14 settembre 2021

L’ambiente, la cultura, la storia: quando i simboli vanno in frantumi (e la politica anche)

Erano i primi giorni del 2018 quando in molti siti ambientalisti europei e anche in svariati media vennero riportate le immagini della scalata da parte di alcuni attivisti di Greenpeace della imponente ex Chiesa cattolica di San Lamberto a Immerath, in Germania (Immerather Dom), nella regione della Renania. Essi vi appesero un grande striscione giallo sul quale era scritto: “Chi distrugge la cultura distrugge anche gli esseri umani.” (Wer Kultur zerstőrt, zerstőrt auch Menschen.) Dopo alcune ore lo striscione venne rimosso e gli attivisti allontanati dalle forze dell’ordine e fu possibile di lì a breve procedere con efficienti mezzi meccanici all’abbattimento, già da tempo programmato, dello Immerather Dom, per far posto all’allargamento di una gigantesca miniera di lignite a cielo aperto. E immediatamente comparvero anche sul web i filmati della distruzione di quello che per secoli era stato un importante edificio di culto, (presente fin dal XII secolo e nei secoli successivi più volte riedificato e ampliato e ricostruito, nella sua forma tardo-ottocentesca, anche dopo i gravi danneggiamenti riportati nel corso della seconda Guerra mondiale), saturo della storia di un intero territorio tedesco e delle eredità in senso ampio e della cultura del suo popolo. I commenti che accompagnavano i filmati in oggetto suonavano largamente concordi: sotto i colpi delle ragioni della economia e perdippiù di una economia “arretrata” come quella del carbone, rappresentata nella fattispecie da un grande colosso tedesco dell’energia, si faceva tabula rasa di una importante testimonianza altamente simbolica per i cittadini, segno vivo del loro stesso patrimonio artistico-culturale. Alcuni commentatori si spingevano oltre i confini tedeschi, allargando all’intera Europa l’accusa di aver imboccato la via della rinuncia alle proprie radici sotto gli inflessibili colpi di scavatori, gru, macchinari vari di demolizione che a Immerath e altrove si fanno beffe delle ragioni della cultura e della storia e dei loro retaggi, nel segno di ragioni economiche fini a se stesse. Prescindendo dalle considerazioni appena richiamate, certo la data precisa dell’abbattimento della Cattedrale di Immerath, il 9 gennaio 2018, si dimostrava già di per sé idonea a innescare qualche preoccupata riflessione in più da parte della opinione pubblica a proposito delle reali volontà dei governi di perseguire effettivamente strategie economiche nel segno delle energie rinnovabili e del rispetto dell’ambiente. Solo pochi mesi prima (e per la precisione il 18 novembre 2017) si era infatti concluso proprio a Bonn il ventitreesimo appuntamento annuale della Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite (COP), nata dalla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, (UNFCCC: United Nations Framework Convention on Climate Change). La padrona di casa, Angela Merkel, nel suo intervento ai lavori della Conferenza, aveva ribadito la volontà del suo paese di tener fede agli Accordi di Parigi (2015), proseguendo nella adozione di misure idonee a limitare il riscaldamento globale e a incentivare le energie rinnovabili, avviandosi progressivamente al bando del carbone. L’ampliamento di una miniera di lignite anche a prezzo della demolizione di una cattedrale significativa e artistica memoria storica come poteva suonare in tal senso? Certo la risposta scontata da parte dei responsabili politici di tale demolizione sarebbe certamente quella che la decisione in tal senso era stata presa parecchi anni prima. La società mineraria in questione già nei primi anni 2010 aveva in effetti già provveduto a demolire e ricostruire su un nuovo sito gran parte degli edifici della località di Immerath e l’ultima Messa nella cattedrale in oggetto era stata celebrata nell’ottobre del 2013 e di lì a poco era stata sconsacrata. La stessa società aveva anche assunto l’impegno, celermente attuato, di costruire una nuova Chiesa, più piccola e idonea ad accogliere un minor numero di fedeli, rispetto a quelli molto più numerosi del passato, residenti nel territorio circostante. Nel segno dell’ampliamento della miniera di lignite persino il precedente cimitero di Immerath era stato traslocato (esumando e trasferendovi i corpi precedentemente sepolti) nel nuovo sito e dunque l’abbattimento finale dello Immeratherdom era soltanto l’ultimo atto di decisioni pregresse… Ecco dunque bello e spiegato il presente. E gli impegni sottoscritti nell’ambito di COP 23? Quelli, appunto, riguardano il futuro…

Ora, quando mancano pochi mesi all’appuntamento del prossimo novembre di COP 26, possiamo solo sperare che nel periodo immediatamente successivo alla stessa (e agli impegni che auspicabilmente vi verranno presi) non dobbiamo ancora una volta assistere a demolizioni della cultura, della storia, della memoria che rendono assai poco credibili una progettualità innovativa e rispettosa dell’ambiente da costruire insieme per il futuro.

 

Nuovo rapporto Onu sul clima: siamo al codice rosso per l'umanità

Non si potrebbero trovare parole più appropriate di quelle riportate nel titolo, per descrivere la situazione del pianeta che si muove verso una deriva irreversibile di autodistruzione: sono quelle usate dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, per commentare il sesto Rapporto “Cambiamenti climatici 2021” stilato dagli scienziati dell’IPCC sull’emergenza del “climate change” e approvato dai 195 Governi aderenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite. O meglio: forse ancora più terribile e ammonitrice per i decisori politici e l’intera umanità è la sottolineatura del presidente di turno della conferenza ONU sul clima COP26 - il ministro britannico Alok Sharma – per presentare i risultati e le conclusioni del Rapporto: “Il tempo a disposizione per fermare la catastrofe del cambiamento climatico sta pericolosamente avvicinandosi alla fine: non possiamo permetterci di aspettare ancora due, cinque o dieci anni, questo è il momento di agire”.

Ci sono delle evidenze che definire spaventose è più prossimo all’eufemismo che alla realtà: l’innalzamento del livello dei mari è stato valutato “irreversibile ancora per millenni”, non si era mai riscontrato questo livello di tendenza negli ultimi 3000 anni, ed è causa di erosione delle coste e inondazioni. Addirittura le emissioni di CO2 misurate nel 2019 erano le più alte di sempre, considerando almeno i due milioni di anni precedenti, quelle dei gas serra (biossido di azoto e metano) in cima alla scala dei valori degli ultimi 800 mila anni. E tutto questo mentre la temperatura media si innalza con un trend incrementale mai riscontrato in passato (+ 1.09° tra emissioni antropiche e gas serra nel decennio 2011/20 rispetto ai 50 anni che vanno dal 1850 al 1900): si pensi alle conseguenze per la vita degli abitanti della Terra, per l’agricoltura, l’allevamento del bestiame, la sostenibilità ambientale, le condizioni delle metropoli ad altissimo tasso di urbanizzazione. Si considerino le osservazioni del biologo Edward O. Wilson – già illustrate e note da tempo – sull’incremento demografico: siamo 7 miliardi e mezzo di abitanti su un pianeta dove la soglia di compatibilità massima è stata stimata ai 6 miliardi di persone. A fine secolo si prevede una popolazione mondiale di 11 miliardi. Queste eloquenti condizioni erano già state rilevate nel Rapporto dell’ONU-2019 stilato in 3 anni di lavoro da parte di oltre 150 esperti, volto allo studio e all’approfondimento dei rischi delle biodiversità, che metteva in guardia dal pericolo di arrivare in tempi definiti “relativamente brevi” all’estinzione di una serie di specie viventi che popolano i mari e la Terra, fino ad 1/8 di quelle attualmente censite pari ad una cifra mostruosa di circa un milione di ‘specie’ animali e vegetali. Evidenze riprese e rilanciate nel seminario svoltosi dal 29/4 al 4/5 2019 in sede OCSE, dai rappresentanti di 130 Paesi aderenti all’Ipbes. Alla pubblicazione di quel Rapporto la Terra veniva descritta “alla soglia della sesta estinzione di massa della sua storia, la prima attribuita ai comportamenti umani”.

Sono trascorsi due anni e il nuovo Rapporto 2021 non può che stigmatizzare con toni ultimativi questa responsabilità, aggravata dalle emergenze per sommi capi descritte, peraltro riconducibili alle concause dell’eziopatogenesi della pandemia, una sorta di ribellione della natura all’opera distruttrice da parte dell’uomo. Ricordiamo al riguardo le parole del Prof. Arnaldo Benini, Emerito all’Università di Zurigo: “L’umanità utilizza e violenta la natura spietatamente. Si è estesa e dilaga in tutti gli angoli della terra, sconvolgendo ecosistemi remoti e antichi di millenni, costruendo strade, estirpando e asfaltando boschi e foreste, usando a profusione e senza criterio concimi tossici e antibiotici, inquinando aria, laghi, mari, fiumi e torrenti, trivellando in terra e in mare. L’alterazione violenta degli ambienti è una delle cause delle mutazioni degli agenti patogeni e quindi delle epidemie e pandemie”. In questo contesto ambientale ai limiti della compromissione irreversibile, una umanità in espansione illimitata diventa indebolita e vulnerabile agli attacchi di virus che dimorano abitualmente in ospiti animali, come accaduto in tutte le sue varianti con il Covid-19 che ha attaccato l’uomo per traslazione zoogenetica. Questa coincidenza epocale tra compromissione climatica ed emergenza pandemica non è dunque casuale e può ripetersi. Occorre padroneggiare una visione olistica di questi fenomeni per tentare adesso, senza rinviare, di arginare la deriva catastrofica. L’obiettivo più immediato è dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 per azzerarle entro il 2050: il nemico numero uno è il riscaldamento globale, l’obiettivo è fermarlo a + 1,5° rispetto all’epoca preindustriale, come programmato nell’Accordo di Parigi (COP21-2015). Temperature più elevate porterebbero tra le altre conseguenze un ulteriore innalzamento dei mari: al trend incrementale attuale potrebbero salire fino a 50 cm a fine secolo, con una previsione ad oggi ingovernabile di 20 metri come corrispettivo di 5° di aumento della temperatura, né ci consola che ciò potrebbe avvenire al limite dei prossimi 2000 anni. Il Rapporto ONU ha snocciolato una serie di dati eloquenti e di previsioni decisamente allarmanti, rispetto a cui ogni rinvio diventa imperdonabilmente colpevole. È in gioco la vita stessa sul pianeta, a cominciare da quella dell’uomo. Ed è altrettanto evidente che se le scelte sui grandi numeri competono ai Governi della Terra, ciascuno di noi è tuttavia chiamato a realizzare comportamenti adeguati, rispettosi e responsabili. Non basta aver consapevolezza dei pericoli incombenti, occorre realizzare stili di vita sostenibili su scala mondiale.

Intanto i decisori politici accorciano i tempi delle consultazioni e delle decisioni da assumere, il prossimo step è previsto per novembre p.v. a Glasgow: tema centrale la completa decarbonizzazione, la drastica riduzione delle emissioni nocive e dei gas serra, il contenimento dell’innalzamento delle temperature nei limiti già convenuti in sede di Accordo di Parigi del 2015.

Problemi enormi ma gestibili se l’etica e la scienza supportano le politiche degli Stati, con la consapevolezza che non esistono in questo campo i tempi supplementari, poiché la tattica dei rinvii non porta a soluzioni ma solo ad un irreversibile ‘game over’.

Green pass per tutti i lavoratori. Il governo accelera. Salvini resta isolato.

L'esecutivo vorrebbe applicare l'obbligo del lasciapassare vaccinale senza distinzioni a partire già da questa settimana. Fedriga, Zaia e Fontana appoggiano la linea del ministro Giorgetti

L'estensione del green pass a tutti i lavoratori. Resta questa la priorità del governo di Mario Draghi, che vorrebbe applicare il lasciapassare vaccinakle senza distinzioni a partire già da questa settimana. Non è escluso che la questione potrebbe essere affrontata il prossimo giovedì ovvero quando si terranno la cabina di regia e subito dopo un incontro con i presidenti delle Regioni e il Consiglio dei ministri. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ieri ha dettato la linea, spiegando che "stare al governo significa assumersi responsabilità e prendere decisioni anche se qualcuno non è contento". Giorgetti ha anche sottolineato che alle aziende "servono certezze sia sotto il profilo sanitario che sotto il profilo dell'organizzazione del lavoro". Per realizzare tale obiettivo, evitando la strada dell'obbligo vaccinale, serve non solo che la Lega sia più compatta ma anche che si trovi un accordo con i sindacati. I tamponi gratis per chi non vuole vaccinarsi non sono considerati una richiesta ammissibile, c'è però la possibilità di istituire prezzi calmierati, come si è fatto per i ragazzi sotto i 18 anni. Le strade sono due: o già giovedì si riesce - oltre all'estensione per tutto il pubblico - ad anticipare la misura per un pezzo di privato, oppure si rimanda questa seconda parte, puntando per la prossima settimana all'estensione completa. La Lega ha rassicurato palazzo Chigi. "L'estensione del green pass? Non ne sappiamo nulla. Quando ci sarà una proposta del governo, ne parleremo", ha detto ieri Salvini. Nonostante ciò, i big della Lega sono giá avanti: uno alla volta, il capodelegazione Giorgetti e i governatori Fedriga, Zaia, Fontana hanno espresso un pieno riconoscimento dell'utilità del lasciapassare sanitario che delinea già la posizione finale del partito. Arriverà il sì del Carroccio all'allargamento ai dipendenti pubblici dell'obbligo del certificato. Di fronte alle prese di posizione dei big del partito, Salvini sembra non portare piú avanti la linea dura che nei giorni scorsi lo ha visto vicino alle istanze dei no green pass. 

30 agosto 2021

Caro-bolletta di luce e gas, così non ti temo più.

Le bollette della luce e del gas sono aumentate a causa della crescita dei prezzi delle materie prime, per effetto anche dell'attenuazione delle misure di contenimento della pandemia e del miglioramento delle prospettive economiche nel primo semestre del 2021. Per ridurre l'impatto dei rincari, può essere una buona idea valutare se il contratto con il fornitore è ancora adatto alle proprie esigenze o se conviene cambiare operatore o tipo di offerta, per esempio scegliendone una a prezzo bloccato. In tutto ciò occorre tenere presente che il mercato di tutela per le famiglie finirà il primo gennaio 2023 e che in qualsiasi momento è possibile passare al mercato libero: anche in questo caso però bisogna fare attenzione, dal momento che molte proposte del mercato libero non sono più economiche di quelle del tutelato.

Il rincaro delle bollette. Secondo l'aggiornamento trimestrale delle tariffe del mercato tutelato diffuso da Arera (l'autorità di regolazione per energia reti e ambiente), tra luglio e settembre di quest'anno l'incremento è del 9,9% per la bolletta dell'elettricità e del 15,3% per quella del gas per la famiglia tipo in tutela. Il rincaro avrebbe potuto essere superiore: il forte aumento delle quotazioni delle materie prime, in continua crescita da inizio anno per la ripresa delle economie dopo i ribassi dovuti la pandemia, nonché la decisa crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2, avrebbero portato a un incremento di circa il 20% della bolletta dell'elettricità, se il Governo non fosse intervenuto con un provvedimento di urgenza per diminuire la necessità di raccolta degli oneri generali in bolletta. Il prossimo aggiornamento arriverà a ottobre e, secondo le prime stime, potrebbe far segnare un ulteriore rincaro.

C'è da ricordare che a sostegno delle famiglie in stato disagio economico, da luglio è definitivamente attivo l'automatismo che consente a chi ne ha diritto (ovvero i nuclei con Isee non superiore a 8.265 euro, 20 mila se con più di 3 figli) di trovarsi accreditato in bolletta, in modo automatico nei prossimi mesi, il bonus sociale di sconto per elettricità e gas, che comprenderà le agevolazioni già conteggiate dall'inizio dell'anno. Per ottenere i bonus sociali, quindi, non serve più presentare la domanda, che resta invece necessaria per le riduzioni da disagio fisico.

Il mercato dell'energia elettrica e del gas. L'Arera ha di recente pubblicato il primo «Rapporto monitoraggio dei mercati di vendita al dettaglio dell'energia elettrica e del gas». Secondo il report, prosegue a ritmo costante la progressiva uscita dei clienti finali dalle tutele: il 57,3% dei clienti domestici sono nel mercato libero nel settore elettrico, mentre per quanto riguarda il gas si tratta del 60,2%. Per tutte le tipologie di cliente e per entrambi i settori si conferma che la stragrande maggioranza dei passaggi avviene nell'ambito del mercato libero, quindi da soggetti che erano usciti dalla tutela già in precedenza. Inoltre, la quota di clienti in uscita dalla maggior tutela che scelgono un contratto di libero mercato con lo stesso venditore che esercisce anche la maggior tutela, o con un collegato, è molto elevata e continua a mantenersi al di sopra del 50%.

Considerando le offerte e i prezzi, il portale offerte dell'Arera, operativo dal 2018, contiene circa 4.855 proposte disponibili alla consultazione e alla comparazione della spesa. Dall'analisi dell'autorità emerge che nel mercato libero sono presenti alcune proposte più convenienti dei servizi di tutela, sia a prezzo fisso che a prezzo variabile, ma che rappresentano una quota residuale di quelle disponibili.

Nel settore elettrico per il cliente tipo domestico, nei 18 mesi analizzati (da gennaio 2020 a giugno 2021) c'erano in media 64 offerte del mercato libero più convenienti della maggior tutela, pari al 4,72% delle offerte a disposizione (di queste, 15 erano a prezzo variabile e 49 a prezzo fisso).

Con riferimento invece al gas, per il cliente tipo domestico c'erano in media 65 proposte più convenienti del servizio di tutela, pari al 9,82% di quelle messe a disposizione (di queste, 32 erano a prezzo variabile e 33 erano a prezzo fisso).

Rispetto al complesso dei contratti sottoscritti nel mercato libero dagli utenti domestici risulta che sono principalmente a prezzo fisso (84% nel settore elettrico e 73,9% per il gas naturale).

Come tutelarsi. Un'opzione per mettersi al riparo dai possibili rincari è la scelta di un'offerta luce e gas a prezzo bloccato: sono contratti in cui il prezzo della componente energia viene mantenuto fisso per un certo periodo di tempo, che varia da contratto a contratto (12, 24, 36 mesi). Di solito le altre componenti (trasporto, gestione del contatore, oneri di sistema) seguono gli aggiornamenti tariffari stabiliti dall'autorità. Le offerte a prezzo variabile, invece, sono contratti in cui il prezzo della componente energia varia automaticamente in base alle variazioni di un indice o di un prezzo di riferimento; in questo caso, insieme all'indicazione del prezzo o della componente indicizzata, deve essere evidenziata la frequenza delle possibili variazioni. Il venditore deve inoltre indicare, sia nel contratto sia nella scheda di confrontabilità, quale è il meccanismo d'indicizzazione adottato, il prezzo massimo raggiunto negli ultimi 12 mesi e il periodo in cui questo prezzo massimo è stato applicato.

Una buona regola è poi controllare i dettagli della bolletta e leggerla in ogni sua parte. Conviene, inoltre, valutare i propri consumi e proprie le abitudini quotidiane in modo da trovare la tariffa più adatta. Per esempio per l'energia elettrica esistono due tipologie di tariffe, monoraria e bioraria: la tariffa monoraria prevede un prezzo indifferenziato per tutte le fasce orarie di consumo dell'energia elettrica ed è consigliata a chi ha un consumo che si distribuisce in maniera omogenea in tutti i giorni della settimana e su tutte le ore del giorno. La tariffa bioraria invece prevede un prezzo differenziato in base alle fasce orarie in cui viene utilizzata ed è più adatta a chi ha un consumo che si distribuisce in particolari giorni della settimana e ore del giorno.

Ci sono poi vari strumenti digitali per confrontare le diverse proposte degli operatori in modo da capire se è possibile risparmiare cambiando fornitore. Innanzitutto c'è il portale offerte di Arera che raccoglie e pubblica tutte le offerte presenti sul mercato di vendita al dettaglio elettrico e del gas naturale. Poi ci sono vari comparatori online che possono aiutare: per esempio SOStariffe.it, portale che permette di confrontare tariffe e offerte delle principali utenze domestiche e servizi finanziari (adsl, telefonia, internet, pay tv, energia, gas, conti, mutui, finanziamenti e prodotti assicurativi). Oppure c'è Facile.it, che offre un servizio di comparazione delle tariffe. Un'altra opzione è Switcho, una piattaforma digitale su cui è possibile creare un profilo inserendo i propri consumi per ricevere una proposta per risparmiare; se poi si accetta, il sito si fa carico della burocrazia necessaria al passaggio al nuovo fornitore.

 

02 maggio 2021

La mancata applicazione della Zona Franca in Sardegna

La mancata applicazione della Zona Franca in Sardegna rappresenta forse il giogo principale per i sardi da 50 anni a questa parte ma purtroppo non pare degna di “rivoluzione” almeno politica.


C'è chi attualmente non riconosce i vantaggi delle zone franche come strumento di ordine pubblico. 

“Non si possono mettere in discussione le zone franche.

Come punto positivo, ha sottolineato che c'è un livello molto alto di investimento, i quasi 40 miliardi di dollari ne fanno conto, è cresciuto del 500% negli ultimi 6 anni e lo sviluppo di nuove infrastrutture di servizi per l'industria con più di 800 aziende, in almeno 63 comuni in 19 dipartimenti del Paese e con questo maggiori controlli doganali. Negli ultimi 6 anni l'occupazione è aumentata del 125%, da 28.000 a 65.000 posti di lavoro diretti.

"Ad esempio, le zone franche di Santander e Cauca, dipartimenti devastati dalla violenza, hanno raggiunto livelli occupazionali rispettivamente di 4.100 e 20.000 posti di lavoro in meno di 5 anni, favorendo il sostentamento di molte famiglie", aggiunge il manager.

Il 50% dell'area dichiarata come zona franca si trova sulla costa atlantica e il 60% di questa area è disponibile per ospitare nuovi progetti, sfruttando piani come la costa caraibica.

La seconda è che le zone franche sono un meccanismo per la competitività internazionale. Sebbene alcune organizzazioni come l'OCSE, l'FMI e la Banca mondiale abbiano condotto studi in cui mettono in dubbio questo strumento di politica pubblica e che i presunti benefici dell'occupazione e degli investimenti non compensano il costo del tesoro, è anche importante menzionare che il meccanismo esiste in più della metà dei paesi OCSE e altre organizzazioni internazionali come IDB, ILO ed ECLAC, mostrano come le zone di libero scambio continuano ad essere un palliativo di fronte ai persistenti problemi del clima economico nei paesi latinoamericani e quindi nelle economie allo stesso livello dei colombiani, adattano i loro regimi di zona franca per competere per gli investimenti.

Il successo delle zone economiche in Asia e dei parchi industriali in Messico e in altri paesi dell'America centrale è ampiamente riconosciuto. Il manager ha sottolineato "Mentre in Colombia attacca e intende tassare con molte più tasse, dimenticando la" stabilità giuridica ", ad esempio il Messico sta incorporando modifiche nella sua legislazione interna per rafforzare la figura delle maquiladoras IMMEX e le agevolazioni fiscali doganali, con la figura delle zone franche, per porre il Messico al centro degli investimenti esteri nella regione ”.

Terzo, in Colombia enti prestigiosi come il Dipartimento nazionale di pianificazione, la Banca della Repubblica e l'Università delle Ande hanno concluso che le zone franche non sono un buco fiscale. Al contrario, generano un effetto positivo sul reddito lordo delle imprese (industriali), promuovono un aumento della raccolta nazionale e facilitano le ispezioni. In quanto spesa fiscale, rappresenta solo lo 0,02% del PIL e i suoi effetti sulla creazione di cluster sono positivi.

“Bisogna dire al Paese che le zone franche stanno fornendo grandi vantaggi, non solo economici ma anche fiscali. Il vantaggio fiscale del meccanismo consente al governo di raccogliere $ 2 per ogni $ 1 che sacrifica, per l'aliquota d'imposta sul reddito inferiore. Quando sono incluse altre tasse nazionali e locali, il rapporto diventa da $ 3 a $ 1. Non è vero che il regime libero ha un costo fiscale negativo per le finanze pubbliche, poiché l'aliquota inferiore è compensata da investimenti più elevati che altrimenti. non sarebbe realizzato ”, indica Martínez.

Il dirigente sindacale ha anche sottolineato che molti investimenti non sarebbero stati fatti se non fosse stato per gli incentivi delle zone franche, poiché, come è noto, l'alto costo del Paese segna un chiaro svantaggio: carenti infrastrutture stradali e portuali inoltre agli alti costi di porti e merci, tra gli altri aspetti.

Martínez ha sostenuto che ci sono cambiamenti positivi per le zone franche e quindi le voci di coloro che mettono in dubbio non sono accettate per motivi diversi da quelli accademici, un meccanismo che si è dimostrato di gran lunga la migliore alternativa per molte aziende per raggiungere la loro produzione e di competitività internazionale. Al contrario, il Paese dovrebbe studiare, come stanno facendo altri, come rafforzare questo meccanismo.

Fedez esprime il furore ideologico di sinistra sulla Zan


La passerella di Fedez al Concertone? Matteo Salvini l’ha presa con filosofia, citando Buddha e la meditazione, che dovrebbe praticare maggiormente Fedez. Dopo il delirio di Fedez sul palco del Primo Maggio  il leader della Lega lo ha invitato a bere un caffè, per parlare di libertà e di diritti”. “Adoro la Libertà. Adoro la musica, l’arte, il sorriso. Adoro e difendo la libertà di pensare, di scrivere, di parlare, di amare. Ognuno può amare chi vuole, come vuole, quanto vuole. E chi discrimina o aggredisce va punito, come previsto dalla legge. È già così, per fortuna. Chi aggredisce un omosessuale o un eterosessuale, un bianco o un nero, un cristiano o un buddhista, un giovane o un anziano, rischia fino a 16 anni di carcere. È già così”, scrive Salvini su Fb.

Rauti (FdI) contro la Festa dell’Unità andata in onda

“‘Canta che ti passa’ invece Fedez preferisce fare un comizio, trasformando il ‘concertone’ in un festival dell’Unità vecchio stile. E, dal palco in diretta Rai3, mentre pubblicizza indirettamente la Nike indossando un cappello logato, il politico-cantante insulta, con tanto di nomi e cognomi, rappresentanti del mondo associativo pro Life, la cui ‘colpa’ è quella di criticare il ddl Zan e l’introduzione del reato di omontrasfobia”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, responsabile del Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili.

Il Concertone rosso pagato con i soldi degli italiani

“La smodata esibizione del cantante – prosegue Rauti – è la conferma del furore ideologico del ddl Zan e dell’intolleranza verso tutti coloro che dissentono dal ‘pensiero unico’. Così, abusando del servizio pubblico pagato da tutti noi e senza possibilità alcuna di contraddittorio, viene lanciato ed imposto un messaggio politico a senso unico, funzionale alla più generale offensiva gender. Le esternazioni di Fedez sono l’ulteriore conferma di voler reprimere la libertà di espressione e di opinione di chi la pensa diversamente”, conclude.

01 maggio 2021

Ciro Grillo, la strategia difensiva: rito abbreviato.


Ciro Grillo, la strategia difensiva: rito abbreviato. L’amica della vittima: non eravamo ubriache.

Ciro Grillo, gli avvocati preparano la strategia difensiva in caso di rinvio a giudizio. Ne scrive oggi Il Fatto quotidiano spiegando che i legali sono orientati a chiedere il rito abbreviato. “Questa strategia – scrive Il Fatto – potrebbe avere ripercussioni importanti sul procedimento. Il rito abbreviato, che comporta uno sconto di pena di un terzo in caso di condanna, prevede che il processo si celebri con le prove raccolta fino a quel momento dal pm. Il che significa, in caso di violenza sessuale, che la vittima non potrà più replicare o aggiungere altro rispetto a quanto già dichiarato fino a quel momento. La vittima potrebbe quindi non avere più la possibilità di dare la propria versione sui nodi più contraddittori della vicenda”.

Il racconto dell’amica della vittima

Sul Corriere, intanto, si dà conto della testimonianza dell’amica della vittima, Roberta (nome di fantasia). La quale nega che all’arrivo alla villa fossero tutti ubriachi.  «Ero sobria, mi rendevo conto di ciò che accadeva, così come ho già detto per gli altri ragazzi e per Silvia. Certamente ero molto stanca perché avevamo fatto molto tardi…».

L’amica si addormenta sul divano e cominciano le violenze.

“Finita la pasta e sparecchiato tutto – scrive il Corriere – Roberta si addormenta sul divano mentre Silvia, ancora sobria, subisce la prima delle violenze che racconta ai magistrati. Francesco – dice la sua denuncia – si infila nel suo letto (con gli altri che guardano, commentano e ridono davanti alla porta) e la costringe a un rapporto sessuale che comincia in camera da letto e finisce in bagno, dove lui la trascina. Lei prova a resistere ma è inutile ogni tentativo di liberarsi, racconta. Silvia spiega che Francesco ci aveva provato anche mentre preparava gli spaghetti in cucina ma lei gli aveva dato un calcio facendolo cadere e lì per lì lui aveva desistito. «Non è vero» ha raccontato lui nel suo ultimo interrogatorio. Nessun approccio, nessun calcio, nessuna violenza. Semplicemente lei ci stava. «E dopo il rapporto sessuale mi sono addormentato»”.

Costretta a bere vodka e afferrata per i capelli

“La versione di Silvia è drammatica: dice di aver provato a svegliare Roberta per andar via da quella casa ma che lei, nel dormiveglia, non ha capito la situazione d’allarme. Di fatto – così Silvia racconta ai carabinieri nella sua denuncia – fra le 8.30 e le 9 ricominciano le violenze e stavolta, però, compare una bottiglia di vodka. Lei dice che l’hanno afferrata per i capelli, costretta a berne mezza bottiglia e ad avere rapporti di gruppo. E la Procura contesta ai ragazzi l’aggravante della «minorata difesa» dovuta allo stato di alterazione psicofisica indotto dalla vodka. Ma i ragazzi negano tutto“.

 

 

Sardegna in muscia e immagini: Discover


Promuovere la Sardegna con musica e immagini: nasce Discover, progetto di promozione turistico territoriale.

Nasce Discover, un progetto di promozione turistico territoriale basato sull’utilizzo di dj set ripresi con droni e operatori video. “L’obiettivo – ci racconta Davide

Moreno, giovane creativo pubblicitario, tra le menti dietro il progetto Discover – è quello di raccontare la Sardegna attraverso i suoni live dei djset e un uso professionale dei droni per le riprese video aeree”.

L’idea nasce dalla volontà di Nicola Frongia, DJ del gruppo e fondatore del progetto assieme  a Davide e Federico Pilloni che nei lunghi mesi del lockdown, forse per non perdersi d’animo, ha pensato ad una nuova modalità per promuovere la sua passione e il suo lavoro.

“L’idea era quella di farmi conoscere e proporre i miei Dj Set – ricorda Nicola – ma, come spesso accade, dalle chiacchiere si è passati ai progetti e infine alla creazione di quello che vuole essere un vero e proprio percorso imprenditoriale. Grazie a Davide e Federico, quello che era solo un mio progetto promozionale si è trasformato in un contenitore di marketing ad uso e consumo delle Pubbliche Amministrazioni interessate a trovare un punto d’incontro con i settori più giovani della società e delle comunità”

Il video marketing territoriale è oggi il mezzo più utilizzato per promuovere un territorio.

Dirette, stories, video promozionali dove musica, suoni e immagini si rincorrono e si mischiano ad arte compaiono sui nostri canali social, sui siti e nelle nostre newsletters. La ricetta è sempre la stessa: lo storytelling emozionale utilizzato per raccontare un territorio e per promuoverlo, viene raccontato da vari punta di vista, utilizzando viste aeree e suoni immersivi. 

“Ho pensato subito che l’idea di Nicola potesse trasformarsi in un incredibile volano promozionale per il territorio  – racconta Davide Moreno – L’obiettivo è quello di parlare il linguaggio che ci è proprio, quello dei giovani, e rivolgerci ad un target di pubblico ben definito raccontando e dando lustro ad un territorio troppo spesso criticato e osteggiato”

Il progetto nasce da una chiacchierata tra amici. L’idea, cresciuta con la passione e la foga più sana e genuina però, ha fin da subito coinvolto altri professionisti locali.

“Con Davide e Nicola – evidenzia Federico Pilloni, terza mente dietro Discover – abbiamo intrapreso già da alcuni anni un percorso musicale comune. Un’avventura che ci ha portato a calcare i palchi e le sale di decine di locali, ma è stata la passione e l’amore per la comunicazione e per il territorio in cui viviamo la vera molla che ci ha portato ad esplorare territori che sconfinano nel marketing turistico e nella promozione territoriale.”

Una passione, quella per il territorio, che traspare forte dalle sedi scelte per i primi due video promozionali. L’anfiteatro di San Gavino Monreale e lo splendido borgo minerario di Montevecchio sono state le due location scelte. Edifici e paesi che possono quasi essere considerati come lo specchio di un territorio che potrebbe recitare una parte da assoluto protagonista nel mondo ma che, anche a causa del Covid, sta soffrendo e arrancando. Ed è proprio questo il mondo che il team che sta dietro Discover si prefigge di migliorare. 

Nel futuro di Discover (di cui fanno parte a pieno titolo anche Erica Uras, Alberto Ibba, Mattia Frongia, Filippo Cossu e Simone Lixi) c’è tanto. L’idea è quella di offrire questo innovativo contenitore pubblicitario e comunicativo agli enti locali e alle associazioni attive sul territorio. 

“Pensiamo che questo progetto possa diventare un mezzo con cui le amministrazioni comunali possono farsi conoscere,  raccontare i territori ed arrivare a persone e utenti che altrimenti non avrebbero raggiunto. Vogliamo dare risalto alla nostra isola – concludono quasi in coro i tre fondatori di Discover – comunicando a quanta più gente possibile quella sensazione “primitiva” e contagiosa, di attaccamento e amore incondizionato per una terra che per noi è, sicuramente, più di un continente”.

Zona Franca


Zona Franca: sai veramente cosa è?Sardegna a quando?

In Sardegna, e non solo tutti parlano di Zona Franca tutti ne parlano ma pochi sanno che cosa è. Dunque cosa è una zona franca?

 In genere viene definito zona franca è un territorio che sta  fuori dalla linea doganale. Ad oggi, da diversi anni, l’Italia fa parte dell’Unione Europea, dunque nella realtà non vi è nessuna dogana tra gli Stati Membri. Istituire una zona franca equivarrebbe ad essere fuori dall’Unione Europea. Tra i vari discorsi reperiti nei vari gruppi online sembra che la questione Unione Europea non sia calcolata e se lo è l’Europa viene spesso vista come una sorta di matrigna Sarebbe una sorta di zona franca fiscale quella caldeggiata in Sardegna, ovvero un’area ibrida,  senza iva, senza irpef, senza irap, senza distinzione fra prima e seconda casa, con carburanti a di costo, bensì a prezzi di mercato, un’area senza ritenute d’acconto, senza sostituti d’imposta, senza imposte di bollo, di registro, senza carta d’identità, senza iscrizioni obbligatorie a camere di commercio, inps, ecc. Insomma letto così sa di Paradiso un pò particolare. La Zona Franca si legge dovrebbe essere un’area dove lo stato fa un passo indietro e chi abita nella zona franca ha la vera libertà. Spesso la Zona Franca può essere ritenuta  come uno strumento che consente di “stimolare” l’economia di un Paese, in questo caso di una Regione che è Autonoma ma che fa comunque parte di uno Stato e di una comunità sovrastatuale.

Spesso per comprendere le Zone Franche si cita anche l’esempio della città di Shenzhen, città sub-provinciale di Guangdong in Cina, che grazie all’introduzione di una delle prime ZES cinesi si è trasformata da un piccolo villaggio di pescatori ad uno dei più importanti motori dell’economia cinese in cui hanno sede molte delle più importanti multinazionali. In Italia invece le zone franche sono Livigno, provincia di Sondrio in Lombardia, dove ancora oggi vige l’esenzione dal pagamento dell’IVA, ma che è comunque nata con la Repubblica ed è ancora considerato un luogo di frontiera, anche se nei fatti non è così ma la Zona Franca non è mai stata eliminata.La Zona Franca si legge dovrebbe essere un’area dove lo stato fa un passo indietro e chi abita nella zona franca ha la vera libertà ma è comunque una teoria che potre Si apprende anche che le norme sulle ZF, con l’unificazione del territorio doganale comunitario, sono contenute nel Codice Doganale Comunitario Aggiornato agli artt. 155-161. Cosa verrà creato in Sardegna? Che idea ti sei fatto?

I vantaggi di una Zona Franca si possono così riassumere:

1. Diminuzione dei costi per l’impresa investitrice grazie alle agevolazioni;

2. Maggiori investimenti nel territorio

3. Sviluppo generale dell’economia del territorio.



12 dicembre 2020

Cos'è il buon giornalismo?

Se distinguiamo tra giornalismo come impresa, come professione e come attività, non è ovvio che il giornalismo che meglio serve il bene pubblico sia sempre fornito da giornalisti professionisti che lavorano per un mezzo commerciale. L'imperativo del profitto, così come la mano pesante di proprietari terrieri, inserzionisti, uffici stampa, lobbisti e forze politiche possono superare i vantaggi, in termini di tempo e risorse, del lavoratore salariato. L'attività di giornalismo ha bisogno di imprese e professionisti a tempo pieno, ma non può essere limitata a loro.

Quindi quali qualità ha un buon giornalismo? Il buon giornalismo cerca di arrivare alla verità o, almeno, a una parte importante di essa. Cerca tutte le possibili fonti, comprese quelle difficili o pericolose da raggiungere. Controlla i fatti e formula giudizi espliciti sulla qualità delle prove.  Quindi il buon giornalismo cerca di raccontare la storia, di descrivere, mostrare, spiegare e analizzare, nel modo più chiaro e vivido possibile, rendendo la questione accessibile a un pubblico che altrimenti non lo conoscerebbe.

Il primo obbligo del giornalismo è con la verità . Non ci può essere legge più alta nel giornalismo che dire la verità.  Per i giornalisti, il valore definitivo è l'onestà, il tentativo di dire la verità. Questo è il loro obiettivo principale.

Non è necessario essere un giornalista professionista che lavora per una società di notizie per avere una disciplina, un'etica e delle linee guida con le quali i possono trovare fatti, dire la verità, rivelare attraverso ricerche o satira, fare commenti esplicitamente distorti o segnalare con qualsiasi altro mezzo scelto. 

Non devi essere un giornalista per fare un buon giornalismo. 

M5s, fuga mai vista nella storia della Repubblica.

Già 47 parlamentari hanno mollato il Movimento

M5s, fuga per la poltrona. O contro il tradimento dei valori del Movimento. Ognuno (all’interno dei pentastellati) la vede come vuole, ma i dati sono impressionanti.  Un parlamentare su 7 ha già lasciato il Movimento 5 Stelle. Una media mai vista nella storia repubblicana. Tra Palazzo Madama e Montecitorio, sono ben 47 parlamentari su 226 deputati e 112 senatori inizialmente eletti. E la fuga pare tutt’altro che terminata.

Dall’inizio della legislatura sono ben 16 i senatori passati al Misto e 27 i deputati che hanno abbandonato. A provocare l’ennesima emorragia, il dilaniante voto sul Mes. Con i transfughi di ieri si arriva, dunque, a trentuno. Fra espulsi e fuoriusciti, come confermano i dati di Openpolis, ecco i numeri, senza considerare coloro, ma sono pochi che candidati con M5s, sono stati cacciati al termine della campagna elettorale.

 

 

Reddito di cittadinanza, ora vengono “in trasferta” per ottenerlo: 7 rumeni beccati a Bergamo.

Non avevano mai avuto la residenza in Italia, ma ugualmente erano riusciti ad ottenere la carta virtuale per il Reddito di cittadinanza. Così 7 rumeni tra i 30 e i 40 anni si sono presentati all’ufficio postale per ritirare quella definitiva, muniti di relativa documentazione. Ed è stato solo grazie all’intuizione degli impiegati se anche questo ennesimo tentativo di truffa è stato sventato.

L’episodio si è verificato a Bergamo. I sette rumeni si sono presentati all’ufficio postale con carta virtuale del Reddito di cittadinanza, che erano riusciti a ottenere collegandola al codice fiscale, e con la relativa documentazione. Qualcosa però non tornava, a partire dal fatto che i sette non avevano con sé altri documenti e non erano nemmeno in grado di parlare l’italiano. La direttrice, quindi, insospettita, ha allertato i carabinieri.

È Giorgia Meloni la leader più apprezzata dagli italiani.

La conferma è arrivata dal sondaggio di Index Research per Piazzapulita, presentato ieri in trasmissione da un Corrado Formigli apparso piuttosto spiazzato nel dover dare la notizia. Meloni, dunque, scavalca ufficialmente Conte, con un dato che d’altra parte non giunge inaspettato. Da settimane ormai tra la presidente della destra e il premier si registrava un testa a testa, accompagnato anche dalla costante crescita di consensi per FdI e un costante calo per i partiti della maggioranza di governo.

Giorgia Meloni si attesta come leader politico in cui gli italiani ripongono maggiore fiducia con il 38% dei consensi. Conte invece scivola al 36%, perdendo il primato mantenuto finora dalla posizione privilegiata di capo del governo. Nelle scorse settimane i due erano rimasti in una condizione di parità, ma con un trend opposto: Conte, infatti, è passato dal 44% di metà ottobre al 36% di oggi, perdendo 9 punti. Un crollo. Meloni, invece, anche sul piano del gradimento personale conferma l’ascesa costante già vista per FdI. Così dal 35% di metà ottobre giunge ora al 38% che ne fa prima figura di riferimento per il Paese. 


I media, l'epidemia e la paura.

Prudenza e buona informazione sono essenziali, ma anche conoscere gli obiettivi.

L'epidemia di coronavirus Covid-19 sta avendo un'importante ripercussione pubblica che viene amplificata continuamente dai media alla stampa apparentemente più equa. Ad esempio, tra ieri e oggi, sul giornale che leggo regolarmente, ci sono stati non meno di quattro riferimenti al presunto panico cittadino (maschere, tosse che producono terrore ...) a più di diverse pagine dedicate all'argomento.

È ovvio che Covid-19 è un nuovo virus di cui sappiamo poco e che ci obbliga a essere cauti. Anche che la sua letalità, sebbene non sia molto grande, è probabilmente amplificata dal fatto che molte persone infette non hanno sintomi o hanno sintomi molto lievi, quindi passano inosservati e non vengono conteggiati, il che favorisce il contagio e rende difficile fermare la catena di trasmissione.

Inoltre il suo monitoraggio quotidiano ne amplifica l'impatto. 

Perché il Covid-19 è così ingrandito? Diciamo che ci sono alcune ragioni oggettive e altre no: quelle oggettive sono che si tratta di una nuova malattia la cui evoluzione è logicamente sconosciuta e richiede cautela, e anche che il contagio da persone senza sintomi ne favorisce estremamente la trasmissione. Gli altri hanno più a che fare con la paura dell'ignoto in una società poco avvezza ai rischi, con l'eccessiva fiducia nella medicina, e con gli interessi economici che traggono profitto dall'epidemia (che vanno dalla ricerca sensazionalista del pubblico alle aziende produttrici dei prodotti sanitari ad esso correlati).

Fino ad ora non esiste un trattamento specifico, anche se molti sono stati provati e alcuni sono stati pubblicizzati sui media come se la loro efficacia fosse dimostrata. Una malattia autolimitante con tendenza a curare alimenta la falsa impressione che qualsiasi misura sia efficace, anche se in realtà non ha alcun effetto o agisce semplicemente come un placebo.

Per fortuna, sembra che la maggioranza della popolazione abbia normalizzato l'epidemia e finora si rifiuta di lasciarsi trascinare da una paura incontrollata, nonostante la martellante campagna mediatica. D'altra parte, il sistema sanitario pubblico sta rispondendo e dimostrando, ancora una volta, che quando c'è un grave problema di salute, reale o sovradimensionato, è l'unico con la capacità di rispondere, mentre manca il settore privato, perché lo fa sempre quando ci sono problemi potenzialmente gravi e in cui la redditività economica non è garantita.

Matteo Renzi: "Se Conte vuole pieni poteri come Salvini, faremo cadere il governo"

Il leader di Italia Viva avverte in questa intervista che se il presidente del Consiglio non sottoporrà al Parlamento la gestione dei fondi dell'Unione Europea, ritirerà il suo sostegno e causerà crisi.

Matteo Renzi (Firenze, 45 anni) , ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva, ha guidato uno storico assalto politico un anno e mezzo fa in piena estate che ha destituito Matteo Salvini dall'Esecutivo e ha portato a un nuovo governo in Italia. Il fiorentino, il migliore in questo tipo di movimenti scacchistici parlamentari, accettò che Giuseppe Conte sarebbe stato ancora una volta alla guida del nuovo artefatto. Oggi, però, minaccia di usare la sua forza parlamentare (30 deputati e 18 senatori) e di rimandarlo a casa se il presidente del Consiglio non si arrende e cambia radicalmente la struttura che ha progettato per distribuire i 209.000 milioni di euro di fondi europei che l'Italia riceverà. La situazione è critica e arriva nel momento peggiore. Ma Renzi questa volta è disposto ad andare fino in fondo . Se rovescia il governo, come afferma in un'intervista telefonica con EL PAÍS proprio la mattina dopo il duro attacco a Conte al Senato, non ci sarebbero difficoltà a formare un altro esecutivo.

DOMANDA. Mercoledì lei ha avvertito il primo ministro al Senato che rovescerà il governo se non revocerà la sua decisione di affidare la gestione dei fondi di recupero europei a una task force guidata da sei amministratori delegati. Pensi che ti ascolterà?

RISPOSTA. Penso che tornerà indietro. È stato nominato presidente del Consiglio dei ministri dopo che un anno e mezzo fa abbiamo effettuato un'operazione in Parlamento contro Salvini. Ed è stata una bella operazione perché, tra l'altro, il Movimento 5 Stelle (M5S), che era contro l'Europa, oggi è europeista e cerca di entrare nel gruppo di Emmanuel Macron (Renew Europe). Questo è un capolavoro tattico. Il primo ministro ha lavorato per far avanzare la pandemia. E in alcune cose ha fatto meglio che in altre. Ma non si può accettare che in nome dell'emergenza, a 10 mesi dal suo insorgere, tutti i poteri dello Stato siano arrogati a spendere quei 200.000 milioni. Non abbiamo rimosso Salvini per questo.

DOMANDA. P. Italia Viva, il tuo partito, ora ha la chiave di questo esecutivo. Farà cadere il governo se Conte non si tira indietro?

RISPOSTA. Sì, nel senso che questo non è un problema lavorativo, come mi è stato offerto. Non posso accettarlo. Il meccanismo per discutere le regole istituzionali non può essere compensato da un piccolo accordo. Italia Viva è un piccolo partito, ma noi siamo decisivi per il Governo. Se Conte vuole pieni poteri come richiesto da Salvini, io dico di no. È un problema di rispetto delle regole. E in quel caso ritireremo il sostegno al governo.

"Se necessario, i numeri vengono dati in Parlamento per formare un altro governo"

DOMANDA. Questa volta c'è una parte del Partito Democratico (PD) e dell'opposizione che sono con lei. Pensi di avere il tuo sostegno in questo?

RISPOSTA. Molti di coloro che prendono le distanze da me in pubblico ammettono in privato che le nostre critiche sono giuste e autentiche. Quindi spero che Conte si fermi. È lui che ora sta andando nella direzione opposta sull'autostrada. Se riacquisti lucidità, ferma questo assurdo provvedimento, siamo pronti a ragionare in merito.

DOMANDA. In che senso?

RISPOSTA. Abbiamo 200.000 milioni di euro, ma non sappiamo chi ha deciso come spenderli. È apparso un solo documento che dice cose come: "Per il turismo, 3.200 milioni di euro". Il turismo è fondamentale per l'Italia. I nostri amici spagnoli saranno felici se investiamo solo quella cifra. Ma è assurdo che un Paese come il nostro, con il patrimonio culturale e la capacità di attrarre visitatori, investa l'1,5% di questi fondi in questo settore. Ma chi ha deciso questa follia? E questa è solo una parte.

DOMANDA. Non ci sono state discussioni in Consiglio dei ministri?

RISPOSTA. No! E questo parla dell'improvvisazione prevalente. Non hanno parlato con i sindaci, con i sindacati, con i datori di lavoro, con il terzo settore… È come se avessero perso la testa. Un tecnico di Palazzo Chigi [sede del Governo] ha deciso di notte come spendere 200.000 milioni che sono la nostra ultima grande occasione per pensare al futuro dei nostri figli.

DOMANDA. Qual è la tua analisi?

RISPOSTA. Non lo so, sono un ex presidente del Consiglio che ha servito il suo Paese per un certo periodo e oggi è membro del parlamento. Non ho voglia di discutere, ma non posso accettare che qualcuno nel mio paese cerchi di rivendicare pieni poteri. Quando Salvini ci ha provato, mi sono alzato in Parlamento e ho detto "no". Ora, non farò qualcosa di diverso.

DOMANDA. Ti sembrano paragonabili?

RISPOSTA. Salvini lo ha fatto in costume da bagno e con un mojto in mano e Conte, con giacca e cravatta in un ufficio.

Non accetterò posizioni in cambio del nostro sostegno, non sarò ministro "

DOMANDA. Fissate una scadenza per risolvere questa crisi?

RISPOSTA. Dipende da lui. Devi fermarti, scusarti e ricominciare.

DOMANDA. Se il governo cade, il Quirinale [sede della Presidenza della Repubblica] ha già fatto sapere che è propenso a indire elezioni. Non consentirà altre operazioni.

RISPOSTA. Guarda, il Quirinale in Italia non parla. Quelle sono fonti attribuite a chi vuole che dica una certa cosa. Ma in Italia il sistema prevede che il Presidente della Repubblica debba verificare se i numeri esistono in Parlamento per formare un altro Governo. E se li trovi, è fatto. Altrimenti va alle elezioni.

DOMANDA. E pensi che quei numeri siano dati?

RISPOSTA. Penso di sì. Ma prima di arrivare a questo, vorrei che il Presidente del Consiglio riacquistasse la sua tranquillità e venisse in Parlamento per cambiare tutto.

DOMANDA. L' Italia sta attraversando una situazione critica: sanitaria, economica e sociale. Sembra prudente condurre un'operazione del genere?

RISPOSTA. L'ideale sarebbe andare avanti con questa maggioranza e questo governo. Ma non a qualsiasi prezzo. Devi essere molto chiaro con i 200.000 milioni del fondo di recupero.

DOMANDA. Se i numeri non tornassero, saresti felice di vedere Forza Italia entrare a far parte di una nuova maggioranza?

RISPOSTA. Forza Italia è un partito europeista che appartiene al Partito popolare europeo (PPE) e che deve chiarire i suoi rapporti con Salvini e [Giorgia] Meloni [di Fratelli d'Italia]. La destra italiana è divisa tra sovranisti e popolari. Ma i sovranisti, a differenza della Spagna, sono più numerosi. Non credo che Berlusconi e Salvini si lasceranno mai.

Forza l'Italia al governo? Berlusconi non romperà con Salvini "

DOMANDA. Che tipo di primo ministro vorresti se il governo cadesse?

RISPOSTA. Oggi si chiama Giuseppe Conte e gli consiglio di concentrarsi bene perché dovrà presiedere il G20 in un momento molto importante. Il mondo post-virus e il ritorno degli Stati Uniti sul tavolo del multilateralismo. Lascialo fare invece di chiedere pieni poteri.

DOMANDA. Sì, ma se rovesciate il governo, come minacciate adesso, dovrà essere eletto un primo ministro. Gradireste qualcuno del PD come Nicola Zingaretti?

RISPOSTA. Non faccio piscine. Non è una questione personale, insisto.

DOMANDA. Ha parlato con Conte nelle ultime ore?

RISPOSTA. Sono andato a trovarlo a Palazzo Chigi e gli ho chiesto di fare un lavoro serio insieme. Quando in seguito ha presentato il progetto, ho risposto che la sua visione è contro la filosofia che dovrebbe essere giusta per l'Italia. Non potevamo vederci più fisicamente.

DOMANDA. Hai offerto qualcosa per fermare la minaccia?

RISPOSTA. Gli sherpa si sono incontrati per lavorare. Ma non posso e non voglio usare una battaglia iniziale per chiedere posizioni. È evidente che avrei tutto l'interesse a farlo, ma non è una battaglia per il mio partito, ma per il mio paese.

DOMANDA. Accetteresti un portafoglio se ci fosse una ristrutturazione del governo a gennaio?

RISPOSTA. Non tornerò al Consiglio dei ministri. È una battaglia per le idee e questo mi rende forte.

https://elpais.com/internacional/2020-12-10/matteo-renzi-si-conte-quiere-plenos-poderes-como-salvini-haremos-caer-al-gobierno.html


La Azzolina con un piede fuori dal governo

La Azzolina con un piede fuori dal governo, Pd e Iv: “Va sostituita”. E Conte sta per arrendersi.

Bye bye Azzolina. “Ha sbagliato troppo, va sostituita”. Il tam tam continua, ai piani altri sostengono che non è più possibile tenerla alla guida del ministero. Pd e renziani sono pronti a metterla alla porta, già sanno chi inserire al suo posto. Il tentativo di Conte del “vogliamoci tutti bene” è fallito sul nascere. E le sue parole sui ministri – pronunciate giorni fa – sanno ancor più di beffa. «Sono il capitano di una squadra che ha superato una grande prova, i miei ministri sono i migliori», aveva detto. E ancora: «La maggioranza c’è e ci sarà». Il solito show del premier.

Parole, però, che hanno imbarazzato le stesse forze di governo. Pd e Iv sanno che così non si può andare avanti. “Ma quali ministri migliori”, è il commento che rimbalza in ogni retroscena. La seconda ondata è stata affrontata in modo pessimo, l’Italia è tornata nello sprofondo. Basta pronunciare un nome, Lucia Azzolina, e succede il finimondo perché sulla scuola ha combinato un disastro.

La strada è stretta. Pd e renziani non digeriscono più l’altalena di Conte e il vuoto dei Cinquestelle. Minacciano di andare al voto, poi però leggono i sondaggi e frenano. Respingono l’ipotesi di un “governo allargato”, che ridurrebbe il loro raggio d’azione. Quindi, resta un viottolo a senso unico, quello del rimpasto. Non pronunciano la parolina magica ma lavorano per raggiungere l’obiettivo. Perciò mettono sul tavolo tutti gli errori commessi dai ministri e ne chiedono la fuoriuscita, avendo già in tasca i nomi per sostituirli.

I familiari dei pescatori contro il loro concittadino Bonafede.


I familiari dei 18 pescatori sequestrati in Libia ieri hanno dato vita a una manifestazione di protesta a Mazara del Vallo dopo la liberazione di una nave turca sequestrata il 5 dicembre scorso dalle milizie del generale Haftar. Quindi, dall’aula consiliare dove si trovavano riuniti, si sono spostati davanti l’abitazione dei genitori del grillino Bonafede. Sul posto sono arrivati Polizia, Carabinieri e Polizia Municipale.

Eppure, in questi cento giorni, il ministro della Giustizia ha parlato dell’universo mondo. Ha avuto modo di scrivere sui Social della morte di Paolo Rossi, Maradona e Gigi Proietti. Ha partecipato a Domenica In da Mara Venier, da Bruno Vespa a Porta a Porta, a Otto e mezzo da Lilli Gruber. Ha preso posizione sui bonus per l’energia green. Ha elogiato i detenuti di Bollate che producono mascherine. Ha ricordato i 54 anni dall’alluvione di Firenze. È intervenuto persino sul progetto di una missione spaziale italiana su Marte. Mai una parola sui marittimi siciliani. Più facile per lui parlare dei marziani. I quali, se esistono, danno meno grattacapi dei libici. Il problema è spiegarlo ai suoi concittadini.

23 novembre 2020

Pandemia, Responsabilità, Errori e Pregiudizi.


C'è qualcosa di peggio delle fake news : gli errori. L'errore -logico o semplice- è un argomento che sembra valido, non essendo così nella realtà. Mentre il falso nuovo è in qualche modo grezzo e facilmente rimovibile, l'errore ha un aspetto coerente e attraente che sarà molto più difficile da distruggere, specialmente se il suo messaggio coincide con i nostri pregiudizi e incoraggia l'applicazione dei nostri pregiudizi preferiti.

Sebbene nella politica ordinaria questi tipi di argomenti delicati siano frequenti, a causa della pandemia la cosa è esagerata, ma mi interessa evidenziare alcuni errori specifici. Ad esempio, quando si dice che in una situazione estrema come quella attuale dobbiamo unirci tutti ed evitare le critiche. Ed è vero, ma in parte. Se la nave sta affondando e stiamo per annegare tutti, non mi sembra opportuno iniziare a discutere di chi sia stata la colpa della collisione con l'iceberg: ci sarà tempo se ci salviamo. Ma ciò non significa che non si possano criticare le misure concrete che vengono prese per salvarci o rifiutare il comportamento del capitano che sale per primo sulla barca per salvarsi. Una democrazia senza critiche, senza opposizione di opinioni, non è altro che un sistema autoritario.

Una volta accettata la possibilità di critiche, possiamo affermare che ci sono molti errori tra le critiche e le giustificazioni che sono state fornite delle azioni del governo durante questa pandemia. Ad esempio, il governo si scusa dalla responsabilità affermando che quanto accaduto non poteva essere previsto e accusa coloro che dicono il contrario di avere un pregiudizio retrospettivo. Invece, i suoi avversari mettono l'accento sulla prevedibilità di tutto questo, fornendo vari dati fattuali.

L'errore sta, per me, nella semplicità di affermazioni così enfatiche . Ovviamente dobbiamo convenire che la valutazione generale non è facile da fare in questo momento, tra l'altro perché la crisi non è ancora finita. Senza dubbio, dobbiamo accettare che non è facile prendere una decisione come il confinamento di 60 milioni di italiani, con gravi danni economici per le aziende, i privati ​​e l'intero Paese. Non è uno scenario desiderabile per nessun governo; Anche se è anche vero che si potevano prendere misure preventive meno drastiche e favorire lo stoccaggio di materiale, maschere e test che poi si sono rivelati così decisivi, come hanno fatto alcuni paesi come la Repubblica Ceca.

Potrebbe essere previsto? Certo, si è tentati di giudicare quello che è successo all'inizio di marzo con quello che sappiamo ad aprile - il senno di poi - ma è anche ovvio che non è del tutto vero che non si poteva sapere cosa sarebbe successo perché in realtà era già successo: C'erano stati avvertimenti dall'OMS e avevamo un assaggio degli sviluppi in Cina. 

Forse ognuno di noi dovrebbe fare autocritica, chiedendosi quali misure avessimo preso a titolo privato per applicare lo stesso standard agli altri. Certo, le informazioni a disposizione del governo sono molto maggiori di quelle della gente comune che legittimamente attende le indicazioni date dai propri dirigenti, a cui hanno proprio delegato l'adozione di misure di interesse collettivo. 

D'altra parte, è stato utilizzato l'argomento a discarico secondo cui il governo non ha fatto altro che seguire le indicazioni degli esperti. E probabilmente c'è del vero in questo argomento, ma probabilmente non è sufficiente, perché se solo dovessimo seguire le indicazioni degli esperti, si ammetterebbe che il governo non è necessario e che un'amministrazione di saggi o tecnici (degli "esploratori" e non gli "sciamani"), quando questo è esattamente l'opposto di ciò che è inteso in questo governo molto politico. Inoltre, la conoscenza esperta, oltre ad essere esperta, deve essere indipendente. L'abilità tecnica non etica non solo è inutile, è controproducente. Un esperto che dice ciò che la persona pagante vuole sentire non è un esperto indipendente il cui giudizio dovrebbe essere ascoltato come la voce della ragione scientifica, Si è anche detto che in realtà il governo ha fatto lo stesso degli altri paesi che lo circondano, il male di molti . E, in generale, sembra vero. Anche se non del tutto, perché ci sono paesi che hanno agito più rapidamente e in essi le conseguenze sono state più lievi, come in Corea del Sud. D'altra parte, nelle istituzioni private ci sono stati allarmi precoci. 

Forse vale la pena chiedersi perché questa differenza di reazione sia esistita tra alcuni paesi e altri o in relazione a determinate istituzioni. Azzardo un'ipotesi: i governanti europei sono molto dipendenti dall'opinione pubblica e dai media e, quindi, ci pensano molto prima di adottare decisioni drastiche che potrebbero generare reazioni negative da parte dell'elettore. In paesi autoritari come la Cina non c'è molta preoccupazione per misure ingombranti, e in altre democrazie asiatiche sembra che il sentimento più collettivo renda i cittadini più propensi ad accettare determinate restrizioni. Da parte loro, le istituzioni private hanno certamente pochi incentivi a perdere clientela, ma hanno anche una grande responsabilità civile che compensa la loro possibile tendenza a guardare dall'altra parte.

Credo che questa crisi ci aiuterà a riflettere su questa debolezza delle nostre democrazie in tempi di crisi, poiché ci farà riflettere su un'Unione europea, apparentemente incapace di essere altro che un efficace mezzo di scambio commerciale. Amicizie, amori e collaborazioni si vedono in tempi difficili. E se aggiungiamo a quella debolezza che il nostro governo in particolare è un governo debole, frutto di accordi inizialmente negati e poi forzati, e con elementi populisti al suo interno, possiamo avere un'idea completa del complicato scenario in cui va inquadrata la lotta. contro la pandemia. 

Insomma, la risposta alla domanda sulle responsabilità non è facile, se vuoi essere giusto, a parte non esserlo questa volta. Ed è doloroso vedere i partiti politici che si gettano in faccia ogni tipo di errore per ottenere una performance a breve o medio termine o semplicemente per mantenere la propria posizione, anche quando la nave affonda. E la cosa brutta è che di solito lo fanno, perché il potere degli errori aumenta se cadono nel terreno fertile dei pregiudizi cognitivi.La nostra mente non vuole fare i riflessi e offrire le sfumature che ho appena esposto. Preferisce restare con i semplici messaggi di "non si poteva prevedere" o di "si poteva prevedere", a seconda della sua posizione politica. Come sapete, i pregiudizi cognitivi, sono dovuti al fatto che la mente ha due sistemi di pensiero: sistema 1, veloce, intuitivo ed emotivo, e il Sistema 2, più lento, riflessivo e razionale. Il primo fornisce automaticamente conclusioni per molte azioni ordinarie  e il secondo, risposte consapevoli a problemi complessi. Il primo associa le nuove informazioni a schemi o pensieri esistenti, piuttosto che creare nuovi schemi per ogni nuova esperienza. Questo porta a diversi tipi di pregiudizi. Ad esempio, la conferma, la tendenza a favorire, cercare o ricordare informazioni che confermano le proprie convinzioni e danno meno considerazione alle possibili alternative; la retrospettiva, che abbiamo indicato in precedenza; la perseveranza delle convinzioni, o l'effetto alone, una coerenza emotiva esagerata, in virtù della quale tendiamo a vedere positivamente ciò che dicono o fanno quelle persone che ammiriamo

La conclusione di tutto questo, come quasi sempre, è etica . La cosa facile è usare il sistema 1 di pensiero e adattare le informazioni ai nostri precedenti schemi mentali e politici. Usare il sistema 2 è più costoso, in quanto comporta un notevole sforzo mentale, e inoltre fornisce meno soddisfazione, perché generalmente non produce il piacere di vedere confermate le nostre opinioni. Il giusto pensiero significa sangue, sudore e lacrime mentali. Ma lasciarsi trasportare dal conforto dei pregiudizi porta ad essere dominati dai demagoghi.

Secondo me vale la pena precisare: le istituzioni sono la chiave per la sopravvivenza di molti paesi, anche se questo non significa dimenticare l'importanza del singolo cittadino. E aggiungo una cosa: per essere un cittadino illuminato non serve avere studi, basta avere dei criteri. E per giudicare, basta essere in grado di liberarsi da ciò che il nostro sistema più intuitivo ci impone di pensare, quello che ci permette di guidare senza pensare, ma non ci permette di comprendere situazioni complesse. Non possiamo evitare gli errori, le mezze verità o le bufale dei nostri politici. Ma possiamo evitare di caderci dentro.

Una democrazia i cui cittadini non hanno criteri è una democrazia esposta agli errori e, quindi, alla manipolazione. Facciamo lo sforzo di giudicare.