25 febbraio 2022

Viaggiare rappresentava una ricchezza al livello culturale e morale…!!!

Al giorno d’oggi ciò che più caratterizza il mondo intero, è una divisone in diversi colori, come a formare un’unica bandiera che vola al vento, un vento potente che ha ferito e cambiato la vita di ognuno, ma che lotta e continua a lottare per ritornare a una parvenza di normalità. Ognuno ha provato e, prova tutt’ora a trovare caratteristiche che possano legarli a due anni fa, prima dell’inizio di questa guerra contro un’epidemia mondiale. C’è chi riesce a trovare aiuto e conforto nel pensiero di un domani dove la libertà personale possa riprendere il controllo delle vite di ciascuno. Molti credono che questa aspirazione sia molto lontana, quasi un’utopia, trovando così sicurezza e protezione nella cosa più semplice e naturale che appartiene all’uomo, la capacità di sognare. In questo periodo dove tutto è cambiato, dove la cosa che occupa di più le giornate, è lo spazio e il tanto, troppo tempo per pensare, ha portato tutti quanti a compiere un grande viaggio introspettivo, riesaminando e dando il vero e giusto valore alle cose che in precedenza venivano considerate scontante e dovute. Tutti si sono concessi il giusto diritto di volare con la fantasia, di compiere dei piccoli viaggi con la mente, per scappare da quella che è una situazione irreale, letta nei libri, vista nei documentari, ma che ad oggi, dopo due anni ancora sembra un tremendo scherzo, una visione del tutto fantascientifica, una di quelle storie raccapriccianti che alle nuove generazioni che verranno eviterà di essere raccontata, per non riportare alla mente quelli che per coloro che diventeranno genitori, questi sarebbero dovuti essere gli anni migliori, condotti dalla spensieratezza, dai nuovi e primi amori, dalle sciocchezze e dalle frivolezze che negli anni a seguire non si potrebbero ripetere, perché crescendo cambiano le responsabilità e gli obbiettivi. La capacità di potersi proiettare in un contesto lontano dalla realtà e, la salvezza che questo gesto porta nell’anima, lascia un senso di completezza, ma contemporaneamente un così grande senso di vuoto nell’immaginare un luogo, un oggetto o una persona amata, un qualsiasi tipo di desiderio o di aspirazione lontano da noi stessi. Nonostante ciò, può recare speranza, quella speranza che adesso sembra svanire lentamente sotto i rilessi di un capovolgimento di ogni valore umano, di ogni virtù, guidata ormai solo dall’istinto di sopravvivenza. Viaggiare, fin dall’inizio dei tempi, fin dall’antichità, fin dal viaggio di Ulisse, rappresentava una ricchezza al livello culturale e morale portando a conoscere il diverso, ad esplorare l’inesplorato, ad amare le cose mai amate e a conoscere ciò che prima di allora era ignoto o, se non tale, solo frutto delle esperienze di altri. L’essere umano come tale dipende dalle conoscenze. Dipende da esse come se fossero l’unica arma in grado di affrontare ogni ostacolo. Perciò come si possono acquisire quest’ ultime se si resta ancorati alle proprie paure, alle proprie convinzioni senza aprirsi a ciò che di più bello il mondo ha da offrire? Come si può rimanere soddisfatti di ciò che non si può vedere con i propri occhi? Come si può imparare davvero a immedesimarsi in ciò che ci circonda senza averlo davvero conosciuto, osservato, ammirato, affrontato in tutte le sue difficoltà? Come si può imparare a vivere senza mettersi in gioco? La risposta a queste domande non c’è. Ma con il tempo e con l’esperienza si può imparare a interpretarle, ognuno secondo ciò che ritiene più corretto; ma una cosa che accomuna ogni risposta e ogni essere dotato di ragione, è la possibilità di volare, viaggiare, sognare, per imparare e per potersi salvaguardare da ogni cosa la vita riservi per ognuno. Viaggiare, in ogni suo significato e interpretazione, è terapeutico, concede una fuga da ogni costrizione e da ogni legame che ci vincola alla quotidianità, che ogni mattina ci costringe ad alzarci e rivivere il giorno precedente, in particolare in quest’ultimo periodo. Il viaggio come atto, come allontanamento dalla propria abitazione, dalla propria routine, non è più possibile e il diritto alla libertà che questo conferisce, ci è stato sottratto da una forza superiore a chiunque. Ma la fantasia, quella libertà che si riesce a comprendere e a condividere sentendo una canzone, leggendo un libro o recitando una poesia, ogni forma di arte, riesce a trasportarci in ogni suo sentimento che ne scaturisce; riesce ad acquisire potenza dall’anima e dalla mente umana, avvolgendola in quel vento, in quella brezza, che inizialmente si tende a contrastare e a combattere per paura essendo sentimenti nuovi e sconosciuti, ma che una volta affievolita, ha la capacità di far emergere i pensieri più profondi permettendogli di volare e viaggiare con essa, di lasciarsi trasportare da queste nuove emozioni, volando e librandosi in ogni luogo reale o fantastico, toccando l’acqua, assaporando l’aria, ottenendo forza dalla terra e coraggio dal fuoco, liberandosi di ogni preoccupazione, ci consente di spaziare in luoghi senza tempo, senza epoca e senza definizioni, ci consente di viaggiare con la fantasia in ogni sua forma, senza congetture o margini, ci consente di aprire i nostri cuori ai nostri più profondi desideri, senza realizzarli, ma dandoci speranza che essi ancora esistano e che non svaniscono col presentarsi delle difficoltà. Per poi tornare alla realtà, riportandoci a un risveglio così drastico da sembrare e sperare sia solo finzione. Ma nella realtà, il vero scopo di questa forza, di questo viaggio, così coinvolgente da sembrare idilliaco, quasi magico, è colmare di consapevolezza e determinazione per riuscire ad affrontare periodi bui, dove la luce sembra non esistere, ormai scomparsa, trovando la capacità in noi stessi di correre in queste tenebre sapendo di andare all’inseguimento dei propri sogni, sapendo di correre e affaticandosi, a volte con la paura di non riuscire a rialzarsi, ma riuscendoci, sapendo esserci la speranza che questi desideri non volino via in questa tempesta finché sono vivi dentro ciascuno di noi. Bisogna imparare ad affrontare il viaggio che è la vita stessa e che in tutte le sue difficoltà ci riporta alla memoria ciò per cui ognuno lotta, i propri sogni.




24 febbraio 2022

I sardi lasciano il centro per trasferirsi verso la costa.

Un recente studio ha certificato che, oltre l'emigrazione verso l'estero, sta diventando inarrestabile lo spostamento dei Sardi dai paesi dell'interno verso i centri costieri.

"Il calo demografico dei comuni dell'interno è arrivato, nel 2020, a più di 137 mila persone (-21%),mentre la crescita della popolazione della fascia costiera cresce di 303 mila persone (+40%)."

Se ne sono accorti !! Che altro c'era da aspettarsi,

visto che è ormai da 10 anni che stiamo assistendo al progressivo e pervicace smantellamento dell'assistenza sanitaria territoriale;

visto che, mancando anche solo due unità al numero di scolari previsto nelle disposizioni, si è consentito che tanti paesi restassero senza scuola d'infanzia o primaria;

visto che sono stati chiusi numerosissimi uffici finanziari e statali periferici, per non parlare delle farmacie;
visto che i collegamenti aerei e marittimi con il continente sono da terzo mondo;

visto che i trasporti pubblici su gomma o ferroviari sono obsoleti e inadeguati, come ben sanno i tantissimi pendolari;

si ottiene, come risultato, una epocale transumanza umana.

Oltre l'abbandono del territorio, altra conseguenza di questo tsunami sull'assistenza e sui servizi primari è stata la contrazione delle nascite, con la Sardegna che si piazza al poco invidiabile primo posto in Italia, in questa speciale graduatoria.

Così, mentre da anni si continua a discutere di province, di staff, di direttori, di rimpasti e poltrone varie,
mentre si litiga per ogni Finanziaria regionale, mentre ci si gonfia il petto al solo pronunciare Insularità e Unesco, in Sardegna si spopolano monti e campagne, diventando preda ambita per le multinazionali dell'eolico e del fotovoltaico e magari per il deposito nazionale di scorie nucleari.

Chissà se il ministro Cingolani, quando è venuto in Sardegna con tutti i big dell'industria dell'energia, Enel, Terna, Snam e Italgas, ha prospettato ai nostri amministratori qualcuna o tutte queste possibili prospettive di devastazione della nostra Isola.

E' iniziata l'invasione russa dell'Ucraina.

Il presidente russo Vladimir Putin, in un discorso ai russi nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, ha annunciato di aver deciso un'operazione militare speciale nel Donbass.

"Le circostanze richiedono un'azione decisa e immediata. Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto. A questo proposito, ai sensi dell'articolo 51, parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l'approvazione del Consiglio della Federazione e in virtù dei trattati di amicizia ratificati dall'Assemblea federale e di mutua assistenza con DPR e LPR, ho deciso di condurre un'operazione militare speciale", ha detto Putin in un discorso televisivo ai russi.

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha confermato  ̏l'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia.

"Putin ha appena lanciato un'invasione su vasta scala dell'Ucraina. Le pacifiche città ucraine sono sotto i bombardamenti. Questa è una guerra di aggressione. L'Ucraina si difenderà e vincerà. Il mondo può e deve fermare Putin. Il momento di agire è adesso". Secondo alcune testimonianze truppe russe sarebbero state viste a Mariupol e Odessa mentre un attacco missilistico russo su vasta scala cercherebbe di distruggere le infrastrutture militari di Kiev. Ecco dove si sono sentite esplosioni in tutta l'Ucraina dalle quattro di mattina del 24 febbraio secondo la Cnn: a Kiev da est in direzione dell'aeroporto internazionale della città. Gli utenti dei social media hanno riferito di aver sentito diverse esplosioni nell'area di Boryspil a est della capitale, dove l'aeroporto internazionale si trova a circa 25 chilometri (15 miglia) dalla città. La CNN non ha confermato che l'aeroporto sia stato preso di mira. A Kharkiv, la seconda città più grande dell'Ucraina, nel nord-est del paese, è stato udito un "flusso costante di forti esplosioni". A Kramatorsk, nel quadrante orientale, a circa 120 chilometri a nord di Donetsk, controllata dai separatisti, sono state udite almeno due massicce esplosioni. Esplosioni anche a Dnipro, Mariupol, Odessa (qui vi sarebbero stati due bombardamenti distinti a venti minuti di distanza l’uno dall’altro) e Zaporizhzhia.


16 febbraio 2022

Sono soltanto dei bluff!

A sentire tanti politici isolani riuniti in Comitati e Assemblee varie, fra poco tempo, tutti noi Sardi assisteremo ad una rivoluzione che cambierà in meglio la nostra vita, i nostri diritti e quelli della nostra Isola.

Capisaldi di questa rivoluzione saranno l'inserimento del principio di Insularità nella Costituzione Italiana, e il riconoscimento da parte dell'UNESCO del Parco Archeologico Regionale.
Ma cercando di comprendere meglio questi argomenti sorgono non pochi dubbi sui risultati che dovrebbero far realizzare.
Per ciò che riguarda il riconoscimento dell'Unesco, si tratta di un beneficio immateriale esprimibile in una maggior visibilità del territorio interessato e di un rafforzamento della sua identità.
In soldoni, l'Unesco conferirebbe una sorta di "etichetta di qualità" al nostro patrimonio archeologico. Ma per il resto, il Parco Archeologico della Sardegna lo devono realizzare i Sardi.
Se il Governo Regionale non programma, non progetta, non reperisce e rende disponibili le risorse finanziarie necessarie al recupero dei siti, il Parco Archeologico resterà una delle tante illusioni. O meglio, sarà costituito da quel poco, non più del 15 per cento del totale, che alcuni studiosi sono riusciti a disseppellire e a valorizzare, come ha fatto Giovanni Lilliu a Barumini.
Il restante, costituito da 6.500 siti in ogni angolo della Sardegna, continuerà a restare sepolto o sommerso da erbacce e rifiuti, alla mercé di vandali e tombaroli, ben lontano dal diventare fonte di sviluppo culturale e turistico e opportunità di lavoro, praticamente in ogni parte dell'Isola.
Il principio di Insularità, poi, lascia ancora più scettici se pensiamo alla specificità della Sardegna come Regione a Statuto Speciale. Purtroppo, come è ben noto, non si è stati in grado di far valere queste prerogative, a differenza di come hanno saputo fare altri Enti Autonomi.
Come dire che è inutile essere titolari di un diritto, se non si è capaci di difenderlo e farlo valere.

M5s, Beppe Grillo gela Di Maio & co: «Scordatevi il terzo mandato». E poi li sbeffeggia.

Deroga ai due mandati non ne vuole sentir parlare. Al massimo, è la linea, si può ragionare su una elezione in altri livelli istituzionali. La doccia fredda sui parlamentari M5S della prima ora arriva da Beppe Grillo, che ancora una volta si schiera dunque con Giuseppe Conte o, per lo meno, contro Luigi Di Maio, che senza terzo mandato dovrà dire addio alle Camere.

Il sarcasmo di Grillo: «In Regione guadagnate pure di più»
Grillo, secondo quanto riferito dall’Adnkronos, sarebbe stato contattato da diversi deputati e senatori “in scadenza” dopo il post del 5 febbraio intitolato “5 stelle polari”, nel quale si parlava di «rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione». «In Europarlamento o in Regione guadagnate anche di più, quindi non rompete le p…e…», avrebbe scherzato Grillo con alcuni parlamentari che sente con una certa regolarità, aggiungendo che la questione del terzo mandato è «un tema identitario, non si può derogare».
Il vantaggio del repulisti nel M5S con il no al terzo mandato.
Ciò su cui al massimo si può ragionare e chiamare gli attivisti a votare, per Grillo, sarebbe dunque una rotazione fra incarichi: chi ha già fatto due mandati in Parlamento può ambire a candidarsi all’Europarlamento o ai Consigli regionali, ma non alle Camere, e viceversa. La ratio, ribadita dal garante nelle telefonate e confermata all’agenzia di stampa anche da fonti che gli sono molto, è contrastare «nicchie di poteri e correnti». C’è in questo un richiamo ai valori delle origini, ma è evidente che la conferma di questo «tema identitario» avrebbe anche la non marginale conseguenza di ridisegnare i gruppi parlamentari che verranno a misura della leadership di Conte o di chi eventualmente dovesse prenderne il posto.
E ora i parlamentari dicono: «Ci siamo tagliati le p…e da soli»
Fra i 67 non ricandidabili su 230 parlamentari ci sono, tra gli altri, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Danilo Toninelli e Vito Crimi. Dunque, anche diversi contiani dovrebbero farsi da parte. L’opzione a cui lavorerebbe chi non ci sta ad attenersi alla vecchia regola, cara a Gianroberto Casaleggio ancor prima che a Grillo, è destinare un terzo dei seggi alle riconferme, «ma nel fare le liste decidi chi vive e chi muore, una strada difficilmente percorribile…», ha detto un parlamentare della prima ora all’Adnkronos, che rivela come nelle chat giri insistentemente anche un’altra considerazione: il taglio di deputati e senatori voluto dagli stessi grillini, con il quale «ci siamo tagliati le pa..e da soli». 

12 febbraio 2022

Bollette che stangata!

Stangata sulle bollette scongiurata? Non proprio, o almeno non per tutti. Il decreto contro il rincaro delle bollette c’è, ma la stangata sarà evitata solo in parte.
Stangata sulle bollette scongiurata? Non proprio, o almeno non per tutti. Il decreto contro il rincaro delle bollette c’è, ma la stangata sarà evitata solo in parte. Di fatto gli aumenti saranno praticamente azzerati per le oltre 3 milioni di persone che beneficiano del bonus energia: nuclei che hanno un Isee inferiore a 8265 euro annui; nuclei familiari numerosi (Isee 20.000 euro annui con almeno 4 figli); percettori di reddito o pensione di cittadinanza; utenti in gravi condizioni di salute, utilizzatori di apparecchiature elettromedicali. 
Come richiedere la rateizzazione bollette in 10 mesi
Il piano di rateizzazione bollette per le fatture luce e gas, senza interessi, è uno dei provvedimenti in arrivo quest’anno dal governo per aiutare gli Italiani a far fronte ai rincari delle utenze nel 2022. Infatti, sia il prezzo del gas che dell’energia elettrica sono aumentati, a causa del rincaro delle materie prime.
Ma, chi può richiedere la rateizzazione delle bollette? e con quali modalità?
Le famiglie italiane avranno la possibilità di pagare le fatture delle utenze luce e gas in 10 rate. E’ questa la mossa scelta dal governo per dare una mano alle famiglie che avranno difficoltà ad affrontare gli incrementi dei costi dell’energia elettrica e gas metano in quest’anno.
Le modalità previste da Arera, L’Autorità per l’energia le reti e l’ambiente, consistono nel pagamento di una prima rata pari alla metà del costo totale della fattura che si vorrà rateizzare e nella possibilità di poter pagare la seconda metà in rate da almeno 50 euro in massimo 10 rate. Infatti, qualora l’importo dovesse essere inferiore a 50 euro, l’Autorità concede la possibilità di pagare in meno rate (non meno di due), affinché l’importo relativo a ciascuna di essa sia sempre di maggiore o uguale a 50 euro.
Come richiedere la rateizzazione delle bollette
Come anticipato, il piano è rivolto a coloro che, a causa di condizioni economiche non ottimali, ritarderanno il pagamento delle bollette emesse tra gennaio e aprile 2022 e che decideranno di voler procedere con la rateizzazione delle bollette, secondo le condizioni comunicate dal proprio fornitore. In ogni caso, nonostante la dilazione dei pagamenti, le rate saranno completamente prive di alcun interesse.
Quali sono i costi per la rateizzazione?
Il Governo ha riservato un fondo di circa 1 miliardo di euro per consentire agli italiani di pagare le utenze in 10 mesi. Non si tratta dell’unico provvedimento previsto dal governo, ma di un’integrazione ai circa 4 miliardi già stanziati che saranno destinati:
al bonus sociale per le famiglie con reddito ISEE inferiore a 8.264 euro,
ad annullare i costi relativi agli oneri di sistema
a ridurre l’Iva per il gas al 5%.
Come detto in precedenza, non ci sarà alcun supplemento per i clienti finali che potranno pagare le utenze in massimo 10 rate e senza interessi.

01 febbraio 2022

Perché scrivo?

Perché scrivo? Mi chiedo molte volte. Oggi ho deciso di rispondermi e lo faccio sul blog perché così potete leggerlo e, chissà, potreste trovarlo interessante.
Mi dico sempre che scrivo perché così conservo la memoria , non la perdo. 
Ma c'è di più dietro il motivo per cui scrivo. 
Scrivere mi aiuta a organizzare i miei pensieri , esperienze, sentimenti. Mi aiuta a tuffarmi nella mia mente e salvare le idee che passano velocemente per fare spazio agli altri.
Scrivo per stare con me stesso . Per parlare con me e conoscermi.  La scrittura è un'attività terapeutica . Penso che sia come avere un'altra vita, una vita interiore che integra e arricchisce quella esteriore.  In altre parole, scrivo perché è così che estrinseco il dialogo che ho con me stesso e non lo lascio perdere nelle nebbie della mia mente. 
Ciò non implica che sarò molto più saggio, né che farò meno errori. 
Penso che ci sia un altro motivo per cui scrivo.  Senza voler premere la tastiera o prendere la penna per diventare uno scrittore, la lettura mi incoraggia a scrivere i miei pensieri. E più faccio, più voglio . Una cosa stimola l'altra e viceversa. Con buona pace dei "veri scrittori", sempre. Con tutta la mia ammirazione per chi scrive decine di pagine raccontando una storia, vera o di fantasia, facendola girare dall'inizio alla fine. Mi sento incapace e tutto quello che posso fare è mettere insieme alcuni paragrafi in questo mezzo.  
Il fatto è che questa è come una spirale infinita, o come il merlano che si morde la coda. Leggere e scrivere, intendo.
Ci sono periodi dell'anno in cui, non so perché, non ho molta voglia di leggere. Forse i titoli che ho tra le mani non mi entusiasmano molto, forse sono troppo stressato.  Il fatto è che quando mi succede, quasi di pari passo smetto di scrivere.  
Ma arriva sempre il giorno in cui tutto cambia . Inesorabilmente, perché la vita è così, cambia, come il nostro modo di vedere le cose.
Rileggo in ogni momento libero che ho, e parallelamente le parole cominciano a germogliare e fluire. A volte così velocemente che non riesco a prenderli.  E molte di quelle volte smetto quello che sto facendo e prendo appunti sul cellulare, nei quaderni, in qualunque cosa ho a portata di mano.  
Scrivere è divertente perché ti permette di giocare con le parole, scoprire la grammatica, parlare con altre persone senza aprire bocca, siano esse reali o immaginarie. È divertente perché ti permette di tornare al tuo io passato , se scrivi delle tue esperienze. 
E bene, d'ora in poi quando mi chiederanno perché scrivo e come scrivo, andrò a questo post per vedere se sono ancora le stesse ragioni. Sicuramente la mia risposta si evolverà nel tempo. Vedremo. 

Sardegna: Gli effetti negativi della pandemia.


 
Gli effetti negativi della pandemia, unitamente ai forti rincari dell'energia elettrica e del gas, stanno colpendo alle radici quel poco di sviluppo economico che la Sardegna era riuscita a costruirsi negli ultimi decenni.

In sofferenza, innanzi tutto, il comparto industriale che, comunque, già da tempo si trovava in forte difficoltà.
Senza considerare il flop di Ottana, la Sardegna deve fare i conti con l'industria metallurgica nel Sulcis e i settori del chimico e del petrolchimico fortemente ridimensionati e in buona parte in via di dismissione.
In più, oltre le conseguenze negative per l'economia, è assi preoccupante la compromissione dell'ambiente nelle aree interessate.

Il turismo che, con le unghie e con i denti, era rimasto in linea di galleggiamento nel periodo estivo, ha subito un altro brutto stop nel periodo delle festività di fine anno.

Preoccupano le prospettive per il futuro che devono fare i conti con le ben note carenze nei collegamenti aerei e marittimi e con una assoluta mancanza di una programmazione per la ripartenza post pandemica.
Quasi tutte le regioni e le città stanno preparando piani e progetti che potremo definire aggressivi, per accaparrarsi il maggior numero di visitatori e ospiti. Per non parlare dei competitors europei.
Se consideriamo che le statistiche pre-covid collocano al 68° posto in Italia la Reggia nuragica di Barumini per numero di visitatori mentre, tra le località balneari, il litorale di Arzachena si trova al 43° posto e Alghero al 49° per numero di ospiti, appare evidente che ci vuole ben altro impegno che qualche comunicato stampa o uno stand in qualche meeting o borsa per il turismo.

Per comprendere quanto ci sarebbe da fare e mai è stato fatto, si tenga presente che le Baleari vantano oltre 15 milioni di arrivi di turisti all'anno, mentre la Sardegna non raggiunge i tre milioni.

L'impietoso confronto, con i dati del turismo delle Isole Baleari, ci dice che, nonostante l'estensione e la bellezza delle sue coste, in Sardegna a causa di strategie inadeguate e di trasporti aerei e marittimi fortemente penalizzanti, non si è riusciti ancora a creare flussi turistici di un certo rilievo.

I dati sui flussi turistici pre-pandemia, oltre al già citato enorme gap con le Baleari, collocavano la Sardegna al 12° posto nella speciale graduatoria nazionale, come dire che, a parte una certa enfasi, in concreto si raccolgono briciole rispetto all'innegabile potenziale.

Ci barcameniamo con il Protocollo d'intesa tra Conferenza Episcopale Sarda e la Regione Sardegna per gli Itinerari religiosi.

Ben vengano, ma si tratta di flussi di entità assai limitata.

Inesistente o quasi, rispetto ad altre regioni, il flusso turistico culturale-archeologico. Basti pensare che la Reggia Nuragica di Barumini, prima tra i siti della Sardegna, si trova al 68° posto in Italia per numero di visitatori.
Scorrendo dati e numeri ci si può render conto che, anche in questo campo, che riempie pagine di giornali locali e fa gonfiare il petto ai nostri politici, siamo all'età della pietra. Tanto per citarne una, nel confronto con un'altra realtà periferica come la Sicilia, la differenza di visitatori è abissale.

In una regione come la Sardegna che vanta ben 7.000 siti archeologici, manca la progettazione, la programmazione, il marketing, perché questo brand di offerta turistica culturale-archeologica possa portare risultati soddisfacenti, degni della unicità e della grandiosità di questo tesoro.

26 gennaio 2022

Partiti politici: inaffidabili, distanti e inutili

Può esserci democrazia senza partiti politici? La società, lo Stato, il governo, l'economia e la convivenza possono essere percorribili senza strutture di parte? 

Nella vita moderna, è più probabile che i cittadini prendano decisioni da soli; Non amano gli intermediari. Alla società piace sentirsi libera, flessibile, critica e controllante. Ogni volta le organizzazioni civili sono più ferme e solide; c'è una vasta gamma di gruppi che, a parte il governo ei partiti politici, hanno saputo affrontare i problemi della propria comunità senza burocrazia o complicazioni. La tendenza è che gli elettori non sono soddisfatti dei risultati offerti dai partiti politici; si aspettano di più e non si accontentano più della solita demagogia. Molte forme di comunicazione attuali consentono l'interazione e il feedback dei cittadini in tempo reale. I dibattiti e le discussioni dei partiti politici sembrano molto lontani dalla quotidianità; i problemi dell'agenda sociale sono molto lontani dagli interessi e dalle priorità delle parti, o almeno questa è la percezione generale. La democrazia partigiana è sempre stata una forma di democrazia indiretta e rappresentativa, vero, ma perde consensi quando è vista come una forma di rappresentanza diretta e di perpetuazione degli interessi di gruppo, quando il canale per legittimare detti interessi si costituisce come strumento di controllo e allineamento cittadino. Per forgiare il trionfo di candidati indipendenti e partiti politici è sempre necessaria la mobilitazione cittadina, uomini e donne che parlano, commentano, trasmettono un'idea, organizzano, conquistano la strada di casa in casa, convincendo, condividono, sostengono una causa e una leadership in cui credono, si sentono identificati e sono disposti a riporre la loro fiducia votando.  L'apertura e la diversificazione dei media e dei canali di comunicazione facilita la creazione di correnti di opinione, organizzazione, finanziamento e contatto con i cittadini. Essendo flessibili e immediati, agiscono con un vantaggio rispetto alle strutture partigiane. Alle prossime elezioni arriveranno sicuramente un gran numero di prospect, senza dubbio, con le loro aspirazioni e meriti, di tutti i livelli, settori, preferenze e ideologie; c'è tempo per prepararsi, per forgiare un percorso che dia dignità alla politica, che arricchisca e serva ad esaltare la democrazia. C'è un argomento di qualità e qualifica che si adatta a tutti noi. Ciò che meno si è visto nelle campagne elettorali sono stati i programmi e le proposte. Non sarebbe strano se si pensasse al ritorno alle origini, al lavoro costante, al recupero dei principi, al lavoro esemplare e alla lotta permanente dalla parte della società.

 

25 gennaio 2022

Come ci si sente ad essere un uomo di 69 anni?

Domanda interessante. E dopo aver riflettuto, ho concluso che invecchiare è un dono. Ho visto alcuni cari amici lasciare questo mondo, prima che avessero goduto della libertà che deriva dall'invecchiare.Chi se ne frega se scelgo di leggere o scrivere al computer fino alle 2 del mattino e poi dormire fino a chissà a che ora? È vero che nel corso degli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di persone care. Ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere. Un cuore integro è sterile e non conoscerà mai la felicità di essere imperfetto. Sono orgoglioso di aver vissuto abbastanza a lungo perché i miei capelli diventassero grigi e conservassero il sorriso della mia giovinezza, prima che i solchi profondi apparissero sul mio viso. Ora, per rispondere onestamente alla domanda, posso dire: mi piace essere un uomo di 69 anni, perché la vecchiaia mi rende più saggio, più libero! So che non vivrò per sempre, ma mentre sarò qui vivrò secondo le mie stesse leggi, quelle del mio cuore. Non mi pentirò di ciò che non è stato, né mi preoccuperò di ciò che sarà. Il tempo che resta, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a DioA volte sono sorpreso dalla persona che vive nel mio specchio. Ma non mi preoccupo di queste cose per molto tempo. Non scambierei tutto ciò che ho con qualche capello in meno grigio e pancia piatta. Non mi rimprovero per non aver rifatto il letto, o per aver mangiato qualche "piccola cosa" in più. Ho il diritto di essere un po' disordinato, di essere stravagante e di passare ore a fissare il mio giardinetto.

24 gennaio 2022

Il mio agognato mare, immenso, misterioso, seducente.

“Per me il mare è sempre stato un confidente, un amico che assorbe tutto ciò che gli viene detto senza mai svelare il segreto che gli è stato affidato e che dà i migliori consigli: un rumore di cui ognuno interpreta il senso come meglio può”.
 Che Guevara

 In questi mesi ho passato molto tempo al mare. E mi sono sentito felice del mio amore per quell'immensità verde-blu profonda. E lì ho passato molte ore a riflettere, ricordare e parlare a me stesso. Qualcosa che mi piace fare di tanto in tanto.

Per gli esseri umani, riversare sentimenti nei mari è una pratica antica. Lo abbiamo fatto attraverso pensieri filosofici, discorsi di ispirazione, citazioni e detti universali. Insomma, siamo innamorati del mare da quando l'abbiamo visto per la prima volta.
Sono stregato da quell'enormità azzurra di orizzonti infiniti, aria pura e suono delle onde. Quando sono davanti al mare entro nei suoi misteri e silenzi, nei segreti che nascondono le sue acque tremanti e fresche. E osservando tutta la sua grandezza sperimento la povertà del genere umano. Fermo e stregato, mi riempie di pace, amore e forza è la mia ricchezza.
Il mare è la ninna nanna delle notti stellate, trova pace, è la riva del mondo reale ed è anche il luogo in cui inizia la fantasia. Osservarlo mi fa addentrare in leggende, miti o storie, immaginare galeoni, pirati in un mondo affascinante.
Mi strega, ma a dire il vero mi piace vederlo e godermelo dalla riva, quando ci entro lo faccio solo per pochi colpi, non di più. Le poche volte che sono stato in alto mare mi sono sentito stupito, affascinato da quella bellezza per tutta la vita. Tuttavia, mi ha sempre spaventato un pò per la sua immensità. Perché so che, in un attimo, qualsiasi vento debole può trasformarlo in una follia imprevista e poi mi trascinerei con esso nel vortice di una sfida perduta. Lo guardo, lo ammiro e lo rispetto per questo e per paura perché conosco la sua follia.
Quando gli sono vicino, mi fa fatica alzarmi presto ed è perché mi piace camminare un pò al suo fianco, senza persone, senza rumori, solo con il mormorio delle sue acque che mi sussurrano "Tu sei a casa". E con le sue onde danzanti che mi accarezzano, mi piace camminare mentre le calme acque della riva mi accarezzano i piedi. Mi lecca e basta, apprezzo i dettagli, ma sembro sempre sospettoso.
Dico che sono una persona di mare perché apprezzo averlo vicino come un tesoro incredibile. Essere dal mare non è nuotare nelle sue acque, è sentirsi la persona più fortunata del mondo quando ce l'hai vicino. Mi piace ascoltarlo nelle sue molteplici lingue, a volte sussurra e altre volte con il suo coraggio si scaglia contro di noi.
Può essere soleggiato o nuvoloso, può ruggire o sussurrarmi nelle orecchie, non importa, è sempre il mio mare. Rispetto, forza e una sorta di dipendenza. Invariabilmente mi soggioga. Non sono mai stato in grado di passare troppo tempo senza vederlo. Il mare è di gran lunga superiore alla mia parola, è il custode dei miei sogni, confidente dei miei segreti, la mia consolazione, la mia gioia. Con esso ho una comunicazione speciale, come se parlassi a me stesso in un momento molto profondo. Lì trovo le migliori risposte e le decisioni più sagge. Livella le mie acque interne, mi contagia con il suo ritmo. È un motore che muove i miei interni, a volte addormentati dal vortice della città.
Tutto il tempo che viviamo stressati dalle difficoltà quotidiane, tanta tensione costante ci impedisce di rilassarci, i problemi ci bombardano provocando uno stato di stress che finisce per prenderci il sopravvento. Tuttavia, passare almeno qualche ora al mare mi permette di staccare da quell'ambiente caotico, è come se avessi creato una bolla intorno a me. Ha un effetto quasi ipnotico che genera una sensazione di tranquillità e benessere che mi permette di ricaricare le energie.
Il mare è sicuramente il mio grande amore, legato al mio destino perché vivo su un'isola. Ma lungi dal sentirmi prigioniero ed esiliato. Se perdo la costa, perdo il mio umorismo. Semplicemente contemplo il mare e io sono il mare. Inspiegabile con le parole.  Ho passato dei giorni davvero piacevoli. Uno di quei pomeriggi mi sono sdraiato sulla sabbia sentendo le onde andare e venire, ho chiuso gli occhi godendomi quella pace che il mare mi regala.
Come potete vedere, quando sono davanti al mare, la mia mente soccombe al suo potere. I miei occhi si godono la sua bellezza sentendo la sua superiorità. Lo guardo in estasi, innamorato, sì, è un amore vero, unico, indescrivibile e immenso, amo il frangersi delle sue onde e il suo continuo ringhio quando non è calmo, e so per certo che qualunque cosa succede, sarà sempre lì per accogliere la mia anima e farmi sentire completo.
L'ho detto in altre occasioni. C'è una relazione tra il mare e me. Credo di averlo sempre saputo: siamo legati dallo spirito. Cercare di negarlo è inutile. È un rapporto che si anima ad ogni riunione. Non posso mai separarmi da quel mare mostruosamente seducente senza amarezza straziante. Quando devo tornare a casa e dire addio a quella bellezza incomparabile, mi sento sempre pesante.

Paolo Corrias

14 dicembre 2021

Le Zone Economiche Speciali (ZES) in Italia

In Italia le ZES sono nate con il D.L. 91/2017, a cui ha fatto seguito il D.P.C.M. 25 gennaio 2018 n. 12 che ne ha definito le modalità, la durata, i benefici ecc. L'art. 4, comma 2 del D.L. 91/2017 definisce le ZES: "…una zona geograficamente delimitata e chiaramente identificata, situata entro i confini dello Stato, costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale, e che comprenda almeno un'area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento UE n. 1315 dell'11 dicembre 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T). Per l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali le aziende già operative e quelle che si insedieranno nella ZES possono beneficiare di speciali condizioni, in relazione alla natura incrementativa degli investimenti e delle attività di sviluppo di impresa".

Per quanto riguarda specificatamente le Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno, in sede di progettazione, il Governo italiano ha dunque deciso che:

− la perimetrazione delle ZES dovesse includere almeno un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti (TEN-T);

− la costituzione di una area ZES avvenisse mediante proposta di istituzione da parte delle Regioni meno sviluppate (Calabria, Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia) o in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna), così individuate dalla normativa europea (art. 107 Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea);

− ognuna delle Regioni meno sviluppate potesse presentare una proposta di istituzione di ZES nel proprio territorio, o al massimo due proposte ove siano presenti più aree portuali con caratteristiche stabilite dal regolamento europeo. Alle Regioni non in possesso di aree portuali, è stata data la possibilità di presentare istanza di istituzione di ZES in forma associativa, qualora contigue, o in associazione con un'area portuale avente le caratteristiche stabilite dal regolamento. Dal punto di vista della governance, si era inizialmente stabilito che le ZES, una volta operative con decreto attuativo, potessero essere gestite da un Comitato d’Indirizzo, operante senza alcun compenso, indennità di carica, corresponsione di gettoni di presenza o rimborsi per spese di missione. Il Comitato ha il compito di assicurare gli strumenti che garantiscano la piena operatività delle aziende presenti nella ZES, l'utilizzo di servizi sia economici che tecnologici nell'ambito ZES e l'accesso alle prestazioni di servizi da parte di terzi. Una importante novità in tema di governance è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2020 e il “Piano Sud 2030 – Sviluppo e Coesione per l’Italia”, predisposto dal Ministero per il Sud e per la Coesione Territoriale (presentato a Gioia Tauro a febbraio 2020). Il “Piano Sud 2030” prevede che a presiedere i Comitati di Indirizzo di ciascuna ZES, deve essere un Commissario Straordinario di Governo e non più il Presidente dell’Autorità Portuale. Inizialmente, infatti, era previsto che il Comitato potesse essere presieduto dall’Autorità Portuale, avvalendosi del Segretario generale per l'esercizio delle funzioni amministrative e gestionali. Nella nuova configurazione, ciascun Comitato di Indirizzo è composto in prevalenza da membri di nomina ministeriale (il Commissario Straordinario si aggiunge a due membri già nominati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al rappresentante della Regione e al Presidente dell’Autorità Portuale). Allo stato attuale i soggetti responsabili sono dunque: i Commissari Straordinari delle ZES, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dell’Interno e l’Agenzia della Coesione Territoriale (ACT). Oltre alle novità in tema di governance, la Legge di Bilancio 2020, così come confermato dal Piano Sud 2030, aveva previsto l’istituzione nei porti del CentroNord delle Zone Logistiche Speciali “rafforzate”, sostanzialmente equiparate alle ZES. Si tratta di aree portuali in cui le imprese possono beneficiare di alcune procedure semplificate già concesse alle Zone Economiche Speciali. La Legge di Bilancio, all’art. 1, commi 61-65, spiega che i porti che non possono beneficiare delle Zone Economiche Speciali previste dal D.L. 91 del 20 giugno 2017 potranno godere delle procedure semplificate previste dall’art. 5 (lettera a del comma 1) di tale decreto. L’obiettivo è favorire la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo di nuovi investimenti nelle aree portuali delle Regioni in cui non si applica il Decreto per il Mezzogiorno. Il testo precisa che in ogni Regione non potrà sorgere più di una Zona Logistica Semplificata (ZLS) e che la ZLS potrà nascere solo nelle Regioni che hanno almeno un’area portuale con le caratteristiche stabilite dal Regolamento UE 1315/2013, oppure una Autorità di Sistema Portuale. La Zona Logistica Semplificata è stata adottata su proposta del Ministero per la Coesione Territoriale in concerto con quello dei Trasporti. Per la sua istituzione sono state applicate le procedure già previste per le Zone Economiche Speciali.

Nel Mezzogiorno sono state istituite ZES in Campania, Calabria, Ionica interregionale (Puglia-Basilicata), Adriatica interregionale (Puglia-Molise), Abruzzo e per ultima la Sicilia (Sicilia Orientale e Sicilia Occidentale), a giugno 2020. Le prime due Regioni ad aver approvato il piano attuativo sono state Campania e Calabria, con i porti di Napoli, Salerno e Gioia Tauro.

La Legge di Bilancio 2021 prevede, per le imprese che intraprendono una nuova iniziativa economica nelle Zone economiche speciali (ZES), la riduzione dell'imposta sul reddito derivante dallo svolgimento dell'attività nella Zona Economica Speciale del 50% a decorrere dal periodo d'imposta nel corso del quale è stata intrapresa la nuova attività e per i sei periodi d'imposta successivi. Inoltre, alle imprese che avviano un programma di investimenti di natura incrementale nella ZES, è consentito di cedere il credito d'imposta ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari, anche per i costi relativi alla produzione di idrogeno rinnovabile e alla produzione e distribuzione di energia da idrogeno rinnovabile. Il riconoscimento dell'agevolazione è subordinato al rispetto delle seguenti condizioni, pena la decadenza dal beneficio e l'obbligo di restituzione dell'agevolazione:

− le beneficiarie devono mantenere la loro attività nell'area ZES per almeno dieci anni2;

− le imprese devono conservare i posti di lavoro creati nell'ambito dell'attività avviata nella ZES per almeno dieci anni. Sebbene già dal 9 agosto 2019 l’Agenzia delle Entrate abbia disposto la definizione delle modalità di presentazione della comunicazione per la fruizione dello “straordinario” credito d’imposta, le ZES già istituite nel Mezzogiorno d’Italia non suscitano ancora interesse per gli investitori nazionali e internazionali e, per alcune, manca ancora il piano attuativo vero e proprio.

Ciò dipende da una serie di motivi, tra cui:

− non si è ancora attuato quanto previsto nei Piani di Sviluppo Strategico di ciascuna ZES, in tema di infrastrutturazione e di messa in sicurezza delle aree (si veda il caso della ZES di Gioia Tauro), nonché gli opportuni investimenti nell’intermodalità necessari a garantirne piena operatività. In particolare, risulta imprescindibile potenziare e adeguare gli assi viari di connessione con le aree industriali, i porti, interporti e retroporti;

− è necessario realizzare un Piano di Semplificazione amministrativa e burocratica, attivando ad esempio gli Sportelli Unici per le imprese investitrici.

In tal senso, il Commissario dovrebbe avere un potere autorizzativo superiore e senza veti esterni. Le semplificazioni speciali (Conferenza unificata di servizi, procedimento unico, ecc.) possono essere strumenti utili per un rilancio nel breve, ma il percorso di rafforzamento delle ZES necessita di una riforma più ampia. Essendo infatti enti sovraistituzionali con un proprio assetto, è necessario predisporre un percorso di semplificazione strutturale, in grado di garantire un effettivo “pacchetto” localizzativo di vantaggio all’investitore. Per fare ciò serve un nuovo approccio, che parta dall’identificazione di processi autorizzativi standardizzati nuovi e digitali, determinanti per l’ottenimento delle autorizzazioni in tempi rapidi (escluse quelle discrezionali), oltre che un aggiornamento e una adeguata formazione per il management della PA.; − è necessario adottare – in tempi rapidi – strumenti di misurazione dei vantaggi e dei risultati conseguiti in ciascuna ZES, soprattutto quelle già costituite nel 2017, i cui piani attuativi sono già in essere.

Via alla Zona economica speciale in Sardegna, giù le tasse per gli investimenti nell’Isola.

Ok del Governo alla Zes per 7 anni, prorogabili. Solinas: “Possiamo programmare il rilancio dell’economia sarda con uno sguardo fiducioso al futuro, assicurando al sistema produttivo sardo quella fiscalità agevolata attesa da decenni che può essere il vero motore della ripresa economica della nostra Isola.

“Oggi è una giornata storica. La battaglia della Sardegna per conquistare una fiscalità di vantaggio che copra il divario della sua insularità è finalmente realtà. Possiamo programmare il rilancio dell’economia sarda con uno sguardo fiducioso al futuro, assicurando al sistema produttivo sardo quella fiscalità agevolata attesa da decenni che può essere il vero motore della ripresa economica della nostra Isola”. Lo ha detto il Presidente della Regione Christian Solinas a proposito del decreto firmato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Roberto Garofoli, che istituisce per i prossimi 7 anni, prorogabili di altri 7, la Zona Economica Speciale.

“Portiamo a compimento un iter che ci ha visti impegnati fin dal primo momento con l’obiettivo di arrivare a un piano condiviso con il Governo che fosse la risposta più attenta e concreta ai bisogni della nostra Isola. L’auspicio, soprattutto in questo momento storico e in questa delicata fase di ripartenza, è che l’istituzione della Zes possa portare a una svolta storica con importanti ricadute sul futuro della Sardegna”, ha detto il Presidente Solinas. “Questo importante strumento –  prosegue il Presidente – ci consentirà di vivere la nostra insularità non più come un handicap ma come una carta in più da giocare per lo sviluppo, sfruttando la nostra posizione strategica al centro del Mediterraneo per attrarre investimenti che possano fare della Sardegna un polo commerciale protagonista. Abbiamo dovuto rimodulare un piano, ricostruendo un impianto forte e credibile e rispondente alle aspirazioni della Sardegna”.

Le Zes sono oggi oltre quattromila nel mondo e si avviano in un futuro prossimo a toccare quota cinquemila assumendo varie configurazioni, quali parchi industriali e tecnologici, zone e porti franchi, città d’impresa. Tali configurazioni hanno fra loro non molti aspetti in comune: essere zone fisicamente delimitate, essere gestite unitariamente, essere autorizzate a offrire incentivi specifici e procedure semplificate, a volte entro un’area doganale specifica.

11 dicembre 2021

Sardi non uniti, la ragione della nostra povertà!!!

Le nostre piante grasse (fichi d'india) della Sardegna sono molto forti.
Chiunque direbbe che queste piante hanno radici profonde, ma non è vero.
Piuttosto, hanno radici poco profonde.
Ciò che impedisce a tempeste, terremoti e forti venti di abbatterle, è che tutte le radici di queste piante grasse sono interconnesse e attaccate tra loro. Questo è il segreto della loro forza.
Come sardi possiamo aiutarci a vicenda e crescere come queste piante. Il motivo per cui i sardi in Italia non hanno potere, nonostante tanti rappresentanti politici, è perché non siamo uniti.
Da che ho memoria, non ho potuto fare a meno di notare la mancanza di unità e, peggio ancora, l'animosità tra i sardi.
Gli indipendentisti non vogliono l’Italia.  Gli altri sardi, ognuno tira per sé.
È vero che ogni essere umano dovrebbe essere orgoglioso delle sue radici e preservare le sue tradizioni, ma non usiamo questo come scudo contro i nostri fratelli italiani.
Dovremmo essere una regione autonoma, indipendente. Ma il problema è che non ci aiutiamo a vicenda e, non aiutandoci a vicenda, ristagniamo noi stessi.
“Date e vi sarà dato”, è biblico, ma è anche una legge fisica (Azione e reazione.).
Questa filosofia è perfettamente compresa dagli orientali, ecco perché hanno uno standard di vita molto migliore del nostro. Molti anni fa erano giardinieri, ora sono imprenditori.
Altre comunità oltre a quelle orientali, come quella armena, filippina, ecc. Sono molto più uniti di noi.
"Le dita della mano sono fragili da sole, ma possono formare un pugno insieme."
Ci sono sardi che non vogliono che altri sardi prosperino e questo è uno dei problemi che, purtroppo, ha la sardegna e che ci trasciniamo di generazione in generazione.
Invidia significa che non siamo uniti ed è per questo che non abbiamo potere e i governanti non ci tengono in considerazione nelle loro decisioni.
La cosa più triste è che l'invidia fa un danno terribile all'invidioso, senza che lui se ne accorga. Invidiando continuamente, il subconscio prende il messaggio sbagliato e lo esegue in un modo che non lo fa prosperare, in modo che possa sempre invidiare.
Perché pensi che gli invidiosi non abbiano mai niente?
Siamo sardi, figli della grande madre, uniamoci per costruire il futuro dei nostri figli.
L'amore per loro dovrebbe farci lottare insieme per facilitare il percorso verso la vera autonomia.
Per favore, facci capire che non essendo uniti, stiamo rubando il futuro dei nostri figli.
Viviamo nella migliore isola del mondo e l'unico modo per arrivare in cima è farlo insieme. Qualsiasi obiettivo, per quanto difficile possa sembrare, sarà facile se tutti lo condividiamo.
Siamo circa 1.600.000 in Sardegna,  e non abbiamo un solo senatore un solo deputato che difende i nostri diritti.
Il problema non è solo con gli elettori, il problema è anche la mancanza di leader. Non c'è un solo leader sardo che si faccia sentire e che alzi la voce di fronte a leggi ingiuste che vengono emanate e leggi giuste che vengono abrogate quando i governanti vogliono.
Molti sardi in questi due anni di pandemia hanno perso il lavoro.
Alcuni dei nostri "rappresentanti politici" hanno detto qualcosa? Hanno alzato la voce?
No! Dalle loro parti ce "un silenzio assordante".
Non c'è niente di più difficile della morbidezza dell'indifferenza.
E questo è un argomento su cui vale la pena riflettere.
Fino alla prossima volta.

Ricordate sempre...!!!

La parabola dei nostri tempi è che abbiamo edifici più alti ma abbiamo caratteri meno tollerabili e viali più ampi ma il nostro modo di pensare è più chiuso. Spendiamo di più ma abbiamo di meno. Compriamo di più ma godiamo di meno. Abbiamo case più grandi, ma famiglie piccole. Più strutture ma meno tempo. Abbiamo più studi e diplomi ma meno buon senso. Più conoscenza ma meno giudizio. Più esperti, ancora più problemi. Più medicine ma meno salute.

Beviamo molto, fumiamo molto, spendiamo senza misura, ridiamo molto poco, guidiamo velocissimi, ci arrabbiamo molto facilmente, stiamo alzati fino a tardi, ci svegliamo molto stanchi, leggiamo poco, guardiamo molta televisione e non preghiamo quasi mai.

Abbiamo moltiplicato i nostri beni ma abbiamo ridotto i nostri valori.
Parliamo molto, amiamo quasi mai e odiamo molto spesso.

Abbiamo imparato a sopravvivere ma non a condurre le nostre vite.
Abbiamo aggiunto anni alla vita e nessuna vita agli anni.
Siamo stati avanti e indietro sulla luna, eppure abbiamo problemi ad attraversare la strada e incontrare il nostro nuovo vicino.

Abbiamo conquistato lo spazio ma non il nostro interno.
Abbiamo fatto cose più grandi ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria ma abbiamo inquinato la nostra anima.
Abbiamo vinto l'atomo ma non i nostri pregiudizi.

Scriviamo di più ma impariamo di meno.
Progettiamo di più ma realizziamo di meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci ma non ad aspettare.
Creiamo più computer per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.

Questa è un'epoca di cibi veloci e a digestione lenta, uomini grandi e personaggi piccoli, salari abbondanti e relazioni superficiali.

Questo è il tempo del doppio reddito ma più divorzi, case lussuose ma famiglie distrutte.

Questi sono tempi di viaggi veloci, pannolini usa e getta, costumi casuali, avventure di una notte, sovrappeso e pillole che fanno di tutto, dal rallegrarsi, stare zitto e persino uccidere.

Un tempo in cui la tecnologia ti porta questa lettera e un tempo in cui puoi scegliere di condividerla o semplicemente cancellarla.

E ricorda sempre: la vita non si misura dal numero di volte che inspiriamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.

10 dicembre 2021

Oggi ho iniziato a pensare ...


Oggi ho iniziato a pensare all'importanza che non diamo alla vita, quando inavvertitamente ci toglie le cose, pensiamo che sia ingiusto e ci dimentichiamo che senza di essa non saremmo quello che siamo. Siamo tutti pieni di momenti felici e ci sentiamo morire quando qualcosa è finito.
La felicità arriva da un momento all'altro, tutto al mondo finisce, anche il più bello, anche il più fastidioso e doloroso.
Qui pensiamo che stare soli sia la fine della vita e non ci rendiamo conto che a volte la solitudine ci aiuta a trovare risposte che non c'erano...

Pensando a tutto questo sono cresciuto un pò di più, ho imparato a sorridere e a vedere la realtà così com'è, ma soprattutto ho potuto rendermi conto che l'ORGOGLIO non funziona quando c'è l'AMICIZIA, che non serve PIANGERE quando un amore se ne va, che non vale la pena imparare a TACERE e che non ci sono CONFINI quando ci sentiamo vivi. 

Quante volte nella nostra vita...

Quante volte nella nostra vita abbiamo provato quella sensazione di essere in mezzo al nulla stesso.  E come uno scrittore che si trova di fronte a una delle sue grandi paure... la pagina bianca, le parole scritte che poi finiscono sotto forma di un panino nel cestino... è così che ci sentiamo. Come davanti a quel foglio bianco che ci intimidisce, che ci spaventa. Senza sapere come iniziare, continuare o finire la storia.

Quale persona non ha incontrato uno di quei momenti? Chi non si è trovato faccia a faccia con la nostra cara amica incertezza? Non so voi, ma io l'ho incontrata diverse volte e sebbene volessi distogliere il suo viso o attraversare la strada, non sono mai riuscito a evitarla.

E quando ho scritto "amico" non è stato per errore, un prodotto di scrittura predittiva o correzione automatica. Quando facciamo amicizia con il non sapere, con la mancanza di risposte, con quel luogo chiamato “niente”, capiamo che remando contro corrente l'unica cosa che otteniamo è essere esausti e continueremo a sentirci persi.

Perdersi o gridare a gran voce "Non so cosa voglio!", non so dove scappare, o non so chi sono in questo momento, può diventare una grande opportunità di apprendimento. Può aiutarmi a uscire dal pilota automatico in cui mi trovo e chiedermi cosa voglio veramente, cosa devo dire abbastanza, di cosa ho paura, cosa non vedo.

E quello che ti dico è qualcosa che ricordo costantemente a me stesso. Ricordo a me stesso che non sempre abbiamo le risposte a tutte le domande, cosa va bene sentirsi un pò spaventati, cosa va bene non sapere e che non devo disperare di sentirmi in mezzo a questo nulla o aver paura del caos. Quando imparo a non disperare, quando fluisco e mi lascio andare con il flusso, capisco che nulla può essere una grande fonte di creatività e una grande possibilità per costruire un nuovo percorso.

Quando ci sentiamo persi, non troviamo il nostro nord o non sappiamo dove andare, forse è di questo che si tratta. Smettere di remare controcorrente, non continuare a navigare senza meta. Si tratta di pensare che questo potrebbe essere un buon momento per fermarsi e darsi da fare. E da lì, contempla ciò che ci accade da un'altra prospettiva e comprendi che non dobbiamo disperare, che essere in mezzo al nulla può essere il nostro GPS e la nostra grande opportunità per reinventarci.

Quindi se ti senti perso... fanculo!

on venerdì, dicembre 10, 2021 by Paolo Corrias | 1 comment  Edit

26 novembre 2021

Ciro Grillo e i sui amici rinviati a giudizio per stupro di gruppo. Bongiorno: “Abbiamo la scatola nera”

Grillo e i suoi tre amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria, sono stati tutti rinviati a giudizio con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. Lo ha deciso la gup Caterina Interlandi dopo un’ora di Camera di consiglio. E’ stata così accolta la richiesta del Procuratore Gregorio Capasso. Si terrà il prossimo 16 marzo la prima udienza del processo. “L’impianto accusatorio ha retto. E’ stata accolta la nostra richiesta, ora si farà un processo e si vedrà”. Di più non vuole aggiungere il Procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Pausania.

Ciro Grillo e i sui amici andranno processo: prima udienza il 16 marzo

“La mia assistita è finita sul banco degli imputati”. E’ la denuncia di Giulia Bongiorno che difende la giovane italo norvegese che ha denunciato Ciro Grillo e i suoi tre amici. “Il giudice ha ponderato, ha approfondito e ha scelto – dice – . Se mi chiedete se sono felice la mia risposta è no. Perché la mia assistita sta soffrendo tuttora- ha specificato la Bongiorno. “Se mi chiedete invece se sono soddisfatta, la mia riposta è si perché veramente, come mai prima di ora, ho assistito a una volontà di sgretolare atti che hanno un significato. C’è stato un accanimento contro la mia assistita – inisiste- che è stata messa sul banco degli imputati: e non mi riferisco ai difensori ma a quello che ho letto, sono stati distorti gli atti”. “Ci sono tanti riscontri contro gli imputati, ma abbiamo anche la ‘scatola nera’. Che comprende tutte le intercettazioni e le chat, come quelle della mia assistita nella stessa notte dello stupro”. Lo ha detto la legale della ragazza italo-norvegese uscendo dal Tribunale .

Caso Ciro Grillo, Bongiorno: “E’ grave quel che ha subito la mia assistita”

“Ho letto di tutto in questo processo”, si sfoga l’avvocato della ragazza italo-norvegese. “Poi sono veramente stufa di leggere piccoli pezzettini di atti isolati che vengono interpretati male. Oggi il giudice ha dato una risposta a questa frammentazione del materiale probatorio, materiale consistente”. L’avvocato Bongiorno ha concluso. “Oggi è il giorno dopo il 25 novembre. E credo che anche questa giornata è importante, sappiamo tutti cosa vuol dire il 25 novembre – dice -. Quando sono arrivata pioveva fortissimo e ho visto all’improvviso un arcobaleno, che mi ha fatto pensare che anche le cose più difficili poi possono in qualche modo fare tornare il bello”. “Assisto tantissime donne che dopo questo processo non hanno voglia di denunciare”. “La mia assistita sta soffrendo moltissimo. Per lei è molto pesante quello che sta subendo. Deve tenere la tv spenta, sono stati pubblicati i suoi dati anagrafici, tutto questo è gravissimo”.

25 novembre 2021

Vergogna, vergogna, vergogna! Nel silenzio più assoluto il consiglio regionale sardo da l’Assalto al forziere dei vitalizi.

Ci risiamo, i Consiglieri regionali sardi, da noi eletti, ci stanno vampirizzando un poco alla volta. Si stanno nutrendo del nostro sangue. Parlo naturalmente dei vitalizzi, la vergogna dei soldi a vita.  

L’emendamento della vergogna è approvato: con la legge Omnibus votata mercoledì dalla massima assemblea sarda, sono reintrodotti i vitalizi dei consiglieri regionali. Le pensioni che erano state abolite nel 2014 in pompa magna. Ci ha pensato Stefano Tunis, fondatore di Sardegna 20venti, a confezionare l’emendamento del colpaccio. A questo punto il più grande tra i ‘regalini’ fatti dal centrodestra attraverso la legge Omnibus.

Pensate sia finita qui? Ma no, perché il capolavoro fosse completo, mancava l’ultimo regalino, l’adeguamento delle loro pensioni all’indice ISTAT. Tradotto: più aumentano i prezzi più aumentano i loro stipendi e pure questo manco a dirlo è retroattivo.

Proprio così, dietro quel provvedimento c’era di tutto, come il ritorno della pensione per i consiglieri regionali.

Forse lor signori (così ci rivolgiamo all’intera classe politica e dirigenziale della Regione Sardegna, di maggioranza e opposizione, nessuno escluso) pensano che, per ciò solo, persone come noi non abbiano il diritto di essere arrabbiate per quanto è successo, di lamentarsi o, prima ancora, il coraggio di mostrarsi, preferendo stare, comodamente, a curare il proprio “orticello”.

Vi sbagliate. Non siamo solo arrabbiati. Siamo delusi e amareggiati. E proviamo un profondo e sincero disprezzo per ciò che avete fatto nel silenzio più assoluto, per paura della gogna mediatica, con un fulmineo blitz ad alzata di mano, vi siete auto votati  il ripristino delle pensioni d’oro abolite nel 2014.

Dovevate approvare una legge contro gli incendi, invece con un emendamento all’ultimo minuto, avete  reintrodotte i vitalizzi. Si avete deciso voi. Dovevate fare tutt’altro, con i 300 milioni che avevate a disposizione e in parte gli avete destinati a voi e per quelli della legislatura precedente.

Noi lo stiamo dicendo, con queste righe. Molti altri lo pensano, anche se non lo dicono. Per mancanza di coraggio, di strumenti, o perché, come servi, sono ormai incapaci di reagire ai vostri soprusi.

Non sapete cosa siano la vergogna e la dignità.

Se aveste dignità e riusciste a provare vergogna, vi togliereste di torno oggi e per sempre, grati che il popolo sardo, vi lascerebbe fuggire senza neppure prendervi a bastonate. Siamo stufi e nauseati di sentire di favori concessi a Tizio, soldi dati da Caio, promesse fatte da Mevio e cosi via. E non c’è alcuna distinzione di colore. È una sorta di arcobaleno politico, in cui ciascuno contribuisce a generare disgusto.

Avete urlato in campagna elettorale i vostri soliti, squallidi slogan elettorali. Ma una volta insediati non avete fatto niente, avete solo pensato al vostro tornaconto.

Ma non ve ne rendete nemmeno più conto. Perché non sapete neppure cosa sia la vergogna.

Da quando vi siete insediati nel consiglio regionale avete fatto a gara chi appariva più virtuoso. Cos’è rimasto? Molte chiacchiere e altrettante promesse.

Ma voi non conoscete vergogna e continuate a camminare con sguardo alto e fiero. Perché siete forti. Ostinati. Potenti. Noi siamo pochi, deboli e inermi. Abbiamo solo la nostra rabbia, il nostro disgusto.

Vorremmo però che in tanti leggessero queste misere parole e che tutti quelli che, come noi, sono delusi e arrabbiati, scrivessero di proprio pugno altrettante parole, più nobili o più eleganti delle nostre, con cui inondare I’intera Regione. Per indurvi, signori senza dignità e senza vergogna, ad andarvene. Spinti solo dalla forza delle parole. Dalla forza del disprezzo che saremo capaci di farvi sentire. Niente altro. Nessuna violenza. Nessun insulto. Solo il disprezzo più forte e sincero. Per lasciare a noi una speranza.

Arriva il Green pass rafforzato.

Via libera del Consiglio dei ministri il 24 novembre al decreto che rafforza le misure anti Covid-19, istituendo anche un green pass rafforzato concesso solo a vaccinati o guariti.

Il decreto-legge prevede una serie di misure di contenimento della “quarta ondata” della pandemia Sars-Cov2, compresa l’istituzione del cosiddetto “super green pass”.


VACCINI E TERZA DOSE

Estensione dell’obbligo vaccinale alla terza dose per i sanitari a decorrere dal 15 dicembre prossimo e con esclusione della possibilità di essere adibiti a mansioni diverse.

Inoltre, spiega ANSA, si ricorda che “è già consentito l'anticipo della terza dose dopo 5 mesi dalla seconda. Il governo inoltre ha annunciato di voler aprire dall’1 dicembre la terza dose agli over 18 e manifestato l'intenzione di avviare campagne vaccinali, se autorizzate, per la fascia di età 5-12 anni”.

NUOVE CATEGORIE

Estensione dell’obbligo vaccinale a ulteriori categorie oltre a quelle sanitarie a decorrere dal 15 dicembre: personale amministrativo della sanità, docenti e personale amministrativo della scuola, militari, forze di polizia (compresa la polizia penitenziaria), personale del soccorso pubblico.

GREEN PASS

La durata di validità del Green Pass viene ridotta dagli attuali 12 a 9 mesi.

L’obbligo di Green Pass viene esteso a ulteriori settori: alberghi; spogliatoi per l’attività sportiva; servizi di trasporto ferroviario regionale e interregionale; servizi di trasporto pubblico locale.

In caso di passaggio in zona arancione, le restrizioni e le limitazioni non scattano, ma alle attività possono accedere i soli detentori del Green Pass rafforzato.

A decorrere dal 6 dicembre 2021 viene introdotto il Green Pass rafforzato; vale solo per coloro che sono o vaccinati o guariti. Il nuovo Certificato verde serve per accedere ad attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla nei seguenti ambiti: spettacoli; spettatori di eventi sportivi; ristorazione al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche.

Dal 6 dicembre 2021 e fino al 15 gennaio 2022 è previsto che il Green Pass rafforzato per lo svolgimento delle attività, che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla, debba essere utilizzato anche in zona bianca. “In zona bianca, però”, aggiunge l’agenzia di stampa, “sarà valido anche il pass ottenuto con il tampone per accedere a ristoranti all'aperto, palestre, piscine e in generale alle attività sportive.