Un recente studio ha certificato che, oltre l'emigrazione verso l'estero, sta diventando inarrestabile lo spostamento dei Sardi dai paesi dell'interno verso i centri costieri.
"Il calo demografico dei comuni dell'interno è arrivato, nel 2020, a più di 137 mila persone (-21%),mentre la crescita della popolazione della fascia costiera cresce di 303 mila persone (+40%)."
Se ne sono accorti !! Che altro c'era da aspettarsi,
visto che è ormai da 10 anni che stiamo assistendo al progressivo e pervicace smantellamento dell'assistenza sanitaria territoriale;
visto che, mancando anche solo due unità al numero di scolari previsto nelle disposizioni, si è consentito che tanti paesi restassero senza scuola d'infanzia o primaria;
visto che sono stati chiusi numerosissimi uffici finanziari e statali
periferici, per non parlare delle farmacie;
visto che i collegamenti aerei e marittimi con il continente sono da terzo
mondo;
visto che i trasporti pubblici su gomma o ferroviari sono obsoleti e inadeguati, come ben sanno i tantissimi pendolari;
si ottiene, come risultato, una epocale transumanza umana.
Oltre l'abbandono del territorio, altra conseguenza di questo tsunami sull'assistenza e sui servizi primari è stata la contrazione delle nascite, con la Sardegna che si piazza al poco invidiabile primo posto in Italia, in questa speciale graduatoria.
Così, mentre da anni si continua a discutere di province, di staff, di
direttori, di rimpasti e poltrone varie,
mentre si litiga per ogni Finanziaria regionale, mentre ci si gonfia il petto
al solo pronunciare Insularità e Unesco, in Sardegna si spopolano monti e
campagne, diventando preda ambita per le multinazionali dell'eolico e del
fotovoltaico e magari per il deposito nazionale di scorie nucleari.
Chissà se il ministro Cingolani, quando è venuto in Sardegna con tutti i big dell'industria dell'energia, Enel, Terna, Snam e Italgas, ha prospettato ai nostri amministratori qualcuna o tutte queste possibili prospettive di devastazione della nostra Isola.
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