31 luglio 2022

Quando l'odio è un modo di fare politica.

A poco più di due mesi dalle elezioni del 25 Settembre, il Paese è lacerato, spaccato a metà, in un clima politico sempre più avvelenato. Oltre la divisione tra destra e sinistra. L'avversario diventa il Nemico da abbattere. Non è più polemica, è odio. Una campagna di caccia alle streghe per abbattere l’avversario di turno. L'obiettivo è quello di influenzare le elezioni.

Per una campagna elettorale senza odio chiediamo a tutti i politici di condurre una campagna elettorale rispettosa e senza incitamenti all'odio.

Stiamo assistendo con preoccupazione come la campagna è già stata contaminata dalla comparsa di messaggi di odio e fake news che hanno effetti dannosi sul dibattito pubblico, alimentando la polarizzazione e generando processi di stigma nei confronti dei candidati e/o delle loro idee .

Sebbene sia naturale che una campagna elettorale sia definita dal contrasto tra posizioni e proposte, quando quel contrasto inizia a essere guidato dall'incitamento all'odio il processo elettorale smette di seguire le regole di una sana democrazia . La diffusione consapevole e deliberata di notizie false o altre forme di discriminazione, sono solo alcuni dei meccanismi utilizzati da chi ricorre all'odio come strategia politica colpendo sempre chi difende determinati punti di vista o chi appartiene a partiti storicamente opposti . Chiediamo a tutti gli attori politici e sociali che partecipano al processo elettorale di fare una campagna elettorale senza discriminazioni o incitamenti all'odio.

30 luglio 2022

La politica del rancore...!!!

La politica del rancore è dolce come un veleno che fossilizza le vene, intorpidisce l’anima e non aiuta a rendere possibile un vero cambiamento.

La politica del rancore è dolce come un veleno che fossilizza le vene, intorpidisce l’anima e satura il fegato. La politica del rancore è sempre astratta, non parte, come la buona politica, da qualcosa di concreto, da qualcosa che si sta già costruendo. La buona politica non è figlia del risentimento, nasce da una certa gratitudine, da una certa sorpresa perché ci sono altri, altre persone che non sono come noi. Nasce dalla necessità di rispettarli, di affermarli, di costruire con loro. 

La buona politica parte dal presente, non dal sogno di tornare al passato, o da un futuro utopico (da qui nasce la violenza). Non incoraggia il cinismo e il volontarismo, non è malinconica. La buona politica non trasforma il sogno di una nazione “realmente sovrana” nella soluzione a tutti i mali. Perché sa che l’unico modo per preservare una certa sovranità, una certa libertà, di fronte all’impero del denaro, di fronte agli invasori, è essere più europei. 

La cattiva politica è come i cattivi amici: anestetizza, crea nemici per potersi giustificare e per evitare ogni responsabilità, per alimentare la pigrizia della ragione e l’ottusità dell’affetto.

Come consuetudine ormai, c’è sempre un partito che vuole incarnare lo Stato, cambia nome ma è sempre lo stesso. Fare alleanze con la cattiva politica e sostenerla è controproducente. È la formula migliore per raccogliere un fallimento, politicamente parlando. È tipico di chi ha l’ingenuità di pensare che dall’alto si cambia l’uomo, l’ingenuità di sostenere che certi partiti e certi governi aprano spazi di libertà. Gli spazi di libertà si aprono sempre dal basso. 

Sostenere i politici del rancore, sperando che quando arriveranno al governo lasceranno cadere qualche briciola dal tavolo a cui siedono, significa vendersi molto a buon mercato e non sapere come vanno le cose. Sostenere la politica del rancore è un cattivo affare se si vuol davvero cambiare qualcosa. Per favorire il cambiamento bisogna essere realisti. Molte parole magniloquenti, spesso vuote, e molta gesticolazione suscitano sospetti e non cambiano nulla. Sventolare valori come bandiere è confondere il vento con il mulino, è confondere il nome delle cose con le cose stesse. La vita è l’unica che si trasforma, l’unica che si apre la strada. 

Meglio essere discreti in modo che il cambiamento vada avanti senza molti ostacoli.

 


29 luglio 2022

Via libera all’insularità in Costituzione...

Ok definitivo alla proposta di legge per il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi.

L’aula della Camera – con 412 voti a favore, nessun contrario e un astenuto – ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge costituzionale per il riconoscimento in Costituzione delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall’Insularità. Un lungo applauso dell’Assemblea ha accolto l’esito del risultato con votazione praticamente unanime.

IN COSA CONSISTE IL PRINCIPIO DI INSULARITÀ

La proposta di legge, d’iniziativa popolare, modifica l’articolo 119 della Costituzione, quello che regola l’autonomia finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni. Il nuovo comma inserito all’articolo 119 recita: “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità“. Il testo è stato approvato in prima deliberazione dal Senato e dalla Camera e approvato, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti da entrambi i rami del Parlamento. Ora il sì è definitivo e la norma è legge.

SARDEGNA, INSULARITÀ IN COSTITUZIONE: L’ISOLA ESULTA

 “La Sardegna è oggi più forte e capace di far valere diritti troppo a lungo negati, per avere giuste compensazioni degli svantaggi che la condizione insulare comporta. Dopo il riconoscimento dell’Europarlamento che ha votato la risoluzione Omarjee per i diritti delle Isole, frutto del lavoro della Regione Sarda, e ora sul piano nazionale con l’inserimento dell’insularità in Costituzione, siamo ancora più determinati nell’intento di tenere alto il nostro impegno per restituire alla nostra isola, alla sua economia, ad ogni cittadino ciò che fino ad oggi è stato negato”. Così il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, dopo il via libera della Camera dei deputati – ultimo passaggio parlamentare previsto – al riconoscimento del principio di insularità nella Costituzione.

“RISULTATO STORICO CHE APRE UNA NUOVA PAGINA”

Il riconoscimento del principio di insularità nella Costituzione “è un risultato storico che apre una nuova pagina per la Sardegna – il commento di Michele Pais, presidente del Consiglio regionale sardo -. La battaglia però non è finita, dobbiamo fare in modo che una mera affermazione si traduca in atti concreti che servano effettivamente a sanare gli svantaggi economici e sociali dei territori insulari”. Soddisfatto anche Michele Cossa, presidente della commissione speciale per l’insularità del Consiglio regionale sardo: “Abbiamo cambiato il corso della storia, oggi il Parlamento ha espresso la volontà di riconoscere i diritti delle isole. Da questo momento in avanti la Sardegna e tutte le isole d’Italia hanno gli stessi diritti, riconosciuti dallo Stato, e la possibilità di avviare quel cambiamento necessario per superare gli handicap che fino a oggi ne hanno frenato lo sviluppo”. Ma, sottolinea Cossa, “ci aspetta ora un grande lavoro affinché il principio di insularità in Costituzione venga declinato al meglio e porti a un reale giovamento per la Sardegna. Ora toccherà a noi far valere nei confronti dello Stato e, a catena dell’Unione europea, le opportunità offerte dall’affermazione di questo principio”.

Per la Lega, il coordinatore regionale Dario Giagoni ribadisce: “Da anni la Sardegna chiede di superare le difficoltà e le diseconomie con cui deve fare i conti, da anni si chiede di avere le stesse prospettive di crescita e sviluppo di ogni altro territorio, intervenendo concretamente sui trasporti, le infrastrutture e l’energia. Un’attesa finalmente giunta al termine che, come componente della Commissione consiliare speciale per il riconoscimento dell’insularità, mi rende orgoglioso”.

Infine Paola Deiana, deputata di Insieme per il futuro: “La crisi di governo, lo scioglimento delle camere e le elezioni imminenti non hanno distolto l’attenzione del Parlamento dalle priorità e dai problemi urgenti. Con lo sguardo rivolto al futuro abbiamo approvato una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che consentirà a Sardegna e Sicilia di superare le difficoltà e gli svantaggi legate all’essere isole. È un voto storico, che ci unisce. Una battaglia che dopo lunghi anni vede finalmente la giusta conclusione”.

SICILIA, MUSUMECI: “L’INSULARITÀ DA OGGI È UN IMPEGNO PER TUTTI“

“Superare gli svantaggi derivanti dall’insularità diventano, da oggi, un impegno preciso per lo Stato, consacrato nella costituzione. È una vittoria per tutti gli isolani d’Italia”. Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, dopo il voto della Camera che ha così definito la lunga procedura per la modifica dell’articolo 119 della costituzione. “Continueremo a lavorare, in sinergia con Bruxelles e Roma, affinché vivere su un’isola non sia più una maledizione o un problema – sottolinea il governatore -, ma una straordinaria opportunità, in termini di dotazione infrastrutturale, servizi essenziali e qualità della vita. Voglio ringraziare il vicepresidente Gaetano Armao per avere sempre creduto a questo obiettivo e per averlo perseguito, per conto del governo regionale, con passione e tenacia”.

Fonte: www.dire.it

28 luglio 2022

In questa politica, il cantastorie è l’unica icona.

Prima di iniziare, avverto che oggi non sarò politicamente corretto con la "classe politica" e con la politica in generale. 

In politica si presume che il divario tra il dire e il fare sia lungo, a giudicare dall'opinione diffusa che i politici non mantengono le promesse . 

Tuttavia, quando non fanno quello che dicono, i politici ricorrono alle scuse. E nel contesto attuale non mancano: la dispersione del potere politico ed economico dovuta alla globalizzazione e alla guerra in Ucraina, all'integrazione economica e alla frammentazione parlamentare.
Siamo in campagna elettorale. I politici si scatenano . Si fanno prendere dal panico. Alcuni possono perdere il potere, altri lo accarezzano. Lo desiderano tutti. E cosa lo motiva? Ebbene, come diceva il grande Groucho Marx , "La politica è l'arte di cercare i problemi, trovarli, fare una diagnosi falsa e poi applicare i rimedi sbagliati " . Questo è ciò che fanno i politici.
In politica non tutto è molto credibile. Diagnostica su richiesta, sulla base di dati inventati, non verificati, che differiscono in base al colore politico del vetro attraverso il quale si guarda, e quindi si vuole fare scienza sulla base di dati non verificati.
Gli stessi dati, di qualunque cosa si tratti, sono interpretati in modo radicalmente diverso dai politici . Questa è una chiara dimostrazione di quanto la politica possa essere incoerente.
Inoltre, la politica è una grande creatrice di promesse . Ricordiamo tutti il ​​famoso "Posso promettere e prometto". Prometto che se governo, prometto che sarò implacabile contro..., prometto che alzerò o abbasserò tale tassa, prometto che le pensioni aumenteranno, prometto di portare avanti l’agenda Draghi, prometto... tutto ciò che mi viene in mente. E quando uno dei "promettenti" raggiunge il potere, vengono rimossi un'altra delle grandi frasi del grande Groucho Marx: “Questi sono i miei principi. Se non ti piace, ne ho altri".
Stiamo assistendo a un dibattito costante, tutti i partiti parlano di Salute, tra le altre cose. E lo fanno per promettere il possibile e l'impossibile . Più personale, più posti letto, più finanziamenti, più coperture, universalità, trattamenti illimitati, tutto ciò che serve. E recuperare ciò che era perduto, e se uno dice 10, l'altro dice 15, sarà da promettere! Chi non ha possibilità di governare non promette più niente, chi ci governa e ci ha schiacciato, promette di alzare i piedi, darci tutto, riconoscere che ce lo meritiamo, sì, dal 25 Settembre, prima di niente. E quelli che possono essere un vero governo alternativo, lo promettono con cautela, per timore che in seguito non ricordiamo loro quello che hanno detto. Insomma, tutta una grande bugia, una farsa che si ripete ogni 5 anni.
La politica è una pseudoscienza basata su grandi bugie. Quando si fanno i conti di base, tutto è più che dubbio. Se chiedi a un politico, e tutto ciò che promette con quali soldi verrà pagato? Come è possibile se dice anche che abbasserà le tasse? Queste e molte altre domande possono essere poste e risponderanno sempre allo stesso modo. Se risparmiamo da questo o quello, se eliminiamo le spese superflue, se lottiamo contro l'evasione fiscale, ecc. Ehi, lo dicono sempre ogni 5 anni, ma nessuno lo fa.  E mi chiedo, se sanno cosa si sta eludendo, è che hanno individuato e quantificato le frodi fiscali? Allora cosa ti impedisce di farlo? Ma no, penso piuttosto che quello che fanno sia finzione economica. E come questo esempio, possiamo metterne molti altri.
Bene, e per finire, chiedi a tutti i politici di smetterla di barare su questioni importanti come le Pensioni...  Smetti di fare promesse, smetti di barare e dire una cosa e fare il contrario. Non prenderci più in giro . Siediti e prendi sul serio qualcosa che è veramente serio . Ingenuo da parte mia, tra altri 5 anni diremo ancora la stessa cosa. Tempo al tempo. In questa politica, il cantastorie è l’unica icona.
E per la cronaca che mi piace la politica , la seguo e mi sento immerso nella politica quotidiana. Ma questo non significa che io creda a tutto. Fin dalla mia giovinezza ho vissuto pienamente gli alti e bassi della politica, dal passaggio al presente. La cosa triste è che dopo tutti questi anni, tutto è come prima. Promesse non mantenute. Ma continueremo a votare, scegliendo chi promette ciò che vogliamo sentire, scusando il “nostro” e mantenendo questo sistema basato su bugie, false promesse, inganni consensuali, e sempre con la speranza che questa volta sia l'ultima. Sembra che i nuovi giochi portino freschezza, ma non nel senso di aria fresca, piuttosto nel senso di qualcosa di più o meno lo stesso. Più vicino al "togliti così posso metterti" che ora tocca a noi . Devi essere cool!
 

Al Sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu.

Viviamo sotto il segno dell'avvertimento di Bertolt Brecht che questi sono tempi difficili in cui la verità più ovvia deve essere combattuta come se fosse una rivelazione inedita e stimolante. 

E questi tempi non sono migliori nell'edificio di via Roma. Lei non è un buon Sindaco, nonostante alcuni suoi fan e certi media correlati abbiano affermato che è "il migliore", e lei ci hai creduto (in realtà, in base ad un sondaggio, effettuato nel periodo compreso tra marzo e giugno 2022, realizzato dall’istituto Noto, risulta  infondo alla classifica dei sindaci migliori d’Italia. Lei è il peggiore).
Com'è facile arrivare a credere alle bugie, alle fake news, quando una tale lusinga, per nulla oggettiva, ne loda! Ma la realtà della sua gestione è tutta un'altra.
Il primo obbligo che giustifica e dà senso alla sua carica di Sindaco è quello di rappresentare tutti i cittadini.
Concordo pienamente sul fatto che i politici seri abbiano ragione a pretendere che le misure adottate in questi tempi difficili debbano essere gestite con senso di responsabilità e nel quadro del possibile.
Il primo obbligo che giustifica e dà senso alla sua carica di Sindaco consiste nel rappresentare il gruppo di cittadini che lo hanno votato e a tenere fede alle sue promesse elettorali.

Rivediamo le sue linee programmatiche (le sue promesse, i suoi impegni):
(https://drive.google.com/file/d/1UmFgAinlDIC-XC-ZvjejKjKBizDgxNGc/view?usp=sharing)

1)      La Città rigenerata: la grande sfida della rigenerazione e riqualificazione dell'identità urbana di Cagliari.
Ci impegniamo:
1.1)  a pianificare una nuova identità urbana.
1.2)  a una nuova vita per il centro storico e spazio alle periferie e alla Municipalità di Pirri.
1.3)  a recuperare il tempo perso e favorire la rigenerazione del patrimonio edilizio privato.
1.4)  a ripensare le politiche per la casa a favore delle giovani coppie e delle persone escluse dalle graduatorie di Edilizia Popolare.

2)      La città agile: la grande sfida per la mobilità a Cagliari + veloce, + comoda, + sicura.
Ci impegnamo:
2.1)  a rendere più veloci e sinergici gli spostamenti da, verso e dentro Cagliari, grazie al Trasporto Pubblico Locale.
2.2)  a creare nuovi spazi per parcheggiare le auto e favorire l'utilizzo del TPL.
2.3)  Le strade migliori: miglioriamo lo stato delle strade per favorire la sicurezza di chi si sposta con diversi mezzi di trasporto, la fluidità del traffico e la vivibilità dei cittadini.

3)      La Città in salute: la grande sfida della cura della salute dei cittadini di Cagliari.
Ci impegnamo:
3.1)  a ridurre  la mortalità da arresto cardiaco promuovendo la cultura della defibrillazione precoce.
3.2)  a una Cagliari a misura degli sportivi.

4)      La Città del Benessere Equo: la grande sfida del miglioramento della qualità della vita a Cagliari
Ci impegnamo:
4.1)  a ricostruire la rete dell'assistenza per erogare servizi sociali più efficienti e attenti alle esigenze dei singoli.
4.2)  a facilitare l’inclusione di soggetti svantaggiati, l’accessibilità motoria e sensoriale di tutti.
4.3)  a sostenere  le famiglie già esistenti e incentiviamo la nascita delle nuove.
4.4)  a ritrovare  la serenità di vivere Cagliari.
4.5)  equità sociale.
4.6)  al bene comune di Cagliari.

5)      La Città del Benessere Sostenibile: la grande sfida per Cagliari + pulita, + verde, + sostenibile.
Ci impegnamo:
5.1)  alla pulizia straordinaria, alla diversificazione della differenziata, ai percorsi di educazione ambientale.
5.2)  a restituire  decoro urbano alla nostra meravigliosa Città ferita.
5.3)  a creare  giardini aperti, corridoi verdi e la "foresta urbana".
5.4)  a creare spazi adeguati per i nostri amici animali e misure di contrasto al randagismo.
5.5)  a creare  spazio alle energie rinnovabili e alle soluzioni a basso impatto energetico.
6)      La Città dello sviluppo: la grande sfida per la creazione di opportunità e valorizzazione dei talenti di Cagliari.
Ci impegnamo:
6.1)  a crescere  quale impulso dello sviluppo attraverso una migliore capacità di ottenimento e impiego dei finanziamenti europei.
6.2)  a creare sviluppo con le idee e l’impegno dei cagliaritani.
6.3)  a diffendere il commercio.
6.4)  La Città Universitaria: sviluppiamo Cagliari insieme all’Università e agli universitari.
6.5)  La Città delle donne: dalla lotta alle disparità di genere alla valorizzazione del ruolo e del lavoro femminile ai fini dello sviluppo di Cagliari.
6.6)  La città dell’identità scolpita sulla pietra.

7)      La Città hub: la grande sfida per Cagliari cuore pulsante del Mediterraneo.
Ci impegnamo:
7.1)  Cagliari Citta Metropolitana: a servizio del territorio metropolitano.Cagliari Città del Mare:
7.2)  rilanciamo il porto come hub e la Città come cuore pulsante del Mediterraneo. Utilizzare il Porto in maniera limitata è una opportunità mancata.
7.3)  Cagliari, anima dell’arte e della cultura: riscopriamo e valorizziamo i nostri talenti artistici e culturali. La cultura è una opportunità di sviluppo economico, culturale e sociale. Il patrimonio artistico, paesaggistico e culturale garantisce a Cagliari il ruolo di città di rango europeo.
7.4)  Cagliari, un viaggio indimenticabile: ripensiamo il turismo come vocazione identitaria e volano economico.

8)      La città del futuro: la grande sfida per Cagliari + innovativa + semplice + digitale.
Ci impegnamo:
8.1) Tradizione e Innovazione: valorizziamo la nostra identità, con i piedi nella storia e lo sguardo verso il futuro.
8.2)  Cagliari semplice: semplifichiamo la vita dei cittadini e di tutti gli altri fruitori della città.
Smart City: il coraggio dell’innovazione tecnologica per portare Cagliari nel futuro.

9)      Il Comune della Public Value Governance: la grande sfida del miglioramento del governo del Comune insieme ai dipendenti.
Ci impegnamo:
9.1)  a migliorare l’efficienza, l’efficacia e l’economicità dei nostri servizi, modificando l’atteggiamento verso i cittadini.
9.2)   a misurare gli effetti dei servizi sul benessere dei cittadini.
9.3)   a migliorare la Città e il Comune insieme ai cittadini e ai dipendenti.

Lei ha l’obbligo morale di rispondere a queste priorità come Sindaco di Cagliari. Per raggiungere questi obiettivi, avere fantasia e idee convincenti è una necessità e un obbligo. Probabilmente lei (lo sta dimostrando) è una di quelle persone che molto tempo fa hanno lasciato idee, immaginazione e storie convincenti in qualche angolo e, da allora, sono state abituate a viaggiare nella gestione politica senza di loro. Anche se non ho dubbi che lei avrà mai ragione, signor Sindaco, perché anche gli orologi fermi danno l'ora esatta due volte al giorno.  Vale la pena ricordarle che il potere con cui governa la nostra città proviene dal popolo e a loro, a tutti loro, si deve 24 ore al giorno.
Ancora una volta, signor Sindaco, debbo ricordarle quanto è facile promettere e quanto è difficile mantenere ciò che si è promesso. Si segue il dettato l'esempio di tutto quanto scritto nel Programma elettorale/nelle linee programmatiche su descritte: un ventaglio di promesse non mantenute.
Il saggio diceva che i politici corrono tra due opzioni: ambizione e idee. Ignoro l'ambizione che la muove  a voler continuare a stare in carica -anche se lo immagino-, quello che so è la mancanza di idee che ha espresso. Con quale chiaroveggenza affermava Sofocle!: "Il futuro nessuno lo sa, ma il presente fa vergognare gli dèi". Imitando una frase così precisa, non so, signor Sindaco, quale sarà il futuro della nostra città, ma il presente, per come è riuscito, mette in imbarazzo quei cittadini che si sono battuti per rendere la nostra città più trasparente ed onesta economicamente, calma ed affidabile nella sicurezza, pulita, salubre, abitabile ed ecologica nell'ambiente, comoda e percorribile nella mobilità e sufficientemente curata nei servizi sociali.

Con i miei saluti -con il rammarico di averla votata- cordialmente. 

24 luglio 2022

Iniziata la campagna contro Giorgia Meloni

È un pericolo per la democrazia. I suoi programmi preoccupano. Come gestiremo il Pnrr?
La campagna contro Giorgia Meloni è già partita e alcuni la considerano un pericolo per la democrazia. Difficile capire il perché visto che, qualora diventasse la nuova presidente del Consiglio, sarebbe la prima dopo molti anni a esser passata tramite le elezioni prima di sedersi a capo di un Governo.
Chiaramente si può essere d’accordo o meno con i suoi programmi e una parte di Paese li considera inaccettabili, ma se questo vogliono gran parte degli italiani è giusto che così vadano le cose. In verità, in Italia pare esserci questa sensazione che le cose debbano andare in un determinato modo e, chiaramente, alcuni leader possono essere più adeguati di Meloni in questo senso. C’è come la sensazione che i voti di alcuni partiti valgano meno, perché si pensa che arrivino da gente meno istruita e colta. E difatti quello che è accaduto negli ultimi anni segna questa strada. Qualsiasi sia il partito a vincere le elezioni, succede che poi a governare ci devono andare necessariamente persone di un certo tipo, adatte al ruolo istituzionale.
La cosa che andrebbe detta chiaramente è che ciò che preoccupa di Meloni e Matteo Salvini e della loro squadra è rappresentato dalle loro idee. Se le elezioni dovessero andare in un certo modo, probabilmente la cannabis, ad esempio, non verrebbe legalizzata, mentre si inasprirebbe il conflitto ideologico tra famiglia tradizionale e mondo lgbt. Se lo schieramento di centrodestra dovesse vincere le elezioni, d’altronde, potrebbe risultare anche un vantaggio per i partiti di sinistra all’opposizione, con grande possibilità di portare avanti un populismo incessante su vari temi: reddito di cittadinanza, tematiche lgbt, cannabis, migranti, lavoro. Il mondo che l’Italia si ritrova a vivere, da ottobre in poi, è sicuramente molto complicato. E andare all’opposizione a prendere il malcontento del Paese, dimostrando che la destra non è adeguata a governare, può essere una grande opportunità. Certamente anche Giorgia Meloni avrebbe preferito prendere in mano il Paese nel 2018, o comunque in una situazione meno critica di quella odierna. Tra poche settimane potremmo trovarci di fronte a uno scenario totalmente diverso, in cui si ribalta tutto e i populisti diventano gli altri.

  

22 luglio 2022

IL SUICIDIO DEL GOVERNO DRAGHI

I giornali che “piacciono alla gente che piace” titolano tutti lo stesso pappone indigeribile: il Figlio di Dio è risorto e non è più a Palazzo Chigi per colpa di tre Giuda irresponsabili che rispondono al nome di Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi. Gli autori di questa carciofata comunicazionale mal riuscita sono troppo scaltri per non aver compreso che quello di Mario Draghi è stato un suicidio e per giunta assistito dai consigli interessati di Enrico Letta. Le motivazioni non sono ancora chiare: quella più ardita vorrebbe un Mario Draghi alla guida di un nuovo “campo largo” capace di competere con il centrodestra alle prossime elezioni. Altri retroscena ipotizzano nuovi prestigiosi incarichi internazionali sopraggiunti, mentre qualcuno insinua che sia imminente una staffetta tra Sergio Mattarella e lo stesso Mario Draghi. Io non ho la ben che minima idea di cosa si celi dietro un simile gesto ma di contro nutro pochi dubbi nel rinvenire la cosiddetta pistola fumante dalle parti di Palazzo Chigi: Mario Draghi ha cioè posto fine volutamente all’Esecutivo in carica.
Nei diciotto mesi di vita del Governo Draghi era capitato in altre occasioni (pensiamo alla Riforma del catasto ma non solo) che si creassero frizioni tra l’Esecutivo e pezzi di maggioranza, senza che ciò trascendesse nelle dimissioni del premier. Poi invece capita che a un certo punto, per portare avanti una battaglia identitaria, Giuseppe Conte dia mandato ai suoi di votare contro il “Decreto Aiuti” – ben sapendo che sarebbe passato comunque – generando una reazione inaspettata di Mario Draghi, con conseguenti dimissioni consegnate nelle mani del Capo dello Stato. Perché proprio adesso questa drammatizzazione dello scontro a opera di Palazzo Chigi? Se poi aggiungiamo che la battaglia identitaria l’aveva iniziata il Partito Democratico, creando fibrillazioni in Parlamento proprio in queste settimane, con la Legge Zan (bis) e con lo Ius scholae, allora avremo anche un ulteriore indizio sulla mano che ha appiccato dolosamente l’incendio elettoral-propagandistico in Parlamento.
Un ulteriore indizio sulla pretestuosità della crisi che stiamo vivendo è da rinvenirsi nel comportamento di Sergio Mattarella: quando Mario Draghi si è presentato dimissionario dal Capo dello Stato, le dimissioni sono state respinte con preghiera di parlamentarizzare la questione ovvero rendere “politico” il tentativo di composizione dello strappo. Mario Draghi avrebbe potuto sedersi attorno a un tavolo con i leader, nel tentativo di trovare la quadra. In alternativa, avrebbe potuto accettare la strada proposta dal centrodestra: una maggioranza senza i Cinque Stelle che non avrebbe comportato disequilibri politici, visto che l’anima grillina era comunque rappresentata dalla componente facente capo a Luigi Di Maio. Come ulteriore opzione, avrebbe potuto compiere un gesto distensivo nei confronti di Giuseppe Conte, dandogli la possibilità di uscirne con decoro. Nulla di tutto ciò: Mario Draghi ha preteso da subito che la maggioranza rimanesse invariata, ha convocato solo Enrico Letta a Palazzo Chigi (il centrodestra è stato ricevuto solo dopo vibranti proteste) e, non contento, ha continuato a gettare benzina sulla polemica con la componente Pentastar. Insomma, ha creato ad arte un problema senza soluzione: se rientra Giuseppe Conte escono Forza Italia e la Lega. E se qualcuno prova a proporre una maggioranza altrettanto larga ma diversa dalla precedente, salta comunque tutto per indisponibilità del premier. Per essere sicuro di sfasciare senza lasciare nulla in piedi, dopo la mancata “politicizzazione della crisi”, Mario Draghi ha pensato bene di presentarsi in Senato pronunciando un discorso sferzante e divisivo proprio nei confronti del centrodestra e dei Cinque Stelle, costringendo di fatto queste due componenti allo strappo.
Da ultimo, animato da un chiaro istinto suicida, Mario Draghi ha chiesto che fosse posta la fiducia sulla mozione presentata da Pier Ferdinando Casini, facendo decadere quella presentata da Roberto Calderoli e chiudendo ogni margine di trattativa con il centrodestra. Una mirabile sintesi di quanto accaduto in Parlamento è stata fornita dal Fatto Quotidiano: Draghi prende a calci M5S e Lega che non lo votano (e cosa avrebbero potuto fare, porgere l’altra guancia?). Detto questo, vogliamo forse pensare che Mario Draghi sia uno sprovveduto capace di inanellare una serie infinita di errori tattici o vogliamo forse ipotizzare che il presidente del Consiglio abbia indossato scientemente una casacca smaccatamente di parte, inducendo la sua maggioranza all’implosione? A Palazzo Madama il centrodestra e i Cinque Stelle hanno lanciato l’ultima evidente ciambella di salvataggio al Governo Draghi, uscendo dall’aula o non votando. Ciò per far passare una fiducia “tecnica” più che sostanziale (una non sfiducia) nella speranza di poter compiere un supplemento di trattativa. Mario Draghi non ha raccolto l’invito e si è recato al Quirinale per reiterare le dimissioni.
Adesso la strada maestra è rappresentata dalle elezioni. Ma che non si dica che Mario Draghi sia caduto a causa della politica. Mario Draghi è caduto perché ha tagliato qualsiasi canale di trattativa con una parte della propria maggioranza. Con Enrico Letta, invece, i canali sono rimasti sempre aperti. Le fuoriuscite da Forza Italia (Mariastella Gelmini, Renato Brunetta, Andrea Cangini) lasciano ipotizzare che il nuovo “campo largo” voluto da Enrico Letta adesso vada da Luigi Di Maio, fino ad un fantomatico solito nuovo soggetto di centro dentro cui confluiranno Matteo Renzi, Carlo Calenda e i transfughi di Forza Italia. Il nuovo leader ombra del centrosinistra finalmente ha un nome e cognome: si chiama Mario Draghi. Altro che attentato parlamentare al Governo di salvezza nazionale. Questa è una lucida operazione, per rendere competitivo un centrosinistra dato per spacciato alle elezioni e dotarlo di un nuovo leader (o forse padre nobile) attribuendo ad altri la responsabilità della crisi di Governo. La prossima competizione elettorale lampo (il 25 settembre) sarà nel nome di Mario Draghi e vedrà contrapposta la coalizione dei suoi fedelissimi al centrodestra (mentre i Cinque Stelle, verosimilmente, spariranno dai radar). Resta da capire in quale forma l’ex banchiere centrale vorrà lasciarsi coinvolgere nella lotta.