Ciro Grillo, la strategia difensiva: rito abbreviato. L’amica della vittima: non eravamo ubriache.
Ciro Grillo, gli avvocati preparano la strategia
difensiva in caso di rinvio a giudizio. Ne scrive oggi Il Fatto
quotidiano spiegando che i legali sono orientati a chiedere il rito
abbreviato. “Questa strategia – scrive Il Fatto – potrebbe avere
ripercussioni importanti sul procedimento. Il rito abbreviato, che comporta uno
sconto di pena di un terzo in caso di condanna, prevede che il processo si
celebri con le prove raccolta fino a quel momento dal pm. Il che significa, in
caso di violenza sessuale, che la vittima non potrà più replicare o aggiungere
altro rispetto a quanto già dichiarato fino a quel momento. La vittima potrebbe
quindi non avere più la possibilità di dare la propria versione sui nodi più
contraddittori della vicenda”.
Il racconto dell’amica della
vittima
Sul Corriere,
intanto, si dà conto della testimonianza
dell’amica della vittima, Roberta (nome di fantasia). La quale nega
che all’arrivo alla villa fossero tutti ubriachi. «Ero sobria, mi rendevo
conto di ciò che accadeva, così come ho già detto per gli altri ragazzi e per
Silvia. Certamente ero molto stanca perché avevamo fatto molto tardi…».
L’amica si addormenta sul
divano e cominciano le violenze.
“Finita la pasta e
sparecchiato tutto – scrive il Corriere – Roberta si addormenta sul
divano mentre Silvia, ancora sobria, subisce la prima delle violenze che
racconta ai magistrati. Francesco – dice la sua denuncia – si infila nel suo
letto (con gli altri che guardano, commentano e ridono davanti alla porta) e la costringe a un rapporto sessuale che
comincia in camera da letto e finisce in bagno, dove lui la trascina. Lei
prova a resistere ma è inutile ogni tentativo di liberarsi, racconta. Silvia
spiega che Francesco ci aveva provato anche mentre preparava gli spaghetti in
cucina ma lei gli aveva dato un calcio facendolo cadere e lì per lì lui aveva
desistito. «Non è vero» ha raccontato lui nel suo ultimo interrogatorio. Nessun
approccio, nessun calcio, nessuna violenza. Semplicemente lei ci stava. «E dopo
il rapporto sessuale mi sono addormentato»”.
Costretta a bere vodka e
afferrata per i capelli
“La versione di Silvia è drammatica: dice
di aver provato a svegliare Roberta per andar via da quella casa ma che lei,
nel dormiveglia, non ha capito la situazione d’allarme. Di fatto – così Silvia
racconta ai carabinieri nella sua denuncia – fra le 8.30 e le 9 ricominciano le
violenze e stavolta, però, compare una bottiglia di vodka. Lei dice che l’hanno
afferrata per i capelli, costretta a berne mezza bottiglia e ad avere rapporti
di gruppo. E la Procura contesta ai ragazzi l’aggravante della «minorata
difesa» dovuta allo stato di alterazione psicofisica indotto dalla vodka.
Ma i ragazzi negano tutto“.
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