L’anidride carbonica, o
CO2, o diossido di carbonio, è un ossido acido fondamentale per la vita di
animali e di piante. È una sostanza chiave per la fotosintesi clorofilliana,
viene prodotta dal nostro respiro, e sì, anche dai processi di combustione. E
sta proprio qui il problema: per via dei continui processi di combustione che
gli umani hanno avviato in epoca industriale, dai macchinari nelle fabbriche
fino alle automobili, la quantità di anidride carbonica presente nell’aria è
schizzata alle stelle. Fin qui niente di particolarmente malvagio, non fosse che
l’anidride carbonica è tra i principali responsabili dell’effetto serra,
il quale come è noto sta portando a un rapido e pericolosissimo cambiamento
climatico. I gas serra, nel loro insieme, impediscono infatti al nostro pianeta
di disperdere una parte delle radiazioni infrarosse, le quali restando
nell’atmosfera finiscono per incrementare le temperature, per sciogliere i
ghiacciai, per innalzare il livello dei mari e per portare a eventi
meteorologici estremi. É chiaro: dobbiamo immettere meno anidride carbonica
nell’atmosfera, lasciando sottoterra i combustibili fossili e usando delle
fonti energetiche pulite. Ma produrre meno gas serra, a questo punto, non
è sufficiente. È necessario anche eliminare parte dell’anidride
carbonica presente. Per questo motivo, negli ultimi anni, sono stati messi a
punto degli impianti per sottrarre CO2 dall’aria. Il più grande a
livello globale è stato acceso a inizio settembre in Islanda, non lontano
da Reykjavik.
Il più grande impianto del mondo per sottrarre CO2
dall’aria
Nel mondo esistono già
decine di macchine progettate per risucchiare l’anidride carbonica in
eccesso. Ma bisogna fare molto, molto di più. Per questo in Islanda è stato
costruito un impianto per sottrarre CO2 dall’aria che sovrasta tutti gli altri
per grandezza ed efficacia. Lo stabilimento in questione si chiama Orca,
una parola che, come dicono sulle pagine del Guardian, ha un suono del
tutto simile alla parola islandese “Orka”, che significa energia. Questo
impianto si trova all’interno del parco geotermale di Hellisheidi, e non è
un caso: per funzionare, infatti, sfrutta l’energia prodotta a chilometri zero
dalla centrale geotermica del parco. La costruzione dello stabilimento è stata
piuttosto veloce, essendo iniziata a dicembre 2020, sull’onda di un progetto
precedente realizzato nel 2017, sempre in Islanda. Il risultato è un
impianto “mangia anidride carbonica” che riesce ad assorbire 4mila
tonnellate di anidride carbonica all’anno. Si tratta di una quantità enorme,
che però – va sottolineato – può fare unicamente una differenza minima per
ridurre efficacemente la quantità di anidride carbonica presente
nell’atmosfera. Si parla, quindi, di un primo passo, al quale però devono farne
seguito molti altri.
Come viene usata l’anidride carbonica risucchiata?
L’anidride carbonica
viene risucchiata attraverso delle ventole che aspirano l’aria, la convogliano
verso degli speciali filtri – dei microscopici granuli ai quali l’anidride
carbonica si lega per reazione chimica. Il filtro viene poi portato ad alte temperature,
per unire la CO2 all’acqua, e per poi pomparla sottoterra, dove torna a
temperature fredde. L’anidride carbonica può restare lì, o può essere “venduta”
a produttori di idrogeno, per trasformarla
in carburante sostenibile. O ancora, può essere venduta alle aziende
che producono bevande gassate.
I costi per la costruzione di impianti per eliminare
l’anidride carbonica.
Il nuovo impianto
islandese è stato costruito dall’azienda svizzera Climeworks, che aveva
avviato un progetto anche in Puglia, nel 2018. Come ha spiegato il co-direttore
Christoph Gerald, l’impianto islandese è un importante punto di
partenza per un mercato che ad oggi non esiste ancora, ma che ci sarà a
breve. O meglio, che dovrà esserci a breve, per fare fronte all’emergenza
climatica in corso.
28 ottobre 2021
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