Mariupol", tra gli altri. Secondo il comando militare, "grazie al mantenimento delle posizioni in Azovstal non abbiamo permesso al nemico di trasferire un distaccamento di 17 gruppi di battaglioni tattici (circa 20.000 soldati) in altre parti" dell'Ucraina .

"Pertanto, hanno impedito l'attuazione del piano (russo) per la rapida cattura della città di Zaporizhia (sud) e per raggiungere il confine amministrativo di regioni" come la filorussa Donetsk, a est. "Tenere le principali forze nemiche intorno a Mariupol ci ha permesso di preparare e creare linee difensive dove si trovano oggi le nostre truppe e respingere dignitosamente l'aggressore. Avevamo bisogno di tempo per formare le nostre riserve, raggruppare le forze, ricevere assistenza dai nostri partner", la dichiarazione disse.

Pertanto, "il compito comune più importante per tutta l'Ucraina e il mondo intero è salvare la vita ai difensori di Mariupol", ha ribadito lo Stato Maggiore. La città costiera di Mariupol è stata assediata dalle truppe russe praticamente da quando è iniziata l' invasione del paese il 24 febbraio.

La città, sulle rive del Mar d'Azov, è stata pesantemente bombardata e praticamente distrutta, con la popolazione impossibilitata a fuggire dalla zona che vive in condizioni subumane. Per settimane solo alcune centinaia di soldati hanno offerto resistenza alle truppe russe trincerate nelle strutture della siderurgia Azovstal , dove si sono rifugiati anche i civili evacuati il ​​7 maggio.

La caduta in mano russa di quest'ultima roccaforte militare di Mariúpol fornirebbe a Mosca la possibilità di stabilire un corridoio tra l'Ucraina orientale (Donbas) e la penisola di Crimea, che controlla già dal 2014.

12 maggio 2022

Perché i politici non mantengono mai le promesse elettorali?

Prima di iniziare, avverto che oggi non sarò politicamente corretto con la "classe politica" e con la politica in generale.

La politica mi piace, la seguo e mi sento immerso nella politica quotidiana. Ma questo non significa che io creda a tutto. Fin dalla mia giovinezza ho vissuto pienamente gli alti e bassi della politica. La cosa triste è che dopo tutti questi anni, tutto è come prima. 

Promesse non mantenute. Ma continueremo a votare, scegliendo chi promette ciò che vogliamo sentire, e mantenendo questo sistema basato su bugie, false promesse, inganni consensuali, e sempre con la speranza che questa volta sia l'ultima. Sembra che i nuovi giochi portino freschezza, ma non nel senso di aria fresca, piuttosto nel senso di qualcosa di più o meno lo stesso. 

Si sa, in campagna elettorale i politici si scatenano . Si fanno prendere dal panico. Alcuni possono perdere il potere, altri lo accarezzano. Lo desiderano tutti. In politica non tutto è molto credibile. Diagnostica su richiesta, sulla base di dati inventati, non verificati, che differiscono in base al colore politico del vetro attraverso il quale si guarda, e quindi si vuole fare scienza sulla base di dati non verificati. Gli stessi dati, di qualunque cosa si tratti, sono interpretati in modo radicalmente diverso dai politici . Questa è una chiara dimostrazione di quanto la politica è incoerente. Inoltre, la politica è una grande creatrice di promesse . Ricordiamo tutti il ​​famoso "Posso promettere e prometto". Prometto che se governo, prometto che sarò implacabile contro..., prometto che alzerò o abbasserò tale tassa, prometto che le pensioni aumenteranno, prometto... tutto ciò che mi viene in mente. E quando uno dei "promettenti" raggiunge il potere, vengono meno le promesse.

Insomma, tutta una grande bugia, una farsa che si ripete ogni 5 anni.

La politica è una pseudoscienza basata su grandi bugie. Quando si fanno i conti di base, tutto è più che dubbio. Se chiedi a un politico, e tutto ciò che promette con quali soldi verrà pagato? Come è possibile se dice anche che abbasserà le tasse? Queste e molte altre domande possono essere poste e risponderanno sempre allo stesso modo. Se risparmiamo da questo o quello, se eliminiamo le spese superflue, se lottiamo contro l'evasione fiscale, ecc. Ehi, lo dicono sempre ogni 5 anni, ma nessuno lo fa. 

Bene, e per finire, chiedi a tutti i politici di smetterla di barare su questioni importanti . Parliamo seriamente delle grandi questioni su cui dobbiamo essere d'accordo. Uno di questi è la Zona Franca in Sardegna, nel secondo posto del programma elettorale del nostro caro Presidente Solinas. 

Caro Presidente, smetti di fare promesse, smetti di barare e dire una cosa e fare il contrario. Non prenderci più in giro . 

Ingenuo da parte mia crederci, tra altri 5 anni diranno ancora la stessa cosa. 

Tempo al tempo. 

07 maggio 2022

8 Maggio festa della mamma!


Le madri sono uniche , non solo perché ci hanno dato la vita, ma perché ci danno la loro vita ogni giorno della nostra vita. Senza di loro non saremmo diventati quello che siamo oggi. Si prendono cura di noi, ci proteggono, ci aiutano a crescere, ci dicono le verità che fanno male ma sono anche le uniche che ci fanno sorridere quando gli altri non lo fanno.

Una madre è capace di dare tutto senza ricevere nulla. Amare con tutto il cuore senza aspettarsi nulla in cambio. Investire tutto in un progetto senza misurare la redditività che porta il tuo investimento. Una madre ha ancora fiducia nei suoi figli quando tutti gli altri l'hanno persa. 

Tanti auguri a tutte le mamme.


06 maggio 2022

UCRAINA: LE FORZE RUSSE DEVONO AFFRONTARE LA GIUSTIZIA PER I CRIMINI DI GUERRA NELL'OBLAST DI KIEV

Le forze russe devono affrontare la giustizia per una serie di crimini di guerra commessi nella regione a nord-ovest di Kiev, ha affermato oggi Amnesty International in un nuovo briefing a seguito di un'ampia indagine sul campo.

Il briefing, 'He's Not Coming Back': War Crimes in Northwest Areas of Kyiv Oblast , si basa su dozzine di interviste e un'ampia revisione di prove materiali. Amnesty International ha documentato attacchi aerei illegali su Borodyanka ed esecuzioni extragiudiziali in altre città e villaggi tra cui Bucha, Andriivka, Zdvyzhivka e Vorzel.

Una delegazione di Amnesty International, guidata dal Segretario generale dell'organizzazione, ha visitato la regione nei giorni scorsi, parlando con i sopravvissuti e le famiglie delle vittime e incontrando alti funzionari ucraini.

"Il modello di crimini commessi dalle forze russe che abbiamo documentato include sia attacchi illegali che uccisioni volontarie di civili", ha affermato Agnès Callamard, Segretario generale di Amnesty International.

“Abbiamo incontrato famiglie i cui cari sono stati uccisi in attacchi orribili e le cui vite sono cambiate per sempre a causa dell'invasione russa. Sosteniamo le loro richieste di giustizia e invitiamo le autorità ucraine, la Corte penale internazionale e altri a garantire la conservazione delle prove che potrebbero supportare futuri procedimenti penali per crimini di guerra.

“È fondamentale che tutti i responsabili, compresa la catena di comando, siano assicurati alla giustizia”.

A Borodyanka, Amnesty International ha scoperto che almeno 40 civili sono stati uccisi in attacchi sproporzionati e indiscriminati, che hanno devastato un intero quartiere e lasciato migliaia di persone senza casa.

A Bucha e in diverse altre città e villaggi situati a nord-ovest di Kiev, Amnesty International ha documentato 22 casi di uccisioni illegali da parte delle forze russe, la maggior parte delle quali erano apparenti esecuzioni extragiudiziali.

Durante 12 giorni di indagini, i ricercatori di Amnesty International hanno intervistato i residenti di Bucha, Borodyanka, Novyi Korohod, Andriivka, Zdvyzhivka, Vorzel, Makariv e Dmytrivka e hanno visitato i luoghi di numerosi omicidi.

In totale, hanno intervistato 45 persone che hanno assistito o hanno avuto conoscenza diretta di uccisioni illegali di parenti e vicini da parte di soldati russi e altre 39 persone che hanno assistito o hanno avuto conoscenza diretta degli attacchi aerei che hanno preso di mira otto edifici residenziali. 

04 maggio 2022

La parola guerra sembra sinonimo di "tutto va bene".

Giorno dopo giorno dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, vediamo come la popolazione civile ucraina sia vittima dei bombardamenti dell'esercito russo, rabbrividiamo con le immagini di un ospedale per la maternità a Mariupol distrutto dalle bombe e con le storie di  persone che a poco a poco stanno arrivando nel nostro paese.

Ovunque si moltiplicano i messaggi di aiuto all'Ucraina, aiuti indubbiamente necessari, ma che a volte fanno sentire che quelle parole non sono altro che una circonlocuzione per evitare di dare un nome a ciò che sta accadendo: siamo in guerra con la Russia.

Una guerra che si fa sul campo di battaglia, certo, ma che ha altri scenari: quello della cybersecurity, quello dei social network (esempio molto significativo: Facebook e Instagram consentono già di pubblicare messaggi di odio contro Putin) e, soprattutto, quello economico.

Ed è che le bombe cadono in Ucraina con effetti devastanti per la sua popolazione, ma la sua ondata espansiva non impiega molto a raggiungere le nostre famiglie: aumento di gas, elettricità (anche di più), carburante, alimenti di base come cereali e petrolio... Prezzo incrementi che sono un peso in più per le famiglie e le imprese.

La pandemia causata dal coronavirus ha tutte le carte in regola per diventare una nuova opportunità persa per trasformarci come società. Ripensare il nostro modello di consumo, il nostro modo di muoverci nel mondo, il nostro rapporto con il pianeta.

È ovvio che l'importante ora è fermare le bombe e aiutare le vittime, ma se è possibile imparare qualcosa da una barbarie come questa, forse sarebbe che sta diventando più che mai evidente che il nostro modello energetico e di consumo sono superati e che è una buona occasione per ripensarli, per puntare su energie meno inquinanti e più rispettose del pianeta, verso modelli di consumo più sostenibili.

Crisi economica. Pandemia. La guerra. Più crisi economica, se a un certo punto fossimo riusciti a uscirne. È difficile che la paura non ci afferri. Che accettiamo di rinunciare ai diritti per la nostra sicurezza. Che le opzioni politiche più esclusive non smettano di crescere come un mostro alimentato dalla nostra paura.

E di fronte alla paura, quelli di noi che sanno che questo mondo può essere migliore non hanno altra scelta che resistere, imparare e agire. Sì, azione, collettiva, certo, ma anche individuale, perché anche quello che facciamo provoca cambiamenti, perché siamo l'arma più potente per cambiare la direzione che seguiamo come società.