25 novembre 2021

Vergogna, vergogna, vergogna! Nel silenzio più assoluto il consiglio regionale sardo da l’Assalto al forziere dei vitalizi.

Ci risiamo, i Consiglieri regionali sardi, da noi eletti, ci stanno vampirizzando un poco alla volta. Si stanno nutrendo del nostro sangue. Parlo naturalmente dei vitalizzi, la vergogna dei soldi a vita.  

L’emendamento della vergogna è approvato: con la legge Omnibus votata mercoledì dalla massima assemblea sarda, sono reintrodotti i vitalizi dei consiglieri regionali. Le pensioni che erano state abolite nel 2014 in pompa magna. Ci ha pensato Stefano Tunis, fondatore di Sardegna 20venti, a confezionare l’emendamento del colpaccio. A questo punto il più grande tra i ‘regalini’ fatti dal centrodestra attraverso la legge Omnibus.

Pensate sia finita qui? Ma no, perché il capolavoro fosse completo, mancava l’ultimo regalino, l’adeguamento delle loro pensioni all’indice ISTAT. Tradotto: più aumentano i prezzi più aumentano i loro stipendi e pure questo manco a dirlo è retroattivo.

Proprio così, dietro quel provvedimento c’era di tutto, come il ritorno della pensione per i consiglieri regionali.

Forse lor signori (così ci rivolgiamo all’intera classe politica e dirigenziale della Regione Sardegna, di maggioranza e opposizione, nessuno escluso) pensano che, per ciò solo, persone come noi non abbiano il diritto di essere arrabbiate per quanto è successo, di lamentarsi o, prima ancora, il coraggio di mostrarsi, preferendo stare, comodamente, a curare il proprio “orticello”.

Vi sbagliate. Non siamo solo arrabbiati. Siamo delusi e amareggiati. E proviamo un profondo e sincero disprezzo per ciò che avete fatto nel silenzio più assoluto, per paura della gogna mediatica, con un fulmineo blitz ad alzata di mano, vi siete auto votati  il ripristino delle pensioni d’oro abolite nel 2014.

Dovevate approvare una legge contro gli incendi, invece con un emendamento all’ultimo minuto, avete  reintrodotte i vitalizzi. Si avete deciso voi. Dovevate fare tutt’altro, con i 300 milioni che avevate a disposizione e in parte gli avete destinati a voi e per quelli della legislatura precedente.

Noi lo stiamo dicendo, con queste righe. Molti altri lo pensano, anche se non lo dicono. Per mancanza di coraggio, di strumenti, o perché, come servi, sono ormai incapaci di reagire ai vostri soprusi.

Non sapete cosa siano la vergogna e la dignità.

Se aveste dignità e riusciste a provare vergogna, vi togliereste di torno oggi e per sempre, grati che il popolo sardo, vi lascerebbe fuggire senza neppure prendervi a bastonate. Siamo stufi e nauseati di sentire di favori concessi a Tizio, soldi dati da Caio, promesse fatte da Mevio e cosi via. E non c’è alcuna distinzione di colore. È una sorta di arcobaleno politico, in cui ciascuno contribuisce a generare disgusto.

Avete urlato in campagna elettorale i vostri soliti, squallidi slogan elettorali. Ma una volta insediati non avete fatto niente, avete solo pensato al vostro tornaconto.

Ma non ve ne rendete nemmeno più conto. Perché non sapete neppure cosa sia la vergogna.

Da quando vi siete insediati nel consiglio regionale avete fatto a gara chi appariva più virtuoso. Cos’è rimasto? Molte chiacchiere e altrettante promesse.

Ma voi non conoscete vergogna e continuate a camminare con sguardo alto e fiero. Perché siete forti. Ostinati. Potenti. Noi siamo pochi, deboli e inermi. Abbiamo solo la nostra rabbia, il nostro disgusto.

Vorremmo però che in tanti leggessero queste misere parole e che tutti quelli che, come noi, sono delusi e arrabbiati, scrivessero di proprio pugno altrettante parole, più nobili o più eleganti delle nostre, con cui inondare I’intera Regione. Per indurvi, signori senza dignità e senza vergogna, ad andarvene. Spinti solo dalla forza delle parole. Dalla forza del disprezzo che saremo capaci di farvi sentire. Niente altro. Nessuna violenza. Nessun insulto. Solo il disprezzo più forte e sincero. Per lasciare a noi una speranza.

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