16 febbraio 2022

Sono soltanto dei bluff!

A sentire tanti politici isolani riuniti in Comitati e Assemblee varie, fra poco tempo, tutti noi Sardi assisteremo ad una rivoluzione che cambierà in meglio la nostra vita, i nostri diritti e quelli della nostra Isola.

Capisaldi di questa rivoluzione saranno l'inserimento del principio di Insularità nella Costituzione Italiana, e il riconoscimento da parte dell'UNESCO del Parco Archeologico Regionale.
Ma cercando di comprendere meglio questi argomenti sorgono non pochi dubbi sui risultati che dovrebbero far realizzare.
Per ciò che riguarda il riconoscimento dell'Unesco, si tratta di un beneficio immateriale esprimibile in una maggior visibilità del territorio interessato e di un rafforzamento della sua identità.
In soldoni, l'Unesco conferirebbe una sorta di "etichetta di qualità" al nostro patrimonio archeologico. Ma per il resto, il Parco Archeologico della Sardegna lo devono realizzare i Sardi.
Se il Governo Regionale non programma, non progetta, non reperisce e rende disponibili le risorse finanziarie necessarie al recupero dei siti, il Parco Archeologico resterà una delle tante illusioni. O meglio, sarà costituito da quel poco, non più del 15 per cento del totale, che alcuni studiosi sono riusciti a disseppellire e a valorizzare, come ha fatto Giovanni Lilliu a Barumini.
Il restante, costituito da 6.500 siti in ogni angolo della Sardegna, continuerà a restare sepolto o sommerso da erbacce e rifiuti, alla mercé di vandali e tombaroli, ben lontano dal diventare fonte di sviluppo culturale e turistico e opportunità di lavoro, praticamente in ogni parte dell'Isola.
Il principio di Insularità, poi, lascia ancora più scettici se pensiamo alla specificità della Sardegna come Regione a Statuto Speciale. Purtroppo, come è ben noto, non si è stati in grado di far valere queste prerogative, a differenza di come hanno saputo fare altri Enti Autonomi.
Come dire che è inutile essere titolari di un diritto, se non si è capaci di difenderlo e farlo valere.

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