Riflessione di fine estate.

Penso che l’estate rappresenti a qualsiasi età l’esplosione dei sensi. Ogni stagione porta con sé un humus che si traduce in un sentire particolare che appartiene solo a quella specifica fase dell’anno.
E’ vero che il caldo, ormai reso eccessivo dalle turbe climatiche, spesso appanna la volontà del movimento ed induce alla pausa in zone refrigerate, ma sono proprio questi spazi di tempo liberi dai pensieri di una quotidianità opprimente, che consentono di indugiare fra le problematiche non risolte, prendendo consapevolezza dei rimedi e delle soluzioni alternative.
Il sole, elemento cardine di ogni estate, se amato e gestito nella giusta misura, accarezza la pelle e le sinuosità del corpo, ricordando che altro non siamo se non seme, e non solo all’inizio, ma ogni giorno, seme di ogni possibile nuova consapevolezza e cambiamento a qualsiasi età.
Per me, sardo per radici, l’essenza dell’estate è rappresentato dal mare.
Descrivere cos’è il mare per me, è opera ardua, più che difficile, rappresenta infatti l’essenza della mia nascita, del vivere e del divenire.
Per tutti noi, qui, abitanti e visitatori, è l’essenza dell’estate: l’odore del mare, il suo movimento ora estremo ora appena percettibile nello sciaquio debordante del bagnasciuga, la ricchezza che è chiusa in lui, il senso che comunica con il linguaggio degli animali che vi trovano dimora quando abbiamo il coraggio di non distruggerli e di osservarli nella loro interezza e bellezza.
Il movimento del mare può aiutare a ritrovare la giusta andatura psichica, laddove la psiche appare lenta o dormiente in risposta ad eventi e percorsi di vita che ne hanno segnato il cammino, il movimento forte delle onde la trascina in una danza ricca di spuma e di vitalità; se la psiche è fin troppo attiva, si calma e si acquieta assorbendo e distribuendo le energie in eccesso come le miti onde che lambiscono il bagnasciuga.

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