29 settembre 2021

Bond in "No Time to Die"(Non c'è tempo per morire): ciò che resta sono i suoi occhi azzurri

Il nuovo film di Bond "No Time to Die" vuole essere un'eredità, un necrologio, un omaggio e un thriller. Funziona.

Il primo sguardo in faccia a Daniel Craig in "No Time to Die" mostra un uomo invecchiato, consumato e anche disegnato. Da lui sporgono gli occhi celesti, ma lo sguardo si è stancato; Craig, visto per la quinta e ultima volta nel ruolo di James Bond, è invecchiato con il suo personaggio come nessun altro attore prima. Ma dietro questo non c'è solo l'invecchiamento naturale - Craig ha assunto il ruolo di agente nel 2006 a 37 anni e ora ha poco meno di 52 anni - ma anche un concetto dei creatori di Bond che prevede film in un modo o nell'altro come nessun altro attore di Bond ha mai fatto per essere connesso e per disegnare lo sviluppo della figura. "Casino Royale" è stato l'inizio spettacolare del 2006, "A Quantum of Consolation" un sequel debole che voleva essere inteso come un sequel. "

Sembra tutto molto criptico, ma il distributore cinematografico Universal ha chiesto urgentemente alla stampa, prima dell'inizio del film di venerdì, che è stato rimandato più volte dal 2019 a causa della pandemia, di rivelare il meno possibile dei numerosi colpi di scena e svolte e sorprese che il regista Cary Fukunaga ha qui nella sua epica di quasi tre ore.

È vero, "No Time to Die" è effettivamente diventato un film epico, brutale, ma anche uno in cui Bond ottiene qualcosa di veramente vicino per la prima volta quando le trame si stringono intorno al suo collo come se fossero fili. Craig's Legacy è un thriller all'avanguardia con grandi effetti e acrobazie audaci; Ma è anche un omaggio al vecchio Bond, a Connery, al modo in cui si è girato sull'Aston Martin, anche a George Lazenby, che è stato il primo matrimonio di Bond fino ad ora; "No Time to Die" trova modi per citare la storia di Bond in molti modi, a volte si scava un po' troppo in profondità nella scatola kitsch per questo, ma questo è perdonato. Non si tratta di nessun agente, dopotutto.

Certo, si può parlare della trama: James Bond è stato in pensione come spia per cinque anni, ma poi accadono cose così incredibili che deve tornare al servizio dell'MI6: in primo luogo, il suo vecchio amico Felix Leiter (Jeffrey Wright) ha bisogno lui per salvare lo scienziato russo Valdo Obruchev (David Dencik). Ha sviluppato qualcosa di sensazionale per conto di M (Ralph Fiennes): un'arma a DNA che è mortale su singole persone se contiene il loro filamento di DNA. Chi abusa di quest'arma può anche sterminare interi popoli e gruppi etnici con i microbot, il che li rende lo strumento ideale per la distruzione del mondo per il vendicativo Safin (Rami Malek); Safin, ovviamente, ha un vecchio conto aperto, con Blofeld (Christoph Waltz), che è custodito in prigione come Hanibal Lecter.

Blofeld e il potere dell'arma di distruzione del DNA

Una volta era responsabile dell'omicidio della famiglia di Safin. È qui che entra in gioco Madleine Swann (Léa Seydoux), il grande amore di Bond, e il fatto che quasi l'intero team di gestione del sindacato criminale Spectre dovrà presto morire è anche legato all'arma miracolosa del DNA.

Quasi inquietante, poiché questa sceneggiatura scritta da Neal Purvis, Robert Wade e Phoebe Waller-Bridge, che è stata scritta prima della pandemia, può ora essere letta come una retrospettiva: perché il veleno del DNA si diffonde da persona a persona attraverso il semplice tocco. Di nuovo, a nessuno è permesso stringere la mano con il veleno sulla pelle; è come un virus destinato a seminare il caos in tutto il mondo. Se Bond non può impedirlo, dopotutto.

Lo 007 in pensione è supportato dal suo successore nel doppio zero, Nomi (Lashana Lynch), e l'agente della CIA Paloma (Ana de Armas) appare come una stupida bond girl dall'aspetto ingenuo, che, tuttavia, ha più sulla sua scatola di lei ama guardare e prendere a pugni il suo avversario sui tacchi alti in modo acrobatico come se indossasse scarpe da ginnastica. Sono solo i vecchi cliché che trasformano Bond in Bond; Né l'ex capo femminile di Bond (come un dipinto nella M-Ahnengalerie: Judi Dench) ha cambiato nulla, né il fatto che si voglia mostrare la diversità con più diversità nel cast dei ruoli secondari - dall'appuntamento di Q con un uomo al "Donne di colore" che vengono usate con costanza. Bond rimane per lunghi tratti di questo veterano di una fantasia maschile ovviamente stagnante del hard rock, che nessuno può conquistare. E: Bond è autorizzato a bere di più in questo film che mai - sembra che gli si stia versando in gola vodka martini (mescolata) o scotch (puro) ogni tre minuti.

Nel mezzo, "No Time to Die" sembra sempre essere caduto fuori dal tempo. La vecchia Aston Martin degli anni '60 è autorizzata a disimballare le sue mitragliatrici rotanti dietro i fari e anche a spruzzare la famosa cortina fumogena. Ha un fascino retrò, ma si prende ancora molto sul serio. Come se la serie di film stesse tornando costantemente indietro alla sua origine in "Dr. No", una sequenza chiave può presto essere vista nella abbagliante e colorata Cuba, con vecchie macchine, danza e terrore.

Finalmente scopri il nucleo morbido di James Bond: detti come "Finché ci guardiamo alle spalle, il passato non è morto" dovrebbero offrire a 007 l'opportunità di mostrare sentimenti. Guarda e guarda: il comandante Bond è effettivamente in grado di farlo, specialmente quando gli viene rivelato un segreto ben custodito di cinque anni che dà a Bond l'ultima forza per portare a termine la sua missione. Bond, il romantico, l'amante che si mette in ginocchio. Devi vederlo.

"No Time to Die" ha bisogno della potenza del grande schermo

In ogni caso, l'azione si agita intorno ad esso. Il film è divertente, offre divertimento, alta tensione ed esprit, l'ensemble è felice di suonare e le location sono mozzafiato. Comprendiamo perfettamente che i creatori di Bond non hanno fatto affidamento su un'uscita home theater, come nel caso di molti altri film a causa della pandemia. "No Time to Die" ha bisogno del grande schermo per lanciare i valori dello spettacolo e il suo sorprendente finale con un botto gigantesco ai fan di Bond. Alla fine, niente sarà come previsto. E poi arrivano i crediti. Ne vale anche la pena.

Semi della Pace di Sciola nella collezione del Quirinale

 

Da oggi esposti sul prato dei Giardini del Quirinale a Roma

 Ci sono anche i "Semi della Pace" di Pinuccio Sciola, esposti sul prato dei Giardini del Quirinale a Roma, tra le 101 opere d'arte contemporanea e i 102 oggetti di design che dal 2019, attraverso le tre edizioni di "Quirinale Contemporaneo", sono andati ad arricchire lo straordinario patrimonio culturale della dotazione presidenziale presso il Palazzo del Quirinale, la Tenuta di Castelporziano e Villa Rosebery.
"Le opere di Pinuccio Sciola al Quirinale dialogano con le opere di Vedova, Fontana, Pistoletto e con i designer più noti al mondo.

L'acquisizione dei Semi della Pace alla collezione del Quirinale - dicono i figli del compianto artista di San Sperate - rappresenta un altro passo importante nella valorizzazione dell'artista sardo e un ulteriore riconoscimento del suo enorme valore".

La collezione è stata presentata a Roma alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella. "Desidero ringraziare molto, per la sensibilità e la generosa disponibilità, gli artisti viventi, le Fondazioni e gli eredi che conservano il ricordo di artisti che non sono più in vita e le aziende produttrici di oggetti di design - ha detto Mattarella -. Così come ringrazio molto coloro che, all'interno del Quirinale, hanno contribuito a progettare, ideare e realizzare questa iniziativa".

Le sedi istituzionali della Presidenza della Repubblica vedono oggi l'originario assetto decorativo risalente all'epoca pontificia e poi sabauda, felicemente accostato alle espressioni artistiche dell'epoca repubblicana, rappresentate dalle principali correnti e dai più significativi autori del secondo Novecento e del 21/o secolo: espressioni eterogenee che vanno dalle posizioni più vicine all'avanguardia a quelle legate alla tradizione e che comprendono dipinti, sculture, installazioni, mosaici, fotografie, ricami, telai.

Ita e Volotea in corsa per voli agevolati in Sardegna

Aperte buste offerte per bando d'urgenza scaduto oggi

Sono Ita e Volotea le uniche due compagnie interessate a garantire dal 14 ottobre al 14 maggio, quindi per 7 mesi, la copertura dei voli in continuità territoriale da e per la Sardegna, dopo la proroga degli oneri di servizio imposti da un decreto firmato dal ministro Giovannini. E' quanto emerge in assessorato dei Trasporti dove è iniziata l'apertura delle buste con le offerte.

Il servizio dovrebbe essere aggiudicato domani.

Complessivamente sono state presentate dodici buste, sei da parte di Ita e sei da parte di Volotea, una per ciascuna dei collegamenti tra i tre scali dell'Isola - Alghero, Cagliari e Olbia - e gli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Linate.. La Regione, come ha confermato l'assessore dei Trasporti Giorgio Todde a margine dell'apertura delle buste, aveva invitato 11 vettori, quelli che operano in ambito nazionale. E cioè: Ryanair, EasyJet, Volotea, Ita, Blue Air, Vueling, Dat-Danish Air Transport, Blue Panorama, Neos, Air Malta e Wizz Air. A questi, in extremis, si è aggiunta la compagnia Tayaran Jet. Secondo il bando d'urgenza, in attesa della nuova gara biennale da 46mln di euro all'anno che deve essere ancora predisposta, per i sette mesi di servizio ci sono a disposizione 37 milioni di euro. Differenziate le tariffe tra residenti e non residenti che devono essere garantire, al lordo delle tasse e oneri, dai vettori: per i primi 39 euro per volare su Roma e 47 euro da e per Milano (non ci saranno restrizioni, anche in caso di cambio volo, o contingentamenti dei posti disponibili); per i secondi la tariffa sarà quella di mercato.

28 settembre 2021

A Cagliari via Roma senza auto si trasforma in passeggiata

Rilancio della zona alberata con aree verdi e spazi per bambini

Una piazza lunga, stretta e alberata sul lungomare del porto di Cagliari. Che un tempo era il posto dove i cagliaritani andavano a prendere il fresco o a sgranchirsi le gambe soprattutto il sabato e la domenica.

Poi tante trasformazioni: uno spazio usato ora come parcheggio. Adesso la rivoluzione con una passeggiata scoperta nel quadro dei lavori di riqualificazione di via Roma, Piazza Matteotti e del Centro intermodale di scambio.

"Ci sono auto parcheggiate da anni ma ora non ci saranno più - annuncia il sindaco Paolo Truzzu in occasione della conferenza stampa per illustrare il progetto - Il nostro obiettivo è che possa tornare ad essere la passeggiata di una volta con spazi verdi e attrazioni per i bambini. Magari con eventi che possono rivitalizzare tutta area". Il processo di rilancio avviato richiede per la sua attuazione un periodo di tempo non brevissimo e molti passaggi. Per questo, con lo scopo di consentire alla cittadinanza di godere al meglio e in sicurezza degli spazi della fascia centrale di via Roma, come già avvenuto per Piazza Matteotti, si provvederà a realizzare una provvisoria riorganizzazione della passeggiata in attesa del progetto definitivo. La finalità è quella di riassegnare a questo spazio il ruolo originario di passeggiata cittadina e servizi.

I lavori saranno avviati lunedì 4 ottobre e si concluderanno entro 45 giorni. Si prevedono la delocalizzazione dei parcheggi per i residenti ai quali sono stati messi a disposizione 70 stalli temporanei dall'Autorità portuale e tramite accordo con Metro park 80 stalli in abbonamento mensile a 40 euro, la pulizia e la sistemazione delle aree verdi con l'allargamento delle aiuole e una nuova pacciamatura, l'eliminazione della cartellonistica, la messa in sicurezza delle zone sconnesse. La pavimentazione della fascia centrale sarà ricoperta con bitume colorato e si ricollocheranno gli arredi opportunamente restaurati.

Aerei:meno voli per i sardi ma massimo 47 euro per viaggiare

Domani scade termine bando d'urgenza per voli agevolati

Meno voli, anche per via dell'avvio della stagione invernale (la winter aeronautica) e tariffe differenziate tra residenti, lavoratori che viaggiano da e per la Sardegna e non residenti nell'Isola. Sono le principali novità del bando, in scadenza domani, 29 settembre, alle 13, che sarà affidato con una procedura d'urgenza dopo la proroga degli oneri di servizio pubblico da parte del ministro Giovannini.

Un decreto atteso, visto che dal 15 ottobre la Sardegna rischiava di restare isolata sul fronte aereo per l'addio alle attività di volo di Alitalia - che ha in mano l'attuale gestione dei collegamenti tra gli scali di Alghero, Cagliari e Olbia e gli hub di Roma e Milano Linate - e la partenza di Ita che però non può subentrare tout court.

La Regione Sardegna ha invitato 11 vettori, quelli che operano in ambito nazionale, a presentare offerte per le singole tratte e domani si saprà già se le compagnie aeree, comprese quelle low cost, sono interessate a viaggiare dal 15 ottobre al 14 maggio, in attesa del nuovo bando biennale che deve essere ancora predisposto. La gara per i sette mesi vale 37 milioni di euro, il bando per due anni 46 milioni all'anno al lordo di base d'asta.

La tariffa agevolata massima (senza restrizioni, anche in caso di cambio volo e senza contingentamento dei posti disponibili) da applicare ai residenti in Sardegna (escluse tasse aeroportuali) per Roma dai tre scali sardi è di 39 euro sola andata, mentre è di 47 per le tratte da e per Milano Linate. Sono equiparati ai residenti sardi i disabili, gli studenti universitari fino al compimento del 27/o anno, i giovani dai 2 ai 21 anni, gli anziani al di sopra dei 70 anni.

Le agevolazioni si applicano, ma per la sola stagione winter, anche ai lavoratori che però devono giustificare il motivo del volo presentando una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. Inoltre ai residenti è assicurata la possibilità di imbarcare gratuitamente il bagaglio a mano e uno in stiva del peso non superiore ai 23 chili. Per ogni tratta delle rotte indicate dovrà essere assicurata, giornalmente, la riserva di 2 posti nel primo volo del mattino, in uscita dalla Sardegna, e nell'ultimo volo della sera, di ritorno nell'Isola, da utilizzare per problematiche urgenti di carattere medico-sanitario. Previste anche penali, a favore della Regione, in caso di voli cancellati e di mancato rispetto di altri termini del bando.

27 settembre 2021

Sanità: il 29 Settembre 2021 Open day al Brotzu dedicato all'aneurisma

Esami diagnostici gratuiti dalle 8.30 alle 13

Mercoledì 29 settembre la Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, organizza l'(H)-Open Day dedicato all'aneurisma dell'aorta addominale.

Il Brotzu di Cagliari, facente parte del network Bollini Rosa della fondazione, mette a disposizione i suoi specialisti per offrire gratuitamente esami diagnostici per la promozione della consapevolezza e della corretta informazione dell'aneurisma aortico addominale.

Dalle 8:30 alle 13 verranno effettuati gratuitamente esami ecografici e visite dedicate per gli utenti di età superiore ai 65 anni.

Per prenotarsi è sufficiente chiamare il numero 070539458 dalle 8.00 alle 13.00 o inviare una mail negli stessi orari all'indirizzo: giorgiogarau@aob.it. Le prenotazioni sono effettuabili sino ad esaurimento dei posti disponibili.


L'aneurisma aortico addominale colpisce 84.000 italiani, soprattutto uomini, oltre i 65 anni, ipertesi e fumatori. Ogni anno nel nostro Paese vengono diagnosticati circa 27.000 nuovi casi. Prevenzione e diagnosi precoce sono le strategie più efficaci per contrastarlo.

Al Brotzu la S.C. di Chirurgia Vascolare è specializzata nel trattamento di questa patologia. 

Grazia Deledda: Solinas, con lei anima Sardegna del mondo

Intitolata a scrittrice la sala della  rappresentanza in Giunta

"Grazie alle sue opere, la Sardegna è entrata nel dibattito culturale e letterario del mondo intero con la sua identità più profonda". A 150 anni dalla nascita del Premio Nobel, il Presidente della Regione Christian Solinas ha voluto aprire le celebrazioni in onore di Grazia Deledda intitolando alla grande intellettuale e scrittrice una sala della sede di rappresentanza della Regione, Villa Devoto.

Il governatore dell'Isola ha scoperto una targa e un ritratto fotografico.

"L'identità e l'autenticità della Sardegna sono state proposte al mondo dall'opera della Deledda - ha aggiunto Solinas - ha trasmesso al mondo e al consesso letterario il senso dell'altruità e dell'altrove, e cioè che esisteva un luogo e un popolo con differenze e peculiarità altamente qualificanti, che hanno costretto tutti a fare i conti con la grande ricchezza di un mondo, di un volto e di tradizioni che si inseriscono nel contesto europeo con la loro importanza. E' un modo - ha concluso il presidente - non per staccarsi ma per unirsi meglio, e confrontarsi in un equilibrio armonioso".

26 settembre 2021

L’Altra Sardegna

Oggi, nella prestigiosa location dell’Hotel Concorde in Milano,

si è svolto l’importante incontro con le realtà sarde presenti in Lombardia, per la presentazione dell’Atlante socio-statistico dell’emigrazione Sarda “I Sardi nel Mondo”. Autore e Relatore Prof. Marco Zurru dell’Università di Cagliari. Moderatrice la Filosofa Paola Piroddi. Ha fatto gli onori di casa Gianmarco Senna, Consigliere regionale, Presidente della IV Commissione permanente - Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione della Regione Lombardia.

24 settembre 2021

Arrestato in Sardegna l'ex presidente catalano Puigdemont.

Era ad Alghero per partecipare a un convegno: è stato bloccato all'aeroporto della cittadina sarda dalla polizia di frontiera.

L'ex presudente catalano, Carles Puigdemont, è stato arrestato ad Alghero, in Sardegna, in applicazione del mandato di cattura emesso da Pablo Llarena, giudice del Tribunale Supremo spagnolo. Lo ha appreso la testata spagnola Abc da fonti giudiziarie, secondo le quali le autorità italiane hanno già notificato l'arresto alla magistratura di Madrid. 

Secondo i media iberici, Puigdemont si era recato ad Alghero, città di lingua catalana, per un convegno dove era ospite d'onore e si trova ora nel commissariato dell'aeroporto della città sarda dopo essere stato arrestato dalla polizia di frontiera.

L'ufficio di Puigdemont ha confermato l'arresto con un comunicato e ha spiegato che l'ex presidente catalano sarà messo domani a disposizione della Corte d'appello di Sassari, che ha la competenza per decidere se rimetterlo in libertà o procedere alla sua estradizione in Spagna. Lo scorso 30 luglio il tribunale dell'Unione Europea aveva confermato la revoca dell'immunità parlamentare per Puigdemont, che è ricercato per sedizione dalle autorità spagnole in merito al tentativo di secessione della Catalogna nel 2017.

Dal tentativo di secessione all'arresto 

L'ex presidente catalano, Carles Puigdemont, e gli ex ministri catalani della Salute e dell'Educazione, Toni Comin e Clara Ponsati', devono rispondere alla giustizia spagnola dei reati di sedizione e malversazione in merito al fallito tentativo di secessione dell'ottobre 2017Puigdemont era andato avanti con la convocazione del referendum, annunciato nel giugno 2017, nonostante la Corte Costituzionale spagnola avesse sospeso la legge che lo disponeva. La consultazione del 1 ottobre 2017 si concluse con oltre il 90% dei voti a favore dell'indipendenza, pur con un'affluenza inferiore al 43%.

Il Parlamento catalano dichiarò l'indipendenza il 27 ottobre 2017. Il governo spagnolo reagi' sciogliendo la Camera della Generalitat, convocando nuove elezioni e commissariando la regione. Il 30 ottobre 2017 il procuratore generale spagnolo, Jose Manuel Maza, apri' un'inchiesta per ribellione, sedizione e malversazione nei confronti di Puigdemont e altri esponenti del suo governo. L'accusa di malversazione si riferisce, nello specifico, all'utilizzo illecito di fondi pubblici del quale i tre esponenti del partito indipendentista Junts Per Catalunya si sarebbero resi colpevoli con l'organizzazione del referendum. Subito dopo la pubblicazione delle accuse, Puigdemont e cinque suoi ministri, tra cui Comin e Ponsati', fuggirono a Marsiglia, da dove presero un volo per il Belgio per evitare l'arresto.

Il 3 novembre la giustizia spagnola emise un mandato di cattura europeo nei confronti dei politici indipendentisti ricercati, che si consegnarono alla polizia belga per poi essere rilasciati con l'ordine di non lasciare il Paese.

Il 5 dicembre 2017 il mandato di cattura europeo fu poi ritirato da Madrid, in una mossa tattica dovuta al timore che la magistratura belga limitasse le imputazioni o ne spiccasse di non omogenee a quelle previste dalla legge spagnola. L'anno dopo il giudice del Tribunale Supremo Pablo Llarena avrebbe infatti riattivato il mandato di cattura. L'immunità parlamentare che Puigdemont, Comin e Ponsati' avevano guadagnato con l'elezione al Parlamento Europeo il 26 maggio 2019, fu revocata lo scorso 10 marzo dalla plenaria dell'Europarlamento.

Lo scorso 2 giugno il vice presidente del Tribunale dell'Ue sospese poi provvisoriamente la revoca dell'immunità parlamentare di Puigdemont, Comin e Ponsati'. Lo stesso Tribunale Ue, lo scorso 31 luglio, respinse infine la richiesta di un'ulteriore sospensione della revoca, aprendo la strada una volta per tutte all'estradizione dei tre indipendentisti. 

22 settembre 2021

Catturato a Parigi lo zio di Saman: tradito dai post sui Social. Era protetto da una rete di amici pakistani

È stato arrestato alla periferia di Parigi lo zio di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni di origine pachistana scomparsa da Novellara in provincia di Reggio Emilia. L’uomo, Danish Hasnain, è stato bloccato in un’abitazione privata dalla polizia francese in coordinamento con il nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia.

Non aveva documenti con sé quando è stato controllato, ma Danish Hasnain sarebbe stato riconosciuto e quindi tradito da un neo sul volto. Per arrestare lo zio di Saman Abbas la polizia francese, che opera d’intesa con i carabinieri di Reggio Emilia, ha fatto irruzione in un appartamento della periferia di Parigi, dove il pachistano indagato per l’omicidio della nipote diciottenne si trovava con alcuni connazionali, estranei all’accaduto. A quanto pare avrebbe contribuito a individuarlo nella capitale francese

Lo zio di Saman continuava a “postare” sui Social

Lo zio di Saman è stato individuato e catturato grazie a un mandato di cattura europeo. La polizia transalpina ha rintracciato Danish Hasnain in una casa del sobborgo parigino di Garges les Gonesse. Lo riferisce il Resto del Carlino riferendo che l’uomo non era solo in casa. Avrebbe eluso i controlli finora, in tutti questi mesi in cui era ricercato, potendo contare su un solida rete di pakistani che l’hanno protetto e nascosto.

Secondo gli inquirenti avrebbe ideato ed eseguito materialmente l’omicidio della nipote. Lo accusa anche il fratello minore di Saman: «Secondo me l’ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano», ha detto.

Il papà di Saman avrebbe affidato la figlia a Danish che, sempre secondo il racconto del fratello, sarebbe stata strangolata. Un omicidio premeditato secondo il procuratore Isabella Chiesi come si evincerebbe anche dal video. Nei fotogrammi diffusi dagli inquirenti, si vede la sera precedente, quella del 29 aprile, tre uomini, che si suppone siano i cugini di Saman e appunto lo zio, dirigersi verso i campi con delle pale e un secchio. Secondo la procura è quello il momento in cui i tre avrebbe cercato e individuato il luogo in cui nascondere il corpo della ragazza. 

Green pass, pubblicato in G.U. il decreto: eliminata la sospensione dal lavoro in assenza di green pass

 

Nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale è stata eliminata la sospensione dal lavoro in assenza di green pass, ma è stato lasciato intatto l'obbligo di esibirlo per poter accedere ai luoghi di lavoro. Chi non lo avrà sarà assente ingiustificato e scatterà comunque, fin dal primo giorno, la sospensione dello stipendio. Approda in Gazzetta Uffiiciale il dl sul green pass approvato la scorsa settimana in Consiglio dei ministri. E nel testo sono state "ammorbidite" le sanzioni per il lavoratore privo del certificato verde: è stata tolta la sospensione del lavoratore, ma non quella della retribuzione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto legge riguardante “misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde Covid-19 e il rafforzamento del sistema di screening” approvato dal Consiglio dei ministri di giovedì. Via libera, inoltre, dell'Aula della Camera al decreto legge green pass bis, che contiene anche le misure relative alla riapertura di scuole e università 'in presenza', riservando l'eventuale 'dad' solamente a singole istituzioni scolastiche (o alle zone 'rosse') e all'obbligo di certificazione verde sui mezzi di trasporto. I voti a favore sul provvedimento, che va convertito entro il 5 ottobre e va al Senato, sono stati 335, 51 i no e tre astenuti. "Il voto della Lega a questo dl sarà favorevole. Speriamo di tornare presto alla vita normale. Nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/09/21/21G00139/sg). È stata eliminata la sospensione dal lavoro in assenza di green pass, ma è stato lasciato intatto l'obbligo di esibirlo per poter accedere ai luoghi di lavoro. Chi non lo avrà sarà assente ingiustificato e scatterà comunque, fin dal primo giorno, la sospensione dello stipendio. L'obbligo di esibire il certificato verde nei luoghi di lavoro pubblici e privati si applicherà dal 15 ottobre. “L’efficacia rimane la stessa”, ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, a “Tgcom24”, sottolineando che “il lavoro deve essere tutelato”. Per le imprese con meno di 15 dipendenti “dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata” per non essersi messi in regola con l’obbligo di green pass “il  datore  di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata  corrispondente  a quella  del  contratto  di  lavoro  stipulato  per la  sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta, e non oltre il predetto termine del 31dicembre 2021”.

Resta il nodo dei controlli, affidati ai datori di lavoro, in attesa delle linee guida che dovranno essere emanate nei prossimi giorni per chiarire questo e altri punti. Fino al 31 dicembre, le farmacie - ma anche tutte le strutture convenzionate con il sistema sanitario, dovranno applicare ai tamponi un prezzo calmierato: 15 euro, 8 euro per i minorenni. Confermata dunque la linea imposta dal premier Mario Draghi di non prevedere la gratuità del test, come chiedevano i sindacati e Matteo Salvini, per non depotenziare l'incentivo alla vaccinazione costituito dall'obbligo di green pass. Piccole modifiche anche al periodo di validità dei pass: durerà 12 mesi per chi è risultato positivo dopo il quattordicesimo giorno dalla somministrazione della prima dose di vaccino, o a completamento del ciclo. Per chi ha contratto la malattia e si vaccina, il pass varrà dal giorno della somministrazione, senza aspettare il quindicesimo.

21 settembre 2021

Ci sono molti modi per diffondere false notizie: lettere anonime, la pubblicazione sui giornali, un post su Facebook…

 I giornalisti sono tenuti a svolgere un ruolo decisivo nella trasmissione di notizie precise e di qualità all’interno della società. È un compito divenuto ancora più difficile a causa della grande quantità di FAKE NEWS, informazioni errate e altri tipi di contenuti imprecisi che circolano costantemente tra le piattaforme digitali.  I giornalisti  oggi hanno l’obbligo di setacciare la massa di contenuti che vengono creati e condivisi per separare il vero dal falso e per aiutare la diffusione della verità. Sfortunatamente, come dimostra il post di  Christian Solinas, non è questo il modo con cui attualmente le imprese giornalistiche trattano le notizie, le voci che circolano online e i contenuti virali. Le falsità arrivano molto più lontano della verità e i media giocano un ruolo importante nel favorire che accada. I siti di news dedicano infatti molto più tempo e risorse a diffondere informazioni discutibili e spesso false, di quanti ne impieghino a verificare e/o smontare contenuti virali e voci diffuse su internet. Invece di comportarsi come fonti informative affidabili, spesso i media online promuovono la disinformazione nel tentativo di guadagnare traffico e impegno sociale.

Ma oggi l’asticella che indica cosa sia degno di attenzione sembra essere molto più bassa. Inoltre, esiste una serie di pratiche ampiamente diffuse tra i siti di news che confondono e ingannano il pubblico. Sono abitudini che riflettono un pensiero a breve termine che, in fin dei conti, non è in grado di comunicare il pieno valore di una notizia.

Oltre a causare altri problemi, questa assenza di verifica fa anche sì che i giornalisti siano facili complici di impostori e falsificatori che, per guadagnare credibilità e traffico, cercano di ottenere che la stampa citi le loro dichiarazioni e i loro contenuti.

Riporto di seguito il post pubblicato il 20 settembre 2021 da Christian Solinas nella sua pagina facebook riferito all’articolo del Fatto  Quotidiano riguardo l’acquisto della sua abitazione.

IL POST

“ LE TANTE MOGLI DI PUTIFARRE E I TANTI SINONE CHE GIOCANO CON LE PAROLE IN SARDEGNA. CON UNA POSTILLA PER I DESTINATI ALLA GIUDECCA DEL XXXIV CANTO DELL'INFERNO.

Apprendo dai mass-media, che riportano una notizia de Il Fatto Quotidiano, l’iscrizione a modello 45 da parte della Procura di Cagliari di una serie di esposti anonimi i quali riguarderebbero l’acquisto della mia abitazione.

Premesso che, come noto, tale modello riguarda notizie e/o segnalazioni che non costituiscono reato, sono comunque a completa disposizione per chiarire ogni aspetto delle mie attività, che pur attenendo alla mia personale sfera privata sono sempre state caratterizzate da legittimità e trasparenza.

Si pone invece con forza l’interrogativo su come elementi attinenti ad un fascicolo riservato possano essere nelle mani di più persone ed utilizzate evidentemente per costruire un caso mediatico fondato su ricostruzioni parziali e strumentali, su allusioni e accostamenti suggestivi, su gravi omissioni che orientano una lettura fuorviante.

Non può certo sfuggire che vi sia un insieme di esposti anonimi, inspiegabilmente conosciuti ad alcuni giornali e blogger, con pubblicisti che si citano a vicenda per avvalorare le proprie tesi, tutte coordinate ad un frontale attacco politico nei miei confronti.

Per quanto mi riguarda, per il rispetto che ho dei Sardi e per l’amore che nutro per la mia terra, non posso più tacere:

- A quarantacinque anni, dopo venticinque di attività, ho acquistato una casa di abitazione edificata circa mezzo secolo fa, che era pubblicamente in vendita da parte di un’agenzia immobiliare. Lo ho fatto, come tutti, con un atto pubblico, stipulando il contratto preliminare e poi l’atto definitivo davanti al notaio, sempre alla luce del sole, dando un acconto con i miei risparmi ed accendendo un mutuo di 30 anni, garantito da ipoteca a favore della Banca pari al doppio del valore.

- Non è di mia proprietà invece e non ho alcuna relazione con il lotto confinante, sul quale è in corso la costruzione di altro immobile da parte di un privato imprenditore. Pertanto, la circostanza dell’edificazione allusivamente legata alla mia persona è clamorosamente falsa.

- Riguardo alle mie proprietà in agro di Capoterra, acquistate nel 2002 e sulle quali ho investito nel tempo impegno e risparmi, rappresento che ho deciso di metterle in vendita pubblicizzandole su un sito immobiliare, al fine di poter acquistare la mia nuova abitazione così come credo faccia la maggior parte delle persone comuni; tengo a precisare di aver conosciuto l’amministratore della società promissaria acquirente solo in occasione della sottoscrizione del contratto preliminare dinanzi al notaio; l’atto definitivo non è ancora stato stipulato perché la promissaria acquirente mi ha tempestivamente e formalmente richiesto via PEC un differimento del termine di ulteriori 3 mesi, che ho ritenuto di concedere rispondendo alla stessa con posta certificata e previa comunicazione al notaio rogante, nell’ambito di una normalissima contrattazione fra parti private.

- Con riferimento, invece, al contratto preliminare di compravendita di tre ettari di zona edificabile ed un ettaro di zona agricola sempre in agro di Capoterra, sottoscritto nel 2013, ancora una volta davanti ad un notaio, voglio sottolineare che non si è mai addivenuti alla stipula dell’atto definitivo in quanto il compianto promissario acquirente è venuto a mancare; il contratto preliminare è stato però consensualmente risolto con gli eredi, ai quali ho restituito per intero la caparra a suo tempo versata mediante rogito notarile regolarmente registrato.

Pertanto, le circostanze e le gravissime allusioni riportate dal Fatto Quotidiano sono destituite di ogni fondamento.

Certo di aver chiarito la piena trasparenza e la legittimità che hanno sempre contraddistinto le mie azioni, continuerò senza indugio ed in piena coscienza a lavorare per la nostra amata Sardegna, assumendomi come sempre l’onere di decisioni che potranno pure costarmi altri esposti anonimi, ma che ritengo adottate nel solco della via maestra, rappresentata dall’interesse pubblico, bene primario irrinunciabile. “

Christiansolinas post


20 settembre 2021

Motonautica: Mondiale Offshore, Cagliari scalda i motori.

 Dal 22 al 26 settembre al Poetto sfida bolidi mare per 3 titoli.


Motori caldi a meno di una settimana dal via a Cagliari della Fim Sardinia Grand Prix. Da mercoledì 22 a domenica 26 settembre, davanti a uno dei luoghi più iconici del turismo cagliaritano, la spiaggia del Poetto, i bolidi dell'offshore si sfideranno per ben 3 corone: a partire dalla più importante, quella per il Campionato del Mondo UIM Classe 3D, con un contorno rappresentato dal Campionato Italiano FIM Offshore 5000 & Honda Offshore e dal Campionato Italiano FIM Formula Junior Elite, oltre a una competizione internazionale di Pleasure Navigation.

Il tutto organizzato dalla Federazione Italiana Motonautica e della sua delegata Assoservices Association.

I momenti da fissare sul calendario sono: giovedì 23 in acqua per le prove libere alle 10.30 alle 12.30 e poi dalle 15.30 per Gara-1, venerdì 24 prove libere alle 11 e Gara-2 alle 15.30, sabato di nuovo libere alle 11.30 e infine domenica libere alle 10.30 e la decisiva Gara-3 (circuito corto) alle 15.30. Durante gli ultimi 30 minuti di prove di giovedì 23 verranno presi i tempi per la composizione della griglia di partenza di Gara-1. L'ordine di arrivo determinerà invece la griglia di Gara-2, mentre per Gara-3 l'ordine di partenza sarà dato dall'ordine di arrivo invertito di quella precedente.

Da oggi sono iniziati i lavori per fare del Porticciolo Turistico di Marina Piccola il paddock del FIM Sardinia Grand Prix: previste multe salatissime (fino a 500 euro) per chi lascia oggetti di plastica abbandonati e per chi non utilizza correttamente i vari contenitori dedicati. Un aspetto che farà piacere all'Assessorato al Turismo della Regione Sardegna e in particolare al titolare Gianni Chessa, che ha voluto fortemente questo evento. Il turismo e la cultura di Cagliari e Sardegna saranno iuna presenza costante per tutta la settimana. Un legame sul quale la Federazione Italiana Motonautica del Presidente Vincenzo Iaconianni punta molto, considerata anche la presenza a Olbia dal 17 al 19 settembre con il Mondiale di Aquabike.

Regione Sardegna in prima fila anche per il vernissage del FIM Sardinia Grand Prix presentato venerdì. Infine grande anteprima del nuovo progetto della FIM: la "SuperBoat".

 


18 settembre 2021

I Cinquestelle sono sempre più vicini all'estinzione

 

Quattro anni fa, tra lo stupore di tutti, avevano conquistato, avendo pochissimi soldi e senza nemmeno fare tanta fatica, persino due grandi città: Roma e Torino. Adesso, non solo stanno perdendole entrambe (e su questo non si discute) ma arretrano anche dovunque nel paese. Giuseppe Conte che si era autodefinito l'avvocato degli italiani e che sta sempre più diventando l'avvocato di sé stesso, mette le mani avanti e dice che «da sempre i pentastellati sono deboli nelle elezioni amministrative». Come mai allora cinque anni fa i grillini, pur essendo deboli in periferia, conquistarono, sbaragliando tutti, la capitale vera e la ex capitale industriale? Con questi ragionamenti, Conte rischia pertanto di vedere attribuiti gli imminenti scarsi risultati al capo del M5s, cioè a sè stesso.

FOIBE: LA VERGOGNA DELLE PAROLE CHE CANCELLANO SECOLI DI CIVILTÀ GIURIDICA

L’oramai monotona e riuscita polemica sull’articolo con cui Tomaso Montanari vorrebbe abolire la legge che ha istituito la Giornata del Ricordo, per l’inaudita presunta equiparazione dei massacri delle Foibe con la Shoah, ha fatto emergere una violenza inquietante nelle parole di coloro che hanno sostenuto il professore, intento addirittura a supporre “falsificazioni storiche” sull’evento.

Nel celebre articolo sul Fatto Quotidiano, Montanari a supporto del suo pensiero ha citato una lettera aperta al presidente della Repubblica – da lui definita coraggiosa – con cui lo storico Angelo D’Orsi lamentava che “la legge aveva di fatto equiparato il genocidio della Shoah con gli avvenimenti al Confine Orientale, tra Italia e Jugoslavia, fra il 1941 e il 1948”. Lo studioso spiegava poi che “la storiografia dice che le vittime accertate, ad oggi, furono poco più di 800, parecchie delle quali giustiziate, essendosi macchiate di crimini, autentici quanto taciuti, verso le popolazioni locali” facendo trasparire una sorta di giustificazione per gli autori dei crimini.

Scorrendo i commenti su Twitter e Facebook di Montanari e del giornalista Andrea Scanzi, che prontamente si è accodato in sua difesa, emergono frasi sconcertanti di persone che ancora ritengono che i criminali titini abbiano agito nel giusto, perché vittime degli eccidi erano fascisti e nazisti. Hanno tradotto in chiaro ciò che voleva dire lo storico D’Orsi nella “coraggiosa” lettera al capo dello Stato. Tra questi il più esplicito è stato Giovanni Paglia, vicesegretario di Sinistra Italiana.

Quello che ancor più sconcerta, però, è il fatto che né Montanari né Scanzi abbiano preso le distanze dagli sbrigativi sostenitori del “tanto erano fascisti o nazisti”. Neppure nel De bello gallico si trattavano così i nemici, di colpo sembra di tornare indietro di secoli di civiltà giuridica. Intellettuali influenti non dovrebbero permettere tali violente espressioni nei propri siti, tanto più se riferite a esecuzioni sommarie avvenute a conflitto finito. Probabilmente sono gli stessi che si indignano di fronte alle medesime esecuzioni compiute dai talebani in questi giorni, mentre in una comparazione degli avvenimenti – come li definisce D’Orsi – sembra difficile stabilire a chi appartenga il primato della ferocia.

Da quelle immani tragedie della guerra la Comunità Internazionale, quella non legata a dinamiche fascismo-antifascismo, ha generato Convenzioni internazionali di Diritto umanitario per tutelare i prigionieri e le persone deboli e far sì che “...la guerra sia una relazione tra Stati, in cui i gli individui sono nemici solo per caso” come sosteneva Jean-Jacques Rousseau molto tempo prima. Forse a nulla è servito che sul fronte dei diritti umani è stata poi scritta una Convenzione che vuole salvaguardare il principale dei diritti, quello alla vita, sia essa di un fascista che di un pericoloso terrorista Isis o di un criminale comune responsabile dei più odiosi reati.

Infine, è utile rammentare che Roma è la città dove nel 1999 è stato firmato lo Statuto con cui è stata istituita la Corte Internazionale Penale, perfetta convergenza tra istanze di Diritto umanitario e dei Diritti dell’uomo. Uomini che rappresentano l’élite intellettuale del Paese che ha dato i natali a tale Statuto, non possono sorvolare sull’esimente “tanto erano fascisti”: devono prendere una decisa posizione. Per inciso, le vittime delle Foibe erano in gran parte carabinieri, finanzieri, sacerdoti, gente comune. C’erano anche i fascisti ma non per quello, con tutte le loro colpe, meritavano di morire in quel modo e almeno ora, nel 2021, si abbia il coraggio – in questo caso serve – di ammetterlo. Per non tornare all’archeologia del diritto umanitario.

 

15 settembre 2021

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen , presenterà una legge contro la violenza di genere entro la fine dell'anno per rafforzare la lotta contro questo flagello e cercare di rendere tutti gli abusatori responsabili "alla giustizia".

Lo ha annunciato durante il dibattito sullo stato dell'Unione svoltosi questo mercoledì al Parlamento europeo, difendendo che "le donne dovrebbero poter tornare a vivere libere e autonome". La politica tedesca ha avanzato che le priorità del nuovo testo saranno "applicare efficacemente il diritto penale", lavorare sulla prevenzione di questi crimini, sulla protezione delle vittime e sulle molestie dentro e fuori i social network.

In questa linea, ha ricordato che la pandemia è stata "terribile" per le vittime di violenza di genere da quando sono state rinchiuse con i loro aguzzini. Libertà significa anche essere liberi dalla paura. Durante la pandemia, troppe donne sono state private di questa libertà", ha denunciato.

L'annuncio di Von der Leyen è stato particolarmente applaudito dal presidente dell'Alleanza Progressista dei Socialisti, lo spagnolo Iratxe García Pérez . «È senza dubbio una grande notizia. Eccellente. Da anni chiediamo che questa legge europea lotti contro il più grande flagello che esista in questo momento perché nel mondo, in Europa, ci sono donne che perdono la vita, che vengono uccise per il solo fatto di essere donne. E non possiamo rimanere impassibili di fronte a questa realtà", ha detto.

La politica socialista ha colto l'occasione per attaccare i parlamentari europei di estrema destra, sebbene senza allusioni dirette, affermando che "non capisco ancora come possano esserci gruppi in quest'Aula che non sono disposti a incorporare la violenza di genere nell'ordinamento giuridico europeo".

E il fatto è che la direttiva proposta dal presidente della Commissione europea dovrà ancora superare un lungo cammino parlamentare prima di entrare in vigore. L'ostacolo principale che deve affrontare è che non esiste ancora un'unica definizione legale di violenza di genere nell'UE e ogni Stato membro ha una prospettiva diversa. La gamma va dai paesi che non hanno nemmeno un reato specifico per punire questo tipo di maltrattamenti alle differenze di ambito che esistono tra gli stati che rispondono con sanzioni penali.

Il disegno di legge sarà sottoposto sia al Parlamento europeo, che può proporre e approvare emendamenti, sia al Consiglio, e il testo definitivo dovrà essere approvato da entrambe le istituzioni.

L'annuncio di von der Leyen arriva all'indomani del voto che ieri ha portato i popolari europei - spagnoli compresi - ad astenersi in una risoluzione del Parlamento europeo contro la discriminazione delle coppie omosessuali. L'iniziativa sostiene che queste famiglie abbiano gli stessi diritti in tutta l'Unione e intervengono di fronte alla discriminazione che questo gruppo subisce in paesi come l' Ungheria, la Polonia e la Romania.

Ma la polemica è scoppiata quando la sinistra è riuscita a includere una richiesta agli Stati membri di riconoscere i diritti familiari di altri paesi. Una questione che, secondo gli europei popolari, va contro il Trattato UE in quanto stabilisce che il diritto di famiglia è di competenza nazionale. Ritengono inoltre che potrebbe aprire la porta alla regolamentazione della maternità surrogata in tutta l'UE. L'iniziativa è stata approvata con 287 voti a favore (socialisti europei -spagnoli compresi-, sinistra radicale, verdi e liberali), a fronte di 161 voti contrari e 123 astenuti.

CORONAVIRUS, SCIENZA E LIBERTÀ

Ho sempre ritenuto che la linea più breve tra due punti fosse la retta, ma guardando alle posizioni sul coronavirus di alcuni intellettuali e forze sociali, oltre che dei ribellisti anarcoidi, ho l’impressione che oggi da noi (ma non solo da noi) per taluni sia invece l’arabesco. Si è visto ben poco contro il regime di vera segregazione coatta chiamato lockdown, pericolosamente costoso e corredato di mascherine obbligatorie, durato per molti mesi, imposto assai duramente e di (ahimè) non grande efficacia (non si vede, sui grandi numeri, una chiara, evidente, conclamata, differenza statistica tra Paesi che hanno chiuso molto, poco o per nulla), mentre è in atto una effervescente mobilitazione contro i vaccini, che, diffusi ormai in miliardi di dosi, stanno dimostrando, con una invece enorme e chiara evidenza statistica, di salvare davvero la gente con rischio minimo e, in più, comportando solo una molto piccola e ben limitata perdita di tempo e libertà. Ho sempre ritenuto che, in materia di ricerca scientifica, fosse il metodo sperimentale con la complessa discussione, analisi e interpretazione dei suoi risultati, fatta tra i competenti fino a un loro il più possibile concorde consenso, la procedura corretta per arrivare a “conoscere per deliberare”, tanto da parte dei protagonisti del mercato che da parte delle autorità democratiche e così in effetti è stato, dall’Illuminismo in poi e per due secoli nei Paesi liberali. Ma, oggi, la società psicologica di massa, così come ha trasformato i tifosi di calcio in milioni di pretesi direttori tecnici da bar, con la pandemia ha reso le brave massaie, i disinvolti opinionisti e gli attivisti politici, dei convinti e vocianti virologi, patologi e statistici, che, pur molto divisi, pretendono tutti però di essere subito ascoltati e seguiti, anche se non si sa bene come e perché. Il dibattito scientifico, necessario sempre e specie di fronte ad ogni fenomeno nuovo, che di norma si svolge tra esperti secondo la sequenza: ipotesi, teoria matematicamente definita, teoria sperimentalmente confermata, tende invece sempre più a traferirsi sulla pubblica piazza della comunicazione di massa, dove le semplici ipotesi, all’inizio naturalmente differenti, vengono presentate come compiute teorie contrapposte, diffondendo la falsa convinzione che la scienza sia incapace di arrivare a conoscenze reali ed acquisite, mentre gli scienziati (veri o presunti), sollecitati in ogni modo, vengono strumentalizzati e trasformati in combattenti nell’arena da una democrazia mediatica degenerata in demagogia.

Ho sempre ritenuto che la scienza debba avere un atteggiamento di neutrale obiettività nello studio della realtà che ci circonda, il che non vuol dire affatto che, al di là del puro dato scientifico, non vi siano poi dei valori veri, vari e diversi, da salvaguardare, ma vuol dire che i dati scientifici non possono essere alterati per renderli funzionali ad una o altra tesi. Quando però la tifoseria politica spinge gli schieramenti contrapposti a “filtrare” (prima di tutto a se stessi) le informazioni per vedere, considerare e diffondere solo quelle considerate favorevoli al proprio partito preso e per di più senza nessuna considerazione della attendibilità e soprattutto della validità generale dei dati esaminati, viene falsato il dibattito e rifiutata la conoscenza.

I “tifosi” di un certo comunismo infantile, quando, con violenti accenti di indignazione, indicano al pubblico ludibrio gli aperturisti (riservando ovviamente a sé il monopolio del senso civico) con argomentazioni drammatiche e del tutto generiche sui milioni di morti o sulla desertificazione del mondo, forzano e confondono la realtà per suggerire che, in fondo in fondo, gli “altri” siano degli untori e in qualche modo quasi corresponsabili delle immancabili catastrofi. Ma le persone di destra, la mia parte, di cui pure apprezzo moltissimo i dubbi e le resistenze (in tutto il mondo) alla allegra facilità con cui i falsi progressisti si sbarazzano di una libertà che non hanno mai amato, non possono e non devono mai stravolgere a loro volta i dati, fino a confondersi con quegli oltranzisti che negano i vaccini, quando non l’esistenza stessa del virus. La paura indotta e la negazione della realtà sono entrambe pessime consigliere.

Ho sempre ritenuto, perché i liberali non sono degli anarchici, che la società organizzata in Stato possa imporre delle regole ai cittadini, ma che queste regole debbano sempre e solo essere quelle che più tutelano anche la libertà personale e che lo stato democratico non debba mai sentirsi come una superiore entità rappresentativa della totalità dei cittadini e della loro volontà, uno stato etico insomma, ma solo come un semplice governo della cosa pubblica, una necessità inevitabile, ma anche potenzialmente pericolosa (si pensi solo alle guerre, all’oppressione fiscale o alla pretesa di cambiare autoritariamente la società sottostante). Uno stato democratico può certo trovarsi nella condizione di dover affrontare e gestire con mezzi straordinari una fase di emergenza, ma deve farlo secondo legge e solo per tempi molto limitati, perché altrimenti la legge d’emergenza viene ad assumere caratteristiche permanenti che mutano l’essenza dello Stato e lo trasformano in totalitario. E questo accade anche quando l’emergenza è una pandemia che divenga endemia.

Ho sempre ritenuto che salute, conoscenza, senso civico e libertà debbano procedere sempre assieme, come valori tutti da salvaguardare, perché poi rendono la vita non solo tutelata, ma degna d’essere vissuta e che questo sia vero sempre, ma soprattutto ovviamente nelle scelte politiche. Anche per il Covid-19. Allo stato delle attuali conoscenze, fissati i criteri che, a mio giudizio, dovrebbero orientare le scelte di governo nel futuro prossimo, credo che, al di là di tutti i possibili sviluppi (dalla medicina, alle varianti, all’economia), oggi vi siano due scenari principali possibili, o raggiungeremo una sufficiente e significativa immunità di comunità per spontanea adesione, fino a superare l’alta soglia necessaria per riportare il Covid nel novero delle malattie contagiose con cui abbiamo imparato a convivere, o dovremo arrivarci per forza di legge. Mentre sul piano mondiale dovremo isolare i Paesi che non vogliono i vaccini e aiutare quelli che non possono comprarli. Ma in tutti i casi la libertà va comunque il più possibile salvaguardata dal legislatore e l’emergenza deve finire assieme a tutti i provvedimenti emergenziali. Voglio dire che non sono più prolungabili il coprifuoco, le schedature, il divieto di circolare, di incontrarsi, di lavorare, di vivere liberi, perché il Covid non scomparirà dopodomani nel nulla, perché quei mezzi non sono risultati realmente efficienti, perché le perdite di vite indotte dai provvedimenti emergenziali non le abbiamo mai calcolate, perché le libertà costituzionali fanno parte del vivere anch’esse, perché il rischio zero non esiste in natura. Chi vorrà mantenere mascherina, distanziamento, rarefazione delle uscite, lo farà per sua scelta e magari farà anche bene, perché oltre ad una molto relativa protezione lo farà sentire più sicuro, ma su base volontaria.

Del pari è però potenzialmente pericoloso adoperare il Green pass per introdurre divieti a lungo termine per tutte le normali attività, perché costituisce un precedente che un domani potrebbe essere riscoperto, con altre e molto meno giustificate motivazioni, dagli autocrati di turno. Tutto questo tuttavia ha un costo, un necessario costo. Se non raggiungiamo la soglia che i dati ci indicheranno come necessaria, i vaccini anti-Covid (e le loro eventuali evoluzioni future) andranno resi obbligatori, come del resto è stato in passato ed è anche oggi per tanti altri. Togliamo ovviamente coloro che possano dimostrare di essere allergici ai vaccini o con particolari patologie, aspettiamo doverosamente una particolare casistica per decidere per i minori di dodici anni, ma gli altri, visto che comunque, pur senza un’ancora completa determinazione quantitativa, sembra ormai confermato saranno non solo ben protetti degli esiti gravi della malattia, ma anche molto meno in grado di contagiare, vanno vaccinati, perché non è solo la nostra personale salute in gioco, ma anche quella di tutti. D’altro canto la Libertà ha un prezzo, l’ha sempre avuto e oggi è anche un vaccino.

Le tifoserie che vorrebbero mantenere oltre all’obbligo vaccinale, anche tutto chiuso, o vorrebbero tutto riaperto senza vaccini, posso sbagliare, ma mi sembrano, appunto, tifoserie. Vaccino generalizzato e fine dell’emergenza vanno assieme. Visione semplicistica? No, non credo, lineare semmai e, comunque, ricordiamo che spesso, molto spesso “Simplex sigillum veri” (“Il semplice è il sigillo del vero”, così ammonivano i Latini e l'antica massima vale anche oggi, ...).

 

14 settembre 2021

L’ambiente, la cultura, la storia: quando i simboli vanno in frantumi (e la politica anche)

Erano i primi giorni del 2018 quando in molti siti ambientalisti europei e anche in svariati media vennero riportate le immagini della scalata da parte di alcuni attivisti di Greenpeace della imponente ex Chiesa cattolica di San Lamberto a Immerath, in Germania (Immerather Dom), nella regione della Renania. Essi vi appesero un grande striscione giallo sul quale era scritto: “Chi distrugge la cultura distrugge anche gli esseri umani.” (Wer Kultur zerstőrt, zerstőrt auch Menschen.) Dopo alcune ore lo striscione venne rimosso e gli attivisti allontanati dalle forze dell’ordine e fu possibile di lì a breve procedere con efficienti mezzi meccanici all’abbattimento, già da tempo programmato, dello Immerather Dom, per far posto all’allargamento di una gigantesca miniera di lignite a cielo aperto. E immediatamente comparvero anche sul web i filmati della distruzione di quello che per secoli era stato un importante edificio di culto, (presente fin dal XII secolo e nei secoli successivi più volte riedificato e ampliato e ricostruito, nella sua forma tardo-ottocentesca, anche dopo i gravi danneggiamenti riportati nel corso della seconda Guerra mondiale), saturo della storia di un intero territorio tedesco e delle eredità in senso ampio e della cultura del suo popolo. I commenti che accompagnavano i filmati in oggetto suonavano largamente concordi: sotto i colpi delle ragioni della economia e perdippiù di una economia “arretrata” come quella del carbone, rappresentata nella fattispecie da un grande colosso tedesco dell’energia, si faceva tabula rasa di una importante testimonianza altamente simbolica per i cittadini, segno vivo del loro stesso patrimonio artistico-culturale. Alcuni commentatori si spingevano oltre i confini tedeschi, allargando all’intera Europa l’accusa di aver imboccato la via della rinuncia alle proprie radici sotto gli inflessibili colpi di scavatori, gru, macchinari vari di demolizione che a Immerath e altrove si fanno beffe delle ragioni della cultura e della storia e dei loro retaggi, nel segno di ragioni economiche fini a se stesse. Prescindendo dalle considerazioni appena richiamate, certo la data precisa dell’abbattimento della Cattedrale di Immerath, il 9 gennaio 2018, si dimostrava già di per sé idonea a innescare qualche preoccupata riflessione in più da parte della opinione pubblica a proposito delle reali volontà dei governi di perseguire effettivamente strategie economiche nel segno delle energie rinnovabili e del rispetto dell’ambiente. Solo pochi mesi prima (e per la precisione il 18 novembre 2017) si era infatti concluso proprio a Bonn il ventitreesimo appuntamento annuale della Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite (COP), nata dalla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, (UNFCCC: United Nations Framework Convention on Climate Change). La padrona di casa, Angela Merkel, nel suo intervento ai lavori della Conferenza, aveva ribadito la volontà del suo paese di tener fede agli Accordi di Parigi (2015), proseguendo nella adozione di misure idonee a limitare il riscaldamento globale e a incentivare le energie rinnovabili, avviandosi progressivamente al bando del carbone. L’ampliamento di una miniera di lignite anche a prezzo della demolizione di una cattedrale significativa e artistica memoria storica come poteva suonare in tal senso? Certo la risposta scontata da parte dei responsabili politici di tale demolizione sarebbe certamente quella che la decisione in tal senso era stata presa parecchi anni prima. La società mineraria in questione già nei primi anni 2010 aveva in effetti già provveduto a demolire e ricostruire su un nuovo sito gran parte degli edifici della località di Immerath e l’ultima Messa nella cattedrale in oggetto era stata celebrata nell’ottobre del 2013 e di lì a poco era stata sconsacrata. La stessa società aveva anche assunto l’impegno, celermente attuato, di costruire una nuova Chiesa, più piccola e idonea ad accogliere un minor numero di fedeli, rispetto a quelli molto più numerosi del passato, residenti nel territorio circostante. Nel segno dell’ampliamento della miniera di lignite persino il precedente cimitero di Immerath era stato traslocato (esumando e trasferendovi i corpi precedentemente sepolti) nel nuovo sito e dunque l’abbattimento finale dello Immeratherdom era soltanto l’ultimo atto di decisioni pregresse… Ecco dunque bello e spiegato il presente. E gli impegni sottoscritti nell’ambito di COP 23? Quelli, appunto, riguardano il futuro…

Ora, quando mancano pochi mesi all’appuntamento del prossimo novembre di COP 26, possiamo solo sperare che nel periodo immediatamente successivo alla stessa (e agli impegni che auspicabilmente vi verranno presi) non dobbiamo ancora una volta assistere a demolizioni della cultura, della storia, della memoria che rendono assai poco credibili una progettualità innovativa e rispettosa dell’ambiente da costruire insieme per il futuro.

 

Nuovo rapporto Onu sul clima: siamo al codice rosso per l'umanità

Non si potrebbero trovare parole più appropriate di quelle riportate nel titolo, per descrivere la situazione del pianeta che si muove verso una deriva irreversibile di autodistruzione: sono quelle usate dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, per commentare il sesto Rapporto “Cambiamenti climatici 2021” stilato dagli scienziati dell’IPCC sull’emergenza del “climate change” e approvato dai 195 Governi aderenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite. O meglio: forse ancora più terribile e ammonitrice per i decisori politici e l’intera umanità è la sottolineatura del presidente di turno della conferenza ONU sul clima COP26 - il ministro britannico Alok Sharma – per presentare i risultati e le conclusioni del Rapporto: “Il tempo a disposizione per fermare la catastrofe del cambiamento climatico sta pericolosamente avvicinandosi alla fine: non possiamo permetterci di aspettare ancora due, cinque o dieci anni, questo è il momento di agire”.

Ci sono delle evidenze che definire spaventose è più prossimo all’eufemismo che alla realtà: l’innalzamento del livello dei mari è stato valutato “irreversibile ancora per millenni”, non si era mai riscontrato questo livello di tendenza negli ultimi 3000 anni, ed è causa di erosione delle coste e inondazioni. Addirittura le emissioni di CO2 misurate nel 2019 erano le più alte di sempre, considerando almeno i due milioni di anni precedenti, quelle dei gas serra (biossido di azoto e metano) in cima alla scala dei valori degli ultimi 800 mila anni. E tutto questo mentre la temperatura media si innalza con un trend incrementale mai riscontrato in passato (+ 1.09° tra emissioni antropiche e gas serra nel decennio 2011/20 rispetto ai 50 anni che vanno dal 1850 al 1900): si pensi alle conseguenze per la vita degli abitanti della Terra, per l’agricoltura, l’allevamento del bestiame, la sostenibilità ambientale, le condizioni delle metropoli ad altissimo tasso di urbanizzazione. Si considerino le osservazioni del biologo Edward O. Wilson – già illustrate e note da tempo – sull’incremento demografico: siamo 7 miliardi e mezzo di abitanti su un pianeta dove la soglia di compatibilità massima è stata stimata ai 6 miliardi di persone. A fine secolo si prevede una popolazione mondiale di 11 miliardi. Queste eloquenti condizioni erano già state rilevate nel Rapporto dell’ONU-2019 stilato in 3 anni di lavoro da parte di oltre 150 esperti, volto allo studio e all’approfondimento dei rischi delle biodiversità, che metteva in guardia dal pericolo di arrivare in tempi definiti “relativamente brevi” all’estinzione di una serie di specie viventi che popolano i mari e la Terra, fino ad 1/8 di quelle attualmente censite pari ad una cifra mostruosa di circa un milione di ‘specie’ animali e vegetali. Evidenze riprese e rilanciate nel seminario svoltosi dal 29/4 al 4/5 2019 in sede OCSE, dai rappresentanti di 130 Paesi aderenti all’Ipbes. Alla pubblicazione di quel Rapporto la Terra veniva descritta “alla soglia della sesta estinzione di massa della sua storia, la prima attribuita ai comportamenti umani”.

Sono trascorsi due anni e il nuovo Rapporto 2021 non può che stigmatizzare con toni ultimativi questa responsabilità, aggravata dalle emergenze per sommi capi descritte, peraltro riconducibili alle concause dell’eziopatogenesi della pandemia, una sorta di ribellione della natura all’opera distruttrice da parte dell’uomo. Ricordiamo al riguardo le parole del Prof. Arnaldo Benini, Emerito all’Università di Zurigo: “L’umanità utilizza e violenta la natura spietatamente. Si è estesa e dilaga in tutti gli angoli della terra, sconvolgendo ecosistemi remoti e antichi di millenni, costruendo strade, estirpando e asfaltando boschi e foreste, usando a profusione e senza criterio concimi tossici e antibiotici, inquinando aria, laghi, mari, fiumi e torrenti, trivellando in terra e in mare. L’alterazione violenta degli ambienti è una delle cause delle mutazioni degli agenti patogeni e quindi delle epidemie e pandemie”. In questo contesto ambientale ai limiti della compromissione irreversibile, una umanità in espansione illimitata diventa indebolita e vulnerabile agli attacchi di virus che dimorano abitualmente in ospiti animali, come accaduto in tutte le sue varianti con il Covid-19 che ha attaccato l’uomo per traslazione zoogenetica. Questa coincidenza epocale tra compromissione climatica ed emergenza pandemica non è dunque casuale e può ripetersi. Occorre padroneggiare una visione olistica di questi fenomeni per tentare adesso, senza rinviare, di arginare la deriva catastrofica. L’obiettivo più immediato è dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 per azzerarle entro il 2050: il nemico numero uno è il riscaldamento globale, l’obiettivo è fermarlo a + 1,5° rispetto all’epoca preindustriale, come programmato nell’Accordo di Parigi (COP21-2015). Temperature più elevate porterebbero tra le altre conseguenze un ulteriore innalzamento dei mari: al trend incrementale attuale potrebbero salire fino a 50 cm a fine secolo, con una previsione ad oggi ingovernabile di 20 metri come corrispettivo di 5° di aumento della temperatura, né ci consola che ciò potrebbe avvenire al limite dei prossimi 2000 anni. Il Rapporto ONU ha snocciolato una serie di dati eloquenti e di previsioni decisamente allarmanti, rispetto a cui ogni rinvio diventa imperdonabilmente colpevole. È in gioco la vita stessa sul pianeta, a cominciare da quella dell’uomo. Ed è altrettanto evidente che se le scelte sui grandi numeri competono ai Governi della Terra, ciascuno di noi è tuttavia chiamato a realizzare comportamenti adeguati, rispettosi e responsabili. Non basta aver consapevolezza dei pericoli incombenti, occorre realizzare stili di vita sostenibili su scala mondiale.

Intanto i decisori politici accorciano i tempi delle consultazioni e delle decisioni da assumere, il prossimo step è previsto per novembre p.v. a Glasgow: tema centrale la completa decarbonizzazione, la drastica riduzione delle emissioni nocive e dei gas serra, il contenimento dell’innalzamento delle temperature nei limiti già convenuti in sede di Accordo di Parigi del 2015.

Problemi enormi ma gestibili se l’etica e la scienza supportano le politiche degli Stati, con la consapevolezza che non esistono in questo campo i tempi supplementari, poiché la tattica dei rinvii non porta a soluzioni ma solo ad un irreversibile ‘game over’.

Green pass per tutti i lavoratori. Il governo accelera. Salvini resta isolato.

L'esecutivo vorrebbe applicare l'obbligo del lasciapassare vaccinale senza distinzioni a partire già da questa settimana. Fedriga, Zaia e Fontana appoggiano la linea del ministro Giorgetti

L'estensione del green pass a tutti i lavoratori. Resta questa la priorità del governo di Mario Draghi, che vorrebbe applicare il lasciapassare vaccinakle senza distinzioni a partire già da questa settimana. Non è escluso che la questione potrebbe essere affrontata il prossimo giovedì ovvero quando si terranno la cabina di regia e subito dopo un incontro con i presidenti delle Regioni e il Consiglio dei ministri. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ieri ha dettato la linea, spiegando che "stare al governo significa assumersi responsabilità e prendere decisioni anche se qualcuno non è contento". Giorgetti ha anche sottolineato che alle aziende "servono certezze sia sotto il profilo sanitario che sotto il profilo dell'organizzazione del lavoro". Per realizzare tale obiettivo, evitando la strada dell'obbligo vaccinale, serve non solo che la Lega sia più compatta ma anche che si trovi un accordo con i sindacati. I tamponi gratis per chi non vuole vaccinarsi non sono considerati una richiesta ammissibile, c'è però la possibilità di istituire prezzi calmierati, come si è fatto per i ragazzi sotto i 18 anni. Le strade sono due: o già giovedì si riesce - oltre all'estensione per tutto il pubblico - ad anticipare la misura per un pezzo di privato, oppure si rimanda questa seconda parte, puntando per la prossima settimana all'estensione completa. La Lega ha rassicurato palazzo Chigi. "L'estensione del green pass? Non ne sappiamo nulla. Quando ci sarà una proposta del governo, ne parleremo", ha detto ieri Salvini. Nonostante ciò, i big della Lega sono giá avanti: uno alla volta, il capodelegazione Giorgetti e i governatori Fedriga, Zaia, Fontana hanno espresso un pieno riconoscimento dell'utilità del lasciapassare sanitario che delinea già la posizione finale del partito. Arriverà il sì del Carroccio all'allargamento ai dipendenti pubblici dell'obbligo del certificato. Di fronte alle prese di posizione dei big del partito, Salvini sembra non portare piú avanti la linea dura che nei giorni scorsi lo ha visto vicino alle istanze dei no green pass.