13 novembre 2023

Beppe Grillo da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa: "Ho peggiorato l'Italia"

Nel suo intervento a "Che Tempo Che Fa” il comico e garante del Movimento 5 Stelle ripercorre le fasi politiche della creatura che fondò con Casaleggio. E recita parole di addio.

"Sono il peggiore? Sì, sono il peggiore, ho peggiorato questo Paese". È forse questa la frase più significativa del semi - monologo di Beppe Grillo, tornato ospite di un programma televisivo a quasi dieci anni di distanza dall'ultima apparizione. Il comico, intervistato da Fabio Fazio a "Che Tempo Che Fa" (che ieri ha battuto un nuovo record, portando su "Nove" 2,5 milioni di telespettatori), ha tirato le somme del suo percorso politico a modo suo, usando quella teatralità che è stata la sua fortuna ma anche il suo grande limite.

Quello che è andato in scena negli studi di Warner Bros. Discovery non è stato un semplice mea culpa e sarebbe fallace immaginare una sorta di stop and go. Beppe Grillo ha detto addio alla politica e lo ha fatto misurando le parole; parole solo apparentemente figlie di uno sfogo istintivo ma in realtà ponderate nella forma e nella sostanza: "Dall'ultima intervista rilasciata a Vespa nel 2014 - ha spiegato - abbiamo perso le elezioni, tutti quelli che avevo mandato a fare in c... sono al governo. Ho fondato il Movimento ma mi ero iscritto al Pd, ad Arzachena. Adesso sono anziano e confuso. Non posso condurre e portare a buon fine un movimento politico, non sono in grado. Prima c'era Casaleggio che era un manager. Ecco perché mi sono un po' ritirato".

Sia chiaro, il comico genovese, pur essendo ancora il "garante" del partito guidato da Giuseppe Conte, si era già fatto da parte da tempo: dal 2017 il suo blog non è più il canale ufficiale del Movimento 5 Stelle e i suoi interventi, negli anni, si sono sempre più diradati. Mancava il gesto definitivo, la parola "fine" dopo i titoli di coda. L'anziano comico-leader si è tolto definitivamente il peso e probabilmente lo ha tolto anche alla politica italiana, da lui pesantemente condizionata.

Lo stesso riferimento allo scomparso Gianroberto Casaleggio svela definitivamente quale fosse la catena di comando in quel Movimento 1.0, quello che disse no a un governo guidato da Pierluigi Bersani, per intenderci. "Era un'altra fase della nostra storia - ha detto recentamente l'ex Presidente della Camera, Roberto Fico, in un'intervista - la nostra linea era quella di non allearci con nessuno". Da allora sono passati dieci anni, ma sembra un secolo. La creatura politica fondata da Grillo e Casaleggio ha dato vita a due governi e ha appoggiato il "governissimo" a guida Mario Draghi; si è alleata con quasi tutti i partiti dell'emiciclo e il suo habitat naturale è quel Parlamento che doveva essere aperto "come una scatoletta di tonno".

I due leader che si sono alternati e hanno scandito tempi e modi della metamorfosi del Movimento 5 Stelle sono stati Luigi Di Maio, passato in brevissimo tempo da astro nascente a stella cadente della politica italiana e Giuseppe Conte, uomo - establishment che lo ha definitivamente "istituzionalizzato". Anche su di loro, le parole del comico non sono state casuali: "Giggino la cartelletta - ha detto riferendosi a Di Maio - era il politico più preparato, ma non pensavamo si facesse prendere dal potere di organizzare le persone. Poi ci ha pugnalato". Ancor più tranchant, se vogliamo, il giudizio sull'attuale leader: "Arrivava dall'università, era un avvocato. Dovevamo scegliere qualcuno della società civile, lo conobbi e dissi: 'E' un bell'uomo, laureato, parla inglese'. Poi quando parlava si capiva poco, quindi era perfetto per la politica". La "versione in prosa" delle parole del comico è abbastanza semplice: nel Movimento 1.0 un capo politico come Giuseppe Conte sarebbe stato impensabile, così come sarebbe impensabile oggi un Movimento 3.0 con Beppe Grillo a fare da frontman. 

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