01 febbraio 2022

Perché scrivo?

Perché scrivo? Mi chiedo molte volte. Oggi ho deciso di rispondermi e lo faccio sul blog perché così potete leggerlo e, chissà, potreste trovarlo interessante.
Mi dico sempre che scrivo perché così conservo la memoria , non la perdo. 
Ma c'è di più dietro il motivo per cui scrivo. 
Scrivere mi aiuta a organizzare i miei pensieri , esperienze, sentimenti. Mi aiuta a tuffarmi nella mia mente e salvare le idee che passano velocemente per fare spazio agli altri.
Scrivo per stare con me stesso . Per parlare con me e conoscermi.  La scrittura è un'attività terapeutica . Penso che sia come avere un'altra vita, una vita interiore che integra e arricchisce quella esteriore.  In altre parole, scrivo perché è così che estrinseco il dialogo che ho con me stesso e non lo lascio perdere nelle nebbie della mia mente. 
Ciò non implica che sarò molto più saggio, né che farò meno errori. 
Penso che ci sia un altro motivo per cui scrivo.  Senza voler premere la tastiera o prendere la penna per diventare uno scrittore, la lettura mi incoraggia a scrivere i miei pensieri. E più faccio, più voglio . Una cosa stimola l'altra e viceversa. Con buona pace dei "veri scrittori", sempre. Con tutta la mia ammirazione per chi scrive decine di pagine raccontando una storia, vera o di fantasia, facendola girare dall'inizio alla fine. Mi sento incapace e tutto quello che posso fare è mettere insieme alcuni paragrafi in questo mezzo.  
Il fatto è che questa è come una spirale infinita, o come il merlano che si morde la coda. Leggere e scrivere, intendo.
Ci sono periodi dell'anno in cui, non so perché, non ho molta voglia di leggere. Forse i titoli che ho tra le mani non mi entusiasmano molto, forse sono troppo stressato.  Il fatto è che quando mi succede, quasi di pari passo smetto di scrivere.  
Ma arriva sempre il giorno in cui tutto cambia . Inesorabilmente, perché la vita è così, cambia, come il nostro modo di vedere le cose.
Rileggo in ogni momento libero che ho, e parallelamente le parole cominciano a germogliare e fluire. A volte così velocemente che non riesco a prenderli.  E molte di quelle volte smetto quello che sto facendo e prendo appunti sul cellulare, nei quaderni, in qualunque cosa ho a portata di mano.  
Scrivere è divertente perché ti permette di giocare con le parole, scoprire la grammatica, parlare con altre persone senza aprire bocca, siano esse reali o immaginarie. È divertente perché ti permette di tornare al tuo io passato , se scrivi delle tue esperienze. 
E bene, d'ora in poi quando mi chiederanno perché scrivo e come scrivo, andrò a questo post per vedere se sono ancora le stesse ragioni. Sicuramente la mia risposta si evolverà nel tempo. Vedremo. 

Sardegna: Gli effetti negativi della pandemia.


 
Gli effetti negativi della pandemia, unitamente ai forti rincari dell'energia elettrica e del gas, stanno colpendo alle radici quel poco di sviluppo economico che la Sardegna era riuscita a costruirsi negli ultimi decenni.

In sofferenza, innanzi tutto, il comparto industriale che, comunque, già da tempo si trovava in forte difficoltà.
Senza considerare il flop di Ottana, la Sardegna deve fare i conti con l'industria metallurgica nel Sulcis e i settori del chimico e del petrolchimico fortemente ridimensionati e in buona parte in via di dismissione.
In più, oltre le conseguenze negative per l'economia, è assi preoccupante la compromissione dell'ambiente nelle aree interessate.

Il turismo che, con le unghie e con i denti, era rimasto in linea di galleggiamento nel periodo estivo, ha subito un altro brutto stop nel periodo delle festività di fine anno.

Preoccupano le prospettive per il futuro che devono fare i conti con le ben note carenze nei collegamenti aerei e marittimi e con una assoluta mancanza di una programmazione per la ripartenza post pandemica.
Quasi tutte le regioni e le città stanno preparando piani e progetti che potremo definire aggressivi, per accaparrarsi il maggior numero di visitatori e ospiti. Per non parlare dei competitors europei.
Se consideriamo che le statistiche pre-covid collocano al 68° posto in Italia la Reggia nuragica di Barumini per numero di visitatori mentre, tra le località balneari, il litorale di Arzachena si trova al 43° posto e Alghero al 49° per numero di ospiti, appare evidente che ci vuole ben altro impegno che qualche comunicato stampa o uno stand in qualche meeting o borsa per il turismo.

Per comprendere quanto ci sarebbe da fare e mai è stato fatto, si tenga presente che le Baleari vantano oltre 15 milioni di arrivi di turisti all'anno, mentre la Sardegna non raggiunge i tre milioni.

L'impietoso confronto, con i dati del turismo delle Isole Baleari, ci dice che, nonostante l'estensione e la bellezza delle sue coste, in Sardegna a causa di strategie inadeguate e di trasporti aerei e marittimi fortemente penalizzanti, non si è riusciti ancora a creare flussi turistici di un certo rilievo.

I dati sui flussi turistici pre-pandemia, oltre al già citato enorme gap con le Baleari, collocavano la Sardegna al 12° posto nella speciale graduatoria nazionale, come dire che, a parte una certa enfasi, in concreto si raccolgono briciole rispetto all'innegabile potenziale.

Ci barcameniamo con il Protocollo d'intesa tra Conferenza Episcopale Sarda e la Regione Sardegna per gli Itinerari religiosi.

Ben vengano, ma si tratta di flussi di entità assai limitata.

Inesistente o quasi, rispetto ad altre regioni, il flusso turistico culturale-archeologico. Basti pensare che la Reggia Nuragica di Barumini, prima tra i siti della Sardegna, si trova al 68° posto in Italia per numero di visitatori.
Scorrendo dati e numeri ci si può render conto che, anche in questo campo, che riempie pagine di giornali locali e fa gonfiare il petto ai nostri politici, siamo all'età della pietra. Tanto per citarne una, nel confronto con un'altra realtà periferica come la Sicilia, la differenza di visitatori è abissale.

In una regione come la Sardegna che vanta ben 7.000 siti archeologici, manca la progettazione, la programmazione, il marketing, perché questo brand di offerta turistica culturale-archeologica possa portare risultati soddisfacenti, degni della unicità e della grandiosità di questo tesoro.

26 gennaio 2022

Partiti politici: inaffidabili, distanti e inutili

Può esserci democrazia senza partiti politici? La società, lo Stato, il governo, l'economia e la convivenza possono essere percorribili senza strutture di parte? 

Nella vita moderna, è più probabile che i cittadini prendano decisioni da soli; Non amano gli intermediari. Alla società piace sentirsi libera, flessibile, critica e controllante. Ogni volta le organizzazioni civili sono più ferme e solide; c'è una vasta gamma di gruppi che, a parte il governo ei partiti politici, hanno saputo affrontare i problemi della propria comunità senza burocrazia o complicazioni. La tendenza è che gli elettori non sono soddisfatti dei risultati offerti dai partiti politici; si aspettano di più e non si accontentano più della solita demagogia. Molte forme di comunicazione attuali consentono l'interazione e il feedback dei cittadini in tempo reale. I dibattiti e le discussioni dei partiti politici sembrano molto lontani dalla quotidianità; i problemi dell'agenda sociale sono molto lontani dagli interessi e dalle priorità delle parti, o almeno questa è la percezione generale. La democrazia partigiana è sempre stata una forma di democrazia indiretta e rappresentativa, vero, ma perde consensi quando è vista come una forma di rappresentanza diretta e di perpetuazione degli interessi di gruppo, quando il canale per legittimare detti interessi si costituisce come strumento di controllo e allineamento cittadino. Per forgiare il trionfo di candidati indipendenti e partiti politici è sempre necessaria la mobilitazione cittadina, uomini e donne che parlano, commentano, trasmettono un'idea, organizzano, conquistano la strada di casa in casa, convincendo, condividono, sostengono una causa e una leadership in cui credono, si sentono identificati e sono disposti a riporre la loro fiducia votando.  L'apertura e la diversificazione dei media e dei canali di comunicazione facilita la creazione di correnti di opinione, organizzazione, finanziamento e contatto con i cittadini. Essendo flessibili e immediati, agiscono con un vantaggio rispetto alle strutture partigiane. Alle prossime elezioni arriveranno sicuramente un gran numero di prospect, senza dubbio, con le loro aspirazioni e meriti, di tutti i livelli, settori, preferenze e ideologie; c'è tempo per prepararsi, per forgiare un percorso che dia dignità alla politica, che arricchisca e serva ad esaltare la democrazia. C'è un argomento di qualità e qualifica che si adatta a tutti noi. Ciò che meno si è visto nelle campagne elettorali sono stati i programmi e le proposte. Non sarebbe strano se si pensasse al ritorno alle origini, al lavoro costante, al recupero dei principi, al lavoro esemplare e alla lotta permanente dalla parte della società.

 

25 gennaio 2022

Come ci si sente ad essere un uomo di 69 anni?

Domanda interessante. E dopo aver riflettuto, ho concluso che invecchiare è un dono. Ho visto alcuni cari amici lasciare questo mondo, prima che avessero goduto della libertà che deriva dall'invecchiare.Chi se ne frega se scelgo di leggere o scrivere al computer fino alle 2 del mattino e poi dormire fino a chissà a che ora? È vero che nel corso degli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di persone care. Ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere. Un cuore integro è sterile e non conoscerà mai la felicità di essere imperfetto. Sono orgoglioso di aver vissuto abbastanza a lungo perché i miei capelli diventassero grigi e conservassero il sorriso della mia giovinezza, prima che i solchi profondi apparissero sul mio viso. Ora, per rispondere onestamente alla domanda, posso dire: mi piace essere un uomo di 69 anni, perché la vecchiaia mi rende più saggio, più libero! So che non vivrò per sempre, ma mentre sarò qui vivrò secondo le mie stesse leggi, quelle del mio cuore. Non mi pentirò di ciò che non è stato, né mi preoccuperò di ciò che sarà. Il tempo che resta, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a DioA volte sono sorpreso dalla persona che vive nel mio specchio. Ma non mi preoccupo di queste cose per molto tempo. Non scambierei tutto ciò che ho con qualche capello in meno grigio e pancia piatta. Non mi rimprovero per non aver rifatto il letto, o per aver mangiato qualche "piccola cosa" in più. Ho il diritto di essere un po' disordinato, di essere stravagante e di passare ore a fissare il mio giardinetto.

24 gennaio 2022

Il mio agognato mare, immenso, misterioso, seducente.

“Per me il mare è sempre stato un confidente, un amico che assorbe tutto ciò che gli viene detto senza mai svelare il segreto che gli è stato affidato e che dà i migliori consigli: un rumore di cui ognuno interpreta il senso come meglio può”.
 Che Guevara

 In questi mesi ho passato molto tempo al mare. E mi sono sentito felice del mio amore per quell'immensità verde-blu profonda. E lì ho passato molte ore a riflettere, ricordare e parlare a me stesso. Qualcosa che mi piace fare di tanto in tanto.

Per gli esseri umani, riversare sentimenti nei mari è una pratica antica. Lo abbiamo fatto attraverso pensieri filosofici, discorsi di ispirazione, citazioni e detti universali. Insomma, siamo innamorati del mare da quando l'abbiamo visto per la prima volta.
Sono stregato da quell'enormità azzurra di orizzonti infiniti, aria pura e suono delle onde. Quando sono davanti al mare entro nei suoi misteri e silenzi, nei segreti che nascondono le sue acque tremanti e fresche. E osservando tutta la sua grandezza sperimento la povertà del genere umano. Fermo e stregato, mi riempie di pace, amore e forza è la mia ricchezza.
Il mare è la ninna nanna delle notti stellate, trova pace, è la riva del mondo reale ed è anche il luogo in cui inizia la fantasia. Osservarlo mi fa addentrare in leggende, miti o storie, immaginare galeoni, pirati in un mondo affascinante.
Mi strega, ma a dire il vero mi piace vederlo e godermelo dalla riva, quando ci entro lo faccio solo per pochi colpi, non di più. Le poche volte che sono stato in alto mare mi sono sentito stupito, affascinato da quella bellezza per tutta la vita. Tuttavia, mi ha sempre spaventato un pò per la sua immensità. Perché so che, in un attimo, qualsiasi vento debole può trasformarlo in una follia imprevista e poi mi trascinerei con esso nel vortice di una sfida perduta. Lo guardo, lo ammiro e lo rispetto per questo e per paura perché conosco la sua follia.
Quando gli sono vicino, mi fa fatica alzarmi presto ed è perché mi piace camminare un pò al suo fianco, senza persone, senza rumori, solo con il mormorio delle sue acque che mi sussurrano "Tu sei a casa". E con le sue onde danzanti che mi accarezzano, mi piace camminare mentre le calme acque della riva mi accarezzano i piedi. Mi lecca e basta, apprezzo i dettagli, ma sembro sempre sospettoso.
Dico che sono una persona di mare perché apprezzo averlo vicino come un tesoro incredibile. Essere dal mare non è nuotare nelle sue acque, è sentirsi la persona più fortunata del mondo quando ce l'hai vicino. Mi piace ascoltarlo nelle sue molteplici lingue, a volte sussurra e altre volte con il suo coraggio si scaglia contro di noi.
Può essere soleggiato o nuvoloso, può ruggire o sussurrarmi nelle orecchie, non importa, è sempre il mio mare. Rispetto, forza e una sorta di dipendenza. Invariabilmente mi soggioga. Non sono mai stato in grado di passare troppo tempo senza vederlo. Il mare è di gran lunga superiore alla mia parola, è il custode dei miei sogni, confidente dei miei segreti, la mia consolazione, la mia gioia. Con esso ho una comunicazione speciale, come se parlassi a me stesso in un momento molto profondo. Lì trovo le migliori risposte e le decisioni più sagge. Livella le mie acque interne, mi contagia con il suo ritmo. È un motore che muove i miei interni, a volte addormentati dal vortice della città.
Tutto il tempo che viviamo stressati dalle difficoltà quotidiane, tanta tensione costante ci impedisce di rilassarci, i problemi ci bombardano provocando uno stato di stress che finisce per prenderci il sopravvento. Tuttavia, passare almeno qualche ora al mare mi permette di staccare da quell'ambiente caotico, è come se avessi creato una bolla intorno a me. Ha un effetto quasi ipnotico che genera una sensazione di tranquillità e benessere che mi permette di ricaricare le energie.
Il mare è sicuramente il mio grande amore, legato al mio destino perché vivo su un'isola. Ma lungi dal sentirmi prigioniero ed esiliato. Se perdo la costa, perdo il mio umorismo. Semplicemente contemplo il mare e io sono il mare. Inspiegabile con le parole.  Ho passato dei giorni davvero piacevoli. Uno di quei pomeriggi mi sono sdraiato sulla sabbia sentendo le onde andare e venire, ho chiuso gli occhi godendomi quella pace che il mare mi regala.
Come potete vedere, quando sono davanti al mare, la mia mente soccombe al suo potere. I miei occhi si godono la sua bellezza sentendo la sua superiorità. Lo guardo in estasi, innamorato, sì, è un amore vero, unico, indescrivibile e immenso, amo il frangersi delle sue onde e il suo continuo ringhio quando non è calmo, e so per certo che qualunque cosa succede, sarà sempre lì per accogliere la mia anima e farmi sentire completo.
L'ho detto in altre occasioni. C'è una relazione tra il mare e me. Credo di averlo sempre saputo: siamo legati dallo spirito. Cercare di negarlo è inutile. È un rapporto che si anima ad ogni riunione. Non posso mai separarmi da quel mare mostruosamente seducente senza amarezza straziante. Quando devo tornare a casa e dire addio a quella bellezza incomparabile, mi sento sempre pesante.

Paolo Corrias

14 dicembre 2021

Le Zone Economiche Speciali (ZES) in Italia

In Italia le ZES sono nate con il D.L. 91/2017, a cui ha fatto seguito il D.P.C.M. 25 gennaio 2018 n. 12 che ne ha definito le modalità, la durata, i benefici ecc. L'art. 4, comma 2 del D.L. 91/2017 definisce le ZES: "…una zona geograficamente delimitata e chiaramente identificata, situata entro i confini dello Stato, costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale, e che comprenda almeno un'area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento UE n. 1315 dell'11 dicembre 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T). Per l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali le aziende già operative e quelle che si insedieranno nella ZES possono beneficiare di speciali condizioni, in relazione alla natura incrementativa degli investimenti e delle attività di sviluppo di impresa".

Per quanto riguarda specificatamente le Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno, in sede di progettazione, il Governo italiano ha dunque deciso che:

− la perimetrazione delle ZES dovesse includere almeno un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti (TEN-T);

− la costituzione di una area ZES avvenisse mediante proposta di istituzione da parte delle Regioni meno sviluppate (Calabria, Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia) o in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna), così individuate dalla normativa europea (art. 107 Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea);

− ognuna delle Regioni meno sviluppate potesse presentare una proposta di istituzione di ZES nel proprio territorio, o al massimo due proposte ove siano presenti più aree portuali con caratteristiche stabilite dal regolamento europeo. Alle Regioni non in possesso di aree portuali, è stata data la possibilità di presentare istanza di istituzione di ZES in forma associativa, qualora contigue, o in associazione con un'area portuale avente le caratteristiche stabilite dal regolamento. Dal punto di vista della governance, si era inizialmente stabilito che le ZES, una volta operative con decreto attuativo, potessero essere gestite da un Comitato d’Indirizzo, operante senza alcun compenso, indennità di carica, corresponsione di gettoni di presenza o rimborsi per spese di missione. Il Comitato ha il compito di assicurare gli strumenti che garantiscano la piena operatività delle aziende presenti nella ZES, l'utilizzo di servizi sia economici che tecnologici nell'ambito ZES e l'accesso alle prestazioni di servizi da parte di terzi. Una importante novità in tema di governance è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2020 e il “Piano Sud 2030 – Sviluppo e Coesione per l’Italia”, predisposto dal Ministero per il Sud e per la Coesione Territoriale (presentato a Gioia Tauro a febbraio 2020). Il “Piano Sud 2030” prevede che a presiedere i Comitati di Indirizzo di ciascuna ZES, deve essere un Commissario Straordinario di Governo e non più il Presidente dell’Autorità Portuale. Inizialmente, infatti, era previsto che il Comitato potesse essere presieduto dall’Autorità Portuale, avvalendosi del Segretario generale per l'esercizio delle funzioni amministrative e gestionali. Nella nuova configurazione, ciascun Comitato di Indirizzo è composto in prevalenza da membri di nomina ministeriale (il Commissario Straordinario si aggiunge a due membri già nominati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al rappresentante della Regione e al Presidente dell’Autorità Portuale). Allo stato attuale i soggetti responsabili sono dunque: i Commissari Straordinari delle ZES, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dell’Interno e l’Agenzia della Coesione Territoriale (ACT). Oltre alle novità in tema di governance, la Legge di Bilancio 2020, così come confermato dal Piano Sud 2030, aveva previsto l’istituzione nei porti del CentroNord delle Zone Logistiche Speciali “rafforzate”, sostanzialmente equiparate alle ZES. Si tratta di aree portuali in cui le imprese possono beneficiare di alcune procedure semplificate già concesse alle Zone Economiche Speciali. La Legge di Bilancio, all’art. 1, commi 61-65, spiega che i porti che non possono beneficiare delle Zone Economiche Speciali previste dal D.L. 91 del 20 giugno 2017 potranno godere delle procedure semplificate previste dall’art. 5 (lettera a del comma 1) di tale decreto. L’obiettivo è favorire la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo di nuovi investimenti nelle aree portuali delle Regioni in cui non si applica il Decreto per il Mezzogiorno. Il testo precisa che in ogni Regione non potrà sorgere più di una Zona Logistica Semplificata (ZLS) e che la ZLS potrà nascere solo nelle Regioni che hanno almeno un’area portuale con le caratteristiche stabilite dal Regolamento UE 1315/2013, oppure una Autorità di Sistema Portuale. La Zona Logistica Semplificata è stata adottata su proposta del Ministero per la Coesione Territoriale in concerto con quello dei Trasporti. Per la sua istituzione sono state applicate le procedure già previste per le Zone Economiche Speciali.

Nel Mezzogiorno sono state istituite ZES in Campania, Calabria, Ionica interregionale (Puglia-Basilicata), Adriatica interregionale (Puglia-Molise), Abruzzo e per ultima la Sicilia (Sicilia Orientale e Sicilia Occidentale), a giugno 2020. Le prime due Regioni ad aver approvato il piano attuativo sono state Campania e Calabria, con i porti di Napoli, Salerno e Gioia Tauro.

La Legge di Bilancio 2021 prevede, per le imprese che intraprendono una nuova iniziativa economica nelle Zone economiche speciali (ZES), la riduzione dell'imposta sul reddito derivante dallo svolgimento dell'attività nella Zona Economica Speciale del 50% a decorrere dal periodo d'imposta nel corso del quale è stata intrapresa la nuova attività e per i sei periodi d'imposta successivi. Inoltre, alle imprese che avviano un programma di investimenti di natura incrementale nella ZES, è consentito di cedere il credito d'imposta ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari, anche per i costi relativi alla produzione di idrogeno rinnovabile e alla produzione e distribuzione di energia da idrogeno rinnovabile. Il riconoscimento dell'agevolazione è subordinato al rispetto delle seguenti condizioni, pena la decadenza dal beneficio e l'obbligo di restituzione dell'agevolazione:

− le beneficiarie devono mantenere la loro attività nell'area ZES per almeno dieci anni2;

− le imprese devono conservare i posti di lavoro creati nell'ambito dell'attività avviata nella ZES per almeno dieci anni. Sebbene già dal 9 agosto 2019 l’Agenzia delle Entrate abbia disposto la definizione delle modalità di presentazione della comunicazione per la fruizione dello “straordinario” credito d’imposta, le ZES già istituite nel Mezzogiorno d’Italia non suscitano ancora interesse per gli investitori nazionali e internazionali e, per alcune, manca ancora il piano attuativo vero e proprio.

Ciò dipende da una serie di motivi, tra cui:

− non si è ancora attuato quanto previsto nei Piani di Sviluppo Strategico di ciascuna ZES, in tema di infrastrutturazione e di messa in sicurezza delle aree (si veda il caso della ZES di Gioia Tauro), nonché gli opportuni investimenti nell’intermodalità necessari a garantirne piena operatività. In particolare, risulta imprescindibile potenziare e adeguare gli assi viari di connessione con le aree industriali, i porti, interporti e retroporti;

− è necessario realizzare un Piano di Semplificazione amministrativa e burocratica, attivando ad esempio gli Sportelli Unici per le imprese investitrici.

In tal senso, il Commissario dovrebbe avere un potere autorizzativo superiore e senza veti esterni. Le semplificazioni speciali (Conferenza unificata di servizi, procedimento unico, ecc.) possono essere strumenti utili per un rilancio nel breve, ma il percorso di rafforzamento delle ZES necessita di una riforma più ampia. Essendo infatti enti sovraistituzionali con un proprio assetto, è necessario predisporre un percorso di semplificazione strutturale, in grado di garantire un effettivo “pacchetto” localizzativo di vantaggio all’investitore. Per fare ciò serve un nuovo approccio, che parta dall’identificazione di processi autorizzativi standardizzati nuovi e digitali, determinanti per l’ottenimento delle autorizzazioni in tempi rapidi (escluse quelle discrezionali), oltre che un aggiornamento e una adeguata formazione per il management della PA.; − è necessario adottare – in tempi rapidi – strumenti di misurazione dei vantaggi e dei risultati conseguiti in ciascuna ZES, soprattutto quelle già costituite nel 2017, i cui piani attuativi sono già in essere.

Via alla Zona economica speciale in Sardegna, giù le tasse per gli investimenti nell’Isola.

Ok del Governo alla Zes per 7 anni, prorogabili. Solinas: “Possiamo programmare il rilancio dell’economia sarda con uno sguardo fiducioso al futuro, assicurando al sistema produttivo sardo quella fiscalità agevolata attesa da decenni che può essere il vero motore della ripresa economica della nostra Isola.

“Oggi è una giornata storica. La battaglia della Sardegna per conquistare una fiscalità di vantaggio che copra il divario della sua insularità è finalmente realtà. Possiamo programmare il rilancio dell’economia sarda con uno sguardo fiducioso al futuro, assicurando al sistema produttivo sardo quella fiscalità agevolata attesa da decenni che può essere il vero motore della ripresa economica della nostra Isola”. Lo ha detto il Presidente della Regione Christian Solinas a proposito del decreto firmato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Roberto Garofoli, che istituisce per i prossimi 7 anni, prorogabili di altri 7, la Zona Economica Speciale.

“Portiamo a compimento un iter che ci ha visti impegnati fin dal primo momento con l’obiettivo di arrivare a un piano condiviso con il Governo che fosse la risposta più attenta e concreta ai bisogni della nostra Isola. L’auspicio, soprattutto in questo momento storico e in questa delicata fase di ripartenza, è che l’istituzione della Zes possa portare a una svolta storica con importanti ricadute sul futuro della Sardegna”, ha detto il Presidente Solinas. “Questo importante strumento –  prosegue il Presidente – ci consentirà di vivere la nostra insularità non più come un handicap ma come una carta in più da giocare per lo sviluppo, sfruttando la nostra posizione strategica al centro del Mediterraneo per attrarre investimenti che possano fare della Sardegna un polo commerciale protagonista. Abbiamo dovuto rimodulare un piano, ricostruendo un impianto forte e credibile e rispondente alle aspirazioni della Sardegna”.

Le Zes sono oggi oltre quattromila nel mondo e si avviano in un futuro prossimo a toccare quota cinquemila assumendo varie configurazioni, quali parchi industriali e tecnologici, zone e porti franchi, città d’impresa. Tali configurazioni hanno fra loro non molti aspetti in comune: essere zone fisicamente delimitate, essere gestite unitariamente, essere autorizzate a offrire incentivi specifici e procedure semplificate, a volte entro un’area doganale specifica.

11 dicembre 2021

Sardi non uniti, la ragione della nostra povertà!!!

Le nostre piante grasse (fichi d'india) della Sardegna sono molto forti.
Chiunque direbbe che queste piante hanno radici profonde, ma non è vero.
Piuttosto, hanno radici poco profonde.
Ciò che impedisce a tempeste, terremoti e forti venti di abbatterle, è che tutte le radici di queste piante grasse sono interconnesse e attaccate tra loro. Questo è il segreto della loro forza.
Come sardi possiamo aiutarci a vicenda e crescere come queste piante. Il motivo per cui i sardi in Italia non hanno potere, nonostante tanti rappresentanti politici, è perché non siamo uniti.
Da che ho memoria, non ho potuto fare a meno di notare la mancanza di unità e, peggio ancora, l'animosità tra i sardi.
Gli indipendentisti non vogliono l’Italia.  Gli altri sardi, ognuno tira per sé.
È vero che ogni essere umano dovrebbe essere orgoglioso delle sue radici e preservare le sue tradizioni, ma non usiamo questo come scudo contro i nostri fratelli italiani.
Dovremmo essere una regione autonoma, indipendente. Ma il problema è che non ci aiutiamo a vicenda e, non aiutandoci a vicenda, ristagniamo noi stessi.
“Date e vi sarà dato”, è biblico, ma è anche una legge fisica (Azione e reazione.).
Questa filosofia è perfettamente compresa dagli orientali, ecco perché hanno uno standard di vita molto migliore del nostro. Molti anni fa erano giardinieri, ora sono imprenditori.
Altre comunità oltre a quelle orientali, come quella armena, filippina, ecc. Sono molto più uniti di noi.
"Le dita della mano sono fragili da sole, ma possono formare un pugno insieme."
Ci sono sardi che non vogliono che altri sardi prosperino e questo è uno dei problemi che, purtroppo, ha la sardegna e che ci trasciniamo di generazione in generazione.
Invidia significa che non siamo uniti ed è per questo che non abbiamo potere e i governanti non ci tengono in considerazione nelle loro decisioni.
La cosa più triste è che l'invidia fa un danno terribile all'invidioso, senza che lui se ne accorga. Invidiando continuamente, il subconscio prende il messaggio sbagliato e lo esegue in un modo che non lo fa prosperare, in modo che possa sempre invidiare.
Perché pensi che gli invidiosi non abbiano mai niente?
Siamo sardi, figli della grande madre, uniamoci per costruire il futuro dei nostri figli.
L'amore per loro dovrebbe farci lottare insieme per facilitare il percorso verso la vera autonomia.
Per favore, facci capire che non essendo uniti, stiamo rubando il futuro dei nostri figli.
Viviamo nella migliore isola del mondo e l'unico modo per arrivare in cima è farlo insieme. Qualsiasi obiettivo, per quanto difficile possa sembrare, sarà facile se tutti lo condividiamo.
Siamo circa 1.600.000 in Sardegna,  e non abbiamo un solo senatore un solo deputato che difende i nostri diritti.
Il problema non è solo con gli elettori, il problema è anche la mancanza di leader. Non c'è un solo leader sardo che si faccia sentire e che alzi la voce di fronte a leggi ingiuste che vengono emanate e leggi giuste che vengono abrogate quando i governanti vogliono.
Molti sardi in questi due anni di pandemia hanno perso il lavoro.
Alcuni dei nostri "rappresentanti politici" hanno detto qualcosa? Hanno alzato la voce?
No! Dalle loro parti ce "un silenzio assordante".
Non c'è niente di più difficile della morbidezza dell'indifferenza.
E questo è un argomento su cui vale la pena riflettere.
Fino alla prossima volta.

Ricordate sempre...!!!

La parabola dei nostri tempi è che abbiamo edifici più alti ma abbiamo caratteri meno tollerabili e viali più ampi ma il nostro modo di pensare è più chiuso. Spendiamo di più ma abbiamo di meno. Compriamo di più ma godiamo di meno. Abbiamo case più grandi, ma famiglie piccole. Più strutture ma meno tempo. Abbiamo più studi e diplomi ma meno buon senso. Più conoscenza ma meno giudizio. Più esperti, ancora più problemi. Più medicine ma meno salute.

Beviamo molto, fumiamo molto, spendiamo senza misura, ridiamo molto poco, guidiamo velocissimi, ci arrabbiamo molto facilmente, stiamo alzati fino a tardi, ci svegliamo molto stanchi, leggiamo poco, guardiamo molta televisione e non preghiamo quasi mai.

Abbiamo moltiplicato i nostri beni ma abbiamo ridotto i nostri valori.
Parliamo molto, amiamo quasi mai e odiamo molto spesso.

Abbiamo imparato a sopravvivere ma non a condurre le nostre vite.
Abbiamo aggiunto anni alla vita e nessuna vita agli anni.
Siamo stati avanti e indietro sulla luna, eppure abbiamo problemi ad attraversare la strada e incontrare il nostro nuovo vicino.

Abbiamo conquistato lo spazio ma non il nostro interno.
Abbiamo fatto cose più grandi ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria ma abbiamo inquinato la nostra anima.
Abbiamo vinto l'atomo ma non i nostri pregiudizi.

Scriviamo di più ma impariamo di meno.
Progettiamo di più ma realizziamo di meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci ma non ad aspettare.
Creiamo più computer per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.

Questa è un'epoca di cibi veloci e a digestione lenta, uomini grandi e personaggi piccoli, salari abbondanti e relazioni superficiali.

Questo è il tempo del doppio reddito ma più divorzi, case lussuose ma famiglie distrutte.

Questi sono tempi di viaggi veloci, pannolini usa e getta, costumi casuali, avventure di una notte, sovrappeso e pillole che fanno di tutto, dal rallegrarsi, stare zitto e persino uccidere.

Un tempo in cui la tecnologia ti porta questa lettera e un tempo in cui puoi scegliere di condividerla o semplicemente cancellarla.

E ricorda sempre: la vita non si misura dal numero di volte che inspiriamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.

10 dicembre 2021

Oggi ho iniziato a pensare ...


Oggi ho iniziato a pensare all'importanza che non diamo alla vita, quando inavvertitamente ci toglie le cose, pensiamo che sia ingiusto e ci dimentichiamo che senza di essa non saremmo quello che siamo. Siamo tutti pieni di momenti felici e ci sentiamo morire quando qualcosa è finito.
La felicità arriva da un momento all'altro, tutto al mondo finisce, anche il più bello, anche il più fastidioso e doloroso.
Qui pensiamo che stare soli sia la fine della vita e non ci rendiamo conto che a volte la solitudine ci aiuta a trovare risposte che non c'erano...

Pensando a tutto questo sono cresciuto un pò di più, ho imparato a sorridere e a vedere la realtà così com'è, ma soprattutto ho potuto rendermi conto che l'ORGOGLIO non funziona quando c'è l'AMICIZIA, che non serve PIANGERE quando un amore se ne va, che non vale la pena imparare a TACERE e che non ci sono CONFINI quando ci sentiamo vivi. 

Quante volte nella nostra vita...

Quante volte nella nostra vita abbiamo provato quella sensazione di essere in mezzo al nulla stesso.  E come uno scrittore che si trova di fronte a una delle sue grandi paure... la pagina bianca, le parole scritte che poi finiscono sotto forma di un panino nel cestino... è così che ci sentiamo. Come davanti a quel foglio bianco che ci intimidisce, che ci spaventa. Senza sapere come iniziare, continuare o finire la storia.

Quale persona non ha incontrato uno di quei momenti? Chi non si è trovato faccia a faccia con la nostra cara amica incertezza? Non so voi, ma io l'ho incontrata diverse volte e sebbene volessi distogliere il suo viso o attraversare la strada, non sono mai riuscito a evitarla.

E quando ho scritto "amico" non è stato per errore, un prodotto di scrittura predittiva o correzione automatica. Quando facciamo amicizia con il non sapere, con la mancanza di risposte, con quel luogo chiamato “niente”, capiamo che remando contro corrente l'unica cosa che otteniamo è essere esausti e continueremo a sentirci persi.

Perdersi o gridare a gran voce "Non so cosa voglio!", non so dove scappare, o non so chi sono in questo momento, può diventare una grande opportunità di apprendimento. Può aiutarmi a uscire dal pilota automatico in cui mi trovo e chiedermi cosa voglio veramente, cosa devo dire abbastanza, di cosa ho paura, cosa non vedo.

E quello che ti dico è qualcosa che ricordo costantemente a me stesso. Ricordo a me stesso che non sempre abbiamo le risposte a tutte le domande, cosa va bene sentirsi un pò spaventati, cosa va bene non sapere e che non devo disperare di sentirmi in mezzo a questo nulla o aver paura del caos. Quando imparo a non disperare, quando fluisco e mi lascio andare con il flusso, capisco che nulla può essere una grande fonte di creatività e una grande possibilità per costruire un nuovo percorso.

Quando ci sentiamo persi, non troviamo il nostro nord o non sappiamo dove andare, forse è di questo che si tratta. Smettere di remare controcorrente, non continuare a navigare senza meta. Si tratta di pensare che questo potrebbe essere un buon momento per fermarsi e darsi da fare. E da lì, contempla ciò che ci accade da un'altra prospettiva e comprendi che non dobbiamo disperare, che essere in mezzo al nulla può essere il nostro GPS e la nostra grande opportunità per reinventarci.

Quindi se ti senti perso... fanculo!

on venerdì, dicembre 10, 2021 by Paolo Corrias | 1 comment  Edit

26 novembre 2021

Ciro Grillo e i sui amici rinviati a giudizio per stupro di gruppo. Bongiorno: “Abbiamo la scatola nera”

Grillo e i suoi tre amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria, sono stati tutti rinviati a giudizio con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. Lo ha deciso la gup Caterina Interlandi dopo un’ora di Camera di consiglio. E’ stata così accolta la richiesta del Procuratore Gregorio Capasso. Si terrà il prossimo 16 marzo la prima udienza del processo. “L’impianto accusatorio ha retto. E’ stata accolta la nostra richiesta, ora si farà un processo e si vedrà”. Di più non vuole aggiungere il Procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Pausania.

Ciro Grillo e i sui amici andranno processo: prima udienza il 16 marzo

“La mia assistita è finita sul banco degli imputati”. E’ la denuncia di Giulia Bongiorno che difende la giovane italo norvegese che ha denunciato Ciro Grillo e i suoi tre amici. “Il giudice ha ponderato, ha approfondito e ha scelto – dice – . Se mi chiedete se sono felice la mia risposta è no. Perché la mia assistita sta soffrendo tuttora- ha specificato la Bongiorno. “Se mi chiedete invece se sono soddisfatta, la mia riposta è si perché veramente, come mai prima di ora, ho assistito a una volontà di sgretolare atti che hanno un significato. C’è stato un accanimento contro la mia assistita – inisiste- che è stata messa sul banco degli imputati: e non mi riferisco ai difensori ma a quello che ho letto, sono stati distorti gli atti”. “Ci sono tanti riscontri contro gli imputati, ma abbiamo anche la ‘scatola nera’. Che comprende tutte le intercettazioni e le chat, come quelle della mia assistita nella stessa notte dello stupro”. Lo ha detto la legale della ragazza italo-norvegese uscendo dal Tribunale .

Caso Ciro Grillo, Bongiorno: “E’ grave quel che ha subito la mia assistita”

“Ho letto di tutto in questo processo”, si sfoga l’avvocato della ragazza italo-norvegese. “Poi sono veramente stufa di leggere piccoli pezzettini di atti isolati che vengono interpretati male. Oggi il giudice ha dato una risposta a questa frammentazione del materiale probatorio, materiale consistente”. L’avvocato Bongiorno ha concluso. “Oggi è il giorno dopo il 25 novembre. E credo che anche questa giornata è importante, sappiamo tutti cosa vuol dire il 25 novembre – dice -. Quando sono arrivata pioveva fortissimo e ho visto all’improvviso un arcobaleno, che mi ha fatto pensare che anche le cose più difficili poi possono in qualche modo fare tornare il bello”. “Assisto tantissime donne che dopo questo processo non hanno voglia di denunciare”. “La mia assistita sta soffrendo moltissimo. Per lei è molto pesante quello che sta subendo. Deve tenere la tv spenta, sono stati pubblicati i suoi dati anagrafici, tutto questo è gravissimo”.

25 novembre 2021

Vergogna, vergogna, vergogna! Nel silenzio più assoluto il consiglio regionale sardo da l’Assalto al forziere dei vitalizi.

Ci risiamo, i Consiglieri regionali sardi, da noi eletti, ci stanno vampirizzando un poco alla volta. Si stanno nutrendo del nostro sangue. Parlo naturalmente dei vitalizzi, la vergogna dei soldi a vita.  

L’emendamento della vergogna è approvato: con la legge Omnibus votata mercoledì dalla massima assemblea sarda, sono reintrodotti i vitalizi dei consiglieri regionali. Le pensioni che erano state abolite nel 2014 in pompa magna. Ci ha pensato Stefano Tunis, fondatore di Sardegna 20venti, a confezionare l’emendamento del colpaccio. A questo punto il più grande tra i ‘regalini’ fatti dal centrodestra attraverso la legge Omnibus.

Pensate sia finita qui? Ma no, perché il capolavoro fosse completo, mancava l’ultimo regalino, l’adeguamento delle loro pensioni all’indice ISTAT. Tradotto: più aumentano i prezzi più aumentano i loro stipendi e pure questo manco a dirlo è retroattivo.

Proprio così, dietro quel provvedimento c’era di tutto, come il ritorno della pensione per i consiglieri regionali.

Forse lor signori (così ci rivolgiamo all’intera classe politica e dirigenziale della Regione Sardegna, di maggioranza e opposizione, nessuno escluso) pensano che, per ciò solo, persone come noi non abbiano il diritto di essere arrabbiate per quanto è successo, di lamentarsi o, prima ancora, il coraggio di mostrarsi, preferendo stare, comodamente, a curare il proprio “orticello”.

Vi sbagliate. Non siamo solo arrabbiati. Siamo delusi e amareggiati. E proviamo un profondo e sincero disprezzo per ciò che avete fatto nel silenzio più assoluto, per paura della gogna mediatica, con un fulmineo blitz ad alzata di mano, vi siete auto votati  il ripristino delle pensioni d’oro abolite nel 2014.

Dovevate approvare una legge contro gli incendi, invece con un emendamento all’ultimo minuto, avete  reintrodotte i vitalizzi. Si avete deciso voi. Dovevate fare tutt’altro, con i 300 milioni che avevate a disposizione e in parte gli avete destinati a voi e per quelli della legislatura precedente.

Noi lo stiamo dicendo, con queste righe. Molti altri lo pensano, anche se non lo dicono. Per mancanza di coraggio, di strumenti, o perché, come servi, sono ormai incapaci di reagire ai vostri soprusi.

Non sapete cosa siano la vergogna e la dignità.

Se aveste dignità e riusciste a provare vergogna, vi togliereste di torno oggi e per sempre, grati che il popolo sardo, vi lascerebbe fuggire senza neppure prendervi a bastonate. Siamo stufi e nauseati di sentire di favori concessi a Tizio, soldi dati da Caio, promesse fatte da Mevio e cosi via. E non c’è alcuna distinzione di colore. È una sorta di arcobaleno politico, in cui ciascuno contribuisce a generare disgusto.

Avete urlato in campagna elettorale i vostri soliti, squallidi slogan elettorali. Ma una volta insediati non avete fatto niente, avete solo pensato al vostro tornaconto.

Ma non ve ne rendete nemmeno più conto. Perché non sapete neppure cosa sia la vergogna.

Da quando vi siete insediati nel consiglio regionale avete fatto a gara chi appariva più virtuoso. Cos’è rimasto? Molte chiacchiere e altrettante promesse.

Ma voi non conoscete vergogna e continuate a camminare con sguardo alto e fiero. Perché siete forti. Ostinati. Potenti. Noi siamo pochi, deboli e inermi. Abbiamo solo la nostra rabbia, il nostro disgusto.

Vorremmo però che in tanti leggessero queste misere parole e che tutti quelli che, come noi, sono delusi e arrabbiati, scrivessero di proprio pugno altrettante parole, più nobili o più eleganti delle nostre, con cui inondare I’intera Regione. Per indurvi, signori senza dignità e senza vergogna, ad andarvene. Spinti solo dalla forza delle parole. Dalla forza del disprezzo che saremo capaci di farvi sentire. Niente altro. Nessuna violenza. Nessun insulto. Solo il disprezzo più forte e sincero. Per lasciare a noi una speranza.

Arriva il Green pass rafforzato.

Via libera del Consiglio dei ministri il 24 novembre al decreto che rafforza le misure anti Covid-19, istituendo anche un green pass rafforzato concesso solo a vaccinati o guariti.

Il decreto-legge prevede una serie di misure di contenimento della “quarta ondata” della pandemia Sars-Cov2, compresa l’istituzione del cosiddetto “super green pass”.


VACCINI E TERZA DOSE

Estensione dell’obbligo vaccinale alla terza dose per i sanitari a decorrere dal 15 dicembre prossimo e con esclusione della possibilità di essere adibiti a mansioni diverse.

Inoltre, spiega ANSA, si ricorda che “è già consentito l'anticipo della terza dose dopo 5 mesi dalla seconda. Il governo inoltre ha annunciato di voler aprire dall’1 dicembre la terza dose agli over 18 e manifestato l'intenzione di avviare campagne vaccinali, se autorizzate, per la fascia di età 5-12 anni”.

NUOVE CATEGORIE

Estensione dell’obbligo vaccinale a ulteriori categorie oltre a quelle sanitarie a decorrere dal 15 dicembre: personale amministrativo della sanità, docenti e personale amministrativo della scuola, militari, forze di polizia (compresa la polizia penitenziaria), personale del soccorso pubblico.

GREEN PASS

La durata di validità del Green Pass viene ridotta dagli attuali 12 a 9 mesi.

L’obbligo di Green Pass viene esteso a ulteriori settori: alberghi; spogliatoi per l’attività sportiva; servizi di trasporto ferroviario regionale e interregionale; servizi di trasporto pubblico locale.

In caso di passaggio in zona arancione, le restrizioni e le limitazioni non scattano, ma alle attività possono accedere i soli detentori del Green Pass rafforzato.

A decorrere dal 6 dicembre 2021 viene introdotto il Green Pass rafforzato; vale solo per coloro che sono o vaccinati o guariti. Il nuovo Certificato verde serve per accedere ad attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla nei seguenti ambiti: spettacoli; spettatori di eventi sportivi; ristorazione al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche.

Dal 6 dicembre 2021 e fino al 15 gennaio 2022 è previsto che il Green Pass rafforzato per lo svolgimento delle attività, che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla, debba essere utilizzato anche in zona bianca. “In zona bianca, però”, aggiunge l’agenzia di stampa, “sarà valido anche il pass ottenuto con il tampone per accedere a ristoranti all'aperto, palestre, piscine e in generale alle attività sportive.

23 novembre 2021

Che può succedere se qualcuno dei politici decide di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale?

È vero che i politici fanno tante promesse nelle campagne elettorali per potere avere il voto del maggior numero di cittadini possibile ed essere dunque eletti. La maggior parte dei cittadini intuisce che sono solo promesse e che non verranno mantenute anche perché, al di là della volontà del singolo candidato richiedente la fiducia, è nella maggior parte dei casi proprio impossibile poterle mantenere.

È impossibile perché la macchina dello Stato, della sua burocrazia non consente ad un singolo deputato o senatore di mantenere grandi promesse a meno che non si tratti del leader di un partito importante ed anche in questo caso forse non dobbiamo usare più la parola impossibilità, ma certamente al suo posto non conviene usare la parola facilità. Nella migliore delle ipotesi tutti i deputati e senatori infilano nelle leggi di un certo respiro e soprattutto in quella che ogni fine anno viene definita di bilancio e che è in pratica il budget dello Stato, piccole varianti, emendamenti, integrazioni fatte all’ultimo minuto quando non possono essere più cancellate pena il ritardo di tutta la legge che sono favori a propri elettori o a propri parenti o a propri interessi (quello che viene chiamato il mercato delle vacche e che rappresenta uno degli spettacoli più volgari della democrazia e la rappresentazione del degrado massimo della figura di parlamentare).

Questa situazione è molto diffusa in tutto il mondo e rappresenta un buco del sistema democratico, ma è evidente con maggiore intensità e diffusione nei paesi dove la rappresentanza parlamentare è maggiormente degradata, tra i quali purtroppo è da annoverare anche il nostro.

Del resto le promesse dei politici ricalcano le famose promesse di marinaio e non solo, sono tante le persone che oggi fanno promesse che poi non mantengono, anche nel mondo commerciale e sono famosi certi spregiudicati operatori che riescono ad accumulare fortune facendo credere le famose lucciole per lanterne o persino vendendo cose che non esistono e che masse di cittadini credono di avere avuto.

Forse questo è l’aspetto più inquietante della questione e cioè che la presentazione di un qualche cosa di falso e che qualunque mente serena e anche modestamente dotata dovrebbe riuscire a capire, riesce ad avere consenso e successo nella popolazione. Non ci si può meravigliare del successo di un candidato o di un partito che propone illusioni quando la gente è riuscita a comprare del sale da cucina come strumento magico o a fare investimenti finanziari assolutamente non credibili affidando i propri averi a lestofanti di tre cotte, con l’unico merito di sapere parlare in modo fascinoso.

Del resto il problema è quello di un mondo a cominciare da quello politico, che lo fa per conquistare il potere, che racconta bugie, favole e illude milioni di persone promettendo quello che la gente vuole sapendo che non potrà mantenere le promesse. Al massimo potrà far credere di averle mantenute con lo stesso sistema della fascinazione o di non averle potute mantenere per colpa di questo o di quello, in genere avversari e competitori precedenti, coesistenti o futuri possibili.

Questo mondo oggi si chiama il mondo delle fake news e tutti ne parlano, lo spiegano, tanti partecipano ad iniziative che si propongono di svelarlo e attutirlo. Finora senza esito e anzi le rilevazioni dicono che il mondo delle fake news è in aumento e del resto corrisponde alla realtà virtuale, ad una realtà che non esiste e che può essere solo percepita se chi la racconta o la vuole vendere usa i metodi giusti.

I metodi giusti vuol dire individuare i temi di maggior fascino per le masse e soprattutto utilizzare in modo appropriato e spregiudicato la tecnologia. Tramite la tecnologia si possono definire i contorni delle persone che ci interessano (elettori, compratori, seguaci), si possono fidelizzare con una azione continua di presenza attraverso gli smartphone (oggi di gran lunga lo strumento più diffuso e utilizzato al mondo), si possono in definitiva coinvolgere nei propri progetti di potere promettendo molto e dando poco. Del resto si sa che oggi molti leader politici sono alla ribalta grazie all’uso “sapiente” della tecnologia, il caso ad esempio del Movimento 5 Stelle. (Lo slogan della campagna del 2013 era 'Partecipa, scegli, cambia' ed era stato lanciato all'evento di Pescara il 21 gennaio. Tanti erano gli slogan: ‘Nessuno deve rimanere indietro’, ‘Tutti a casa’ e quel ‘Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno’ che tante volte gli altri partiti gli hanno rinfacciato come promessa caduta nel vuoto. Poi, nel 2014 per le elezioni Europee, forti del risultato dell’anno precedente alle politiche, lo slogan era stato un netto #VinciamoNoi: ma non portò bene perché i 5 Stelle portarono a casa un debole 21% e la Rete ironizzò con un #VinciamoPoi).

Che può succedere se qualcuno dei politici decide di mantenere le promesse fatte e che sono impossibili o che comunque possono procurare lacerazioni profonde di intere strutture statali e di equilibri sociali portando quel paese al di fuori di ogni competitività e facendolo precipitare in breve tempo in una profonda crisi?

In altri termini, il pericolo maggiore dei nuovi scenari politici e tecnologici, sempre più correlati, non viene dal fatto che una forza politica promette, vince e non mantiene, ma dal fatto che una forza politica, promette, vince e mantiene. Il salto verso l’ignoto è forte, la paura dello sfascio ancora di più. Non è in ballo la fine della democrazia o la sua limitazione, potrebbe essere in ballo la esistenza stessa del paese dove questo fenomeno, raro ma possibile, si dovesse verificare. E la sensazione è che questo aspetto del problema o non viene capito o viene sottovalutato, certamente non considerato in modo adeguato perché la gente è abituata che non importa chi vince o perde tanto nulla cambia. Ma prima o dopo anche il gattopardo potrebbe sbagliarsi!

22 novembre 2021

AUSTRIA - LOCKDOWN NAZIONALE DA OGGI: LUNEDI' 22 NOVEMBRE 2021

In vista degli ultimi sviluppi della pandemia di Covid-19 nel Paese, il governo austriaco ha deciso un nuovo lockdown a livello federale. Le misure entreranno in vigore il 22 novembre 2021 per un massimo di 20 giorni, con la situazione da rivalutare dopo 10 giorni. 

Secondo l'ordinanza del Ministro della salute, le restrizioni di uscita per tutto il giorno si applicano a tutte le persone in Austria dal 22 novembre 2021 in tutta la Germania. Motivi eccezionali per lasciare il proprio appartamento sono:

  • Prevenzione di un pericolo immediato per la vita e l'incolumità fisica
  • Cura e assistenza per le persone bisognose di sostegno
  • Coprendo i bisogni primari necessari della vita quotidiana , quali in particolare
    - il contatto con il partner, con i singoli parenti più stretti (genitori, figli e fratelli), nonché con singoli importanti referenti
    - la fornitura di beni fondamentali della vita quotidiana, l'utilizzo dei servizi sanitari, l'utilizzo di una vaccinazione contro il COVID-19 o l'esecuzione di un test per SARS-CoV-2,
    - la copertura di un bisogno abitativo, il soddisfacimento di bisogni religiosi di base, quali visite ai cimiteri e visite individuali visite a luoghi di culto, e la cura degli animali.
  • Scopi professionali e didattici
  • Resta all'aria aperta per il relax fisico e mentale
  • Percezione di processi amministrativi o giudiziari non rinviabili
  • Sulla strada per il medico, per altri servizi sanitari, per vaccinazioni o esami


Tutti i negozi, ad eccezione di quelli in zona “approvvigionamento di base”, devono chiudere ; questo vale anche per i fornitori di servizi vicini all'ente. Devono chiudere anche le strutture ricreative e culturali (teatri, musei, biblioteche, cinema, sale da concerto, ecc.) Resta chiusa la ristorazione, ad eccezione delle mense (nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura, ecc.). È consentito il servizio da asporto, ma non è consentito consumare cibi e bevande entro 50 metri dalla struttura.

Anche gli hotel devono chiudere , l'alloggio può essere concesso solo per motivi di lavoro, se c'è urgente bisogno di alloggio e per gli ospiti che arrivano prima del 22 novembre. aveva già effettuato il check-in.

Le visite agli ospedali e alle case di cura sono consentite solo alle persone che hanno il rilevamento 2G e un test PCR negativo . Negli ospedali è consentito un solo visitatore per paziente a settimana, a condizione che il paziente sia ricoverato da più di una settimana. Nelle case di cura, i residenti possono essere visitati solo da 2 persone al giorno; negli ospedali è consentito un visitatore per paziente a settimana.

Le scuole e gli asili restano aperti senza l'obbligo di frequenza, ma si raccomanda ai genitori di accudire i bambini a casa il più possibile. In tutti i livelli scolastici, gli studenti devono indossare una maschera all'interno.

Il governo chiede a tutti di tornare al Ministero degli Interni ove possibile. Le regole 3G per l'accesso al posto di lavoro rimangono in vigore.

Il requisito della maschera FFP2 sarà esteso a tutti gli spazi interni, compreso il luogo di lavoro , dal 22 novembre 2021 , a meno che non siano in atto adeguate precauzioni di sicurezza strutturale (come le pareti in plexiglas).

Verrà inoltre reintrodotto il rispetto della distanza di sicurezza di due metri , questo vale per i luoghi pubblici, i locali commerciali, i luoghi di lavoro, le case di riposo e di cura nonché quando si utilizzano i mezzi di trasporto.

I migliori eventi sportivi si svolgeranno senza pubblico. Gli sport di club non sono ammessi .
I campi sportivi all'aperto possono essere utilizzati in determinate condizioni (esercizio fisico solo con persone della stessa famiglia e sport senza contatto fisico). Le piste di pattinaggio e le piste da sci possono rimanere aperte, ma un "certificato 2G" è un prerequisito per l'utilizzo di impianti di risalita e funivie, nonché per l'accesso alle piste di pattinaggio. Inoltre, una maschera FFP2 deve essere indossata nelle cabinovie chiuse e nelle seggiovie coperte - questo vale anche per gli edifici delle stazioni e gli spogliatoi chiusi.

Ulteriori misure:

  • Per le persone non vaccinate, il lockdown dura dopo il 12 dicembre. continua.
  • La 3a vaccinazione è raccomandata o abilitata dal 4° mese in poi in tutta l'Austria, indipendentemente dal vaccino.
  • La validità del Green Pass sarà ridotta dal 02/01/2022 al massimo a 7 mesi per il 3° punto.
  • Inoltre, la vaccinazione obbligatoria è prevista al più tardi dal 1° febbraio 2022

Il dramma delle case occupate...

Il dramma delle case occupate e la sfida degli occupanti abusivi a cittadini e sistema è un tema purtroppo all’ordine del giorno. Di stringente, tragica attualità. A fronte del quale, però, amministratori locali e apparati istituzionali, dimostrano di intervenire poco se non addirittura male. Dopo il caso del pensionato romano residente nel quartiere Don Bosco della capitale. Cacciato da casa sua da un rom abusiva che, mentre l’uomo era a fare una visita medica, si è insediata nell’abitazione dell’anziano, saccheggiandola e devastandola al momento dello sfratto, oggi da Pozzuoli arriva l’ennesima, vergognosa vicenda.

«Ero al ristorante con mia figlia, quando ho ricevuto la telefonata di un vicino che mi ha detto che mi avevano occupato casa. Mi sono precipitato sul posto e ho notato il cancello di casa forzato e la porta blindata danneggiata. All’interno c’era una donna con due figli, che non avevo mai visto prima».

È solo l’incipit di un racconto drammatico cominciato il 7 giugno scorso e da cui oggi il protagonista e vittima di una odissea inaccettabile. Lui è un 63enne di Pozzuoli Bruno Illiano, che come riferiscono Napoli Today e Today.it. sui loro siti, «da cinque mesi non riesce ad entrare in possesso dell’alloggio popolare di via Matilde Serao a Pozzuoli, di cui era legittimo assegnatario».

Da quel giorno di inizio estate, l’uomo, che viveva in quell’alloggio dal 1992, non è riuscito a recuperare gli oggetti personali e i beni di famiglia rimasti dentro la casa che gli occupanti abusivi gli hanno indebitamente e prepotentemente sottratto. Il legale di Illiano – riferiscono i siti citati – l’avvocato Gennaro Caracciolo del foro di Santa Maria Capua Vetere, ha presentato denuncia-querela, presso la Stazione Carabinieri di Monteruscello. E chiede alla Procura della Repubblica «di voler disporre, con la massima urgenza, tutti gli atti necessari allo sgombero immediato. Unitamente o disgiuntamente al sequestro preventivo sull’immobile assegnato al signor Illiano, al fine di limitare al minimo gli effetti lesivi del reato». Ma al momento, tutto tace. E si ferma al dibattito mediatico che, nonostante il tam tam delle denunce e delle rivendicazioni, riesca a dare seguito pragmatico alla gestione e definizione di un fenomeno in escalation continua.