È un pericolo per la democrazia. I suoi programmi preoccupano.
Come gestiremo il Pnrr?
La campagna contro Giorgia Meloni è già partita e alcuni la
considerano un pericolo per la democrazia. Difficile capire il perché
visto che, qualora diventasse la nuova presidente del Consiglio, sarebbe la
prima dopo molti anni a esser passata tramite le elezioni prima di
sedersi a capo di un Governo.
Chiaramente si può essere d’accordo o meno con i suoi programmi e una
parte di Paese li considera inaccettabili, ma se questo vogliono gran parte
degli italiani è giusto che così vadano le cose. In verità, in Italia pare
esserci questa sensazione che le cose debbano andare in un determinato modo e,
chiaramente, alcuni leader possono essere più adeguati di Meloni in questo
senso. C’è come la sensazione che i voti di alcuni partiti valgano
meno, perché si pensa che arrivino da gente meno istruita e colta. E difatti
quello che è accaduto negli ultimi anni segna questa strada. Qualsiasi sia il
partito a vincere le elezioni, succede che poi a governare ci devono
andare necessariamente persone di un certo tipo, adatte al ruolo istituzionale.
La cosa che andrebbe detta chiaramente è che ciò che preoccupa di
Meloni e Matteo Salvini e della loro squadra è rappresentato dalle
loro idee. Se le elezioni dovessero andare in un certo modo, probabilmente
la cannabis, ad esempio, non verrebbe legalizzata, mentre si inasprirebbe
il conflitto ideologico tra famiglia tradizionale e mondo lgbt.
Se lo schieramento di centrodestra dovesse vincere le elezioni,
d’altronde, potrebbe risultare anche un vantaggio per i partiti di sinistra all’opposizione,
con grande possibilità di portare avanti un populismo incessante su
vari temi: reddito di cittadinanza, tematiche lgbt, cannabis, migranti, lavoro.
Il mondo che l’Italia si ritrova a vivere, da ottobre in poi, è sicuramente
molto complicato. E andare all’opposizione a prendere il malcontento del Paese,
dimostrando che la destra non è adeguata a governare, può essere una grande
opportunità. Certamente anche Giorgia Meloni avrebbe preferito prendere in mano
il Paese nel 2018, o comunque in una situazione meno critica di quella
odierna. Tra poche settimane potremmo trovarci di fronte a uno scenario
totalmente diverso, in cui si ribalta tutto e i populisti diventano
gli altri.
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