La prima cosa che mi viene in mente riflettendo sul panorama politico italiano è che si tratta di un sistema "distorto e inefficace".
Non è un problema esclusivamente italiano, perché lo ritengo
strutturale alla forma politica della democrazia.
Come funziona la "democrazia"? Privilegiando certe scelte rispetto ad
altre, in base al proprio gruppo d'appartenenza ideologica (ma oggi non esistono
più neppure le ideologie!)... o più semplicemente pensando al proprio
parco-buoi elettorale, se parlassimo di politici.
La nostra politica si basa sulla RAPPRESENTANZA e non
sulla COMPETENZA...questo è il vero problema!
Il meccanismo naturale è questo: "se io sostengo questa tesi, in quanti
voti elettorali si potrà tradurre?".
Un sistema assolutamente demagogico e finalizzato non ai reali bisogni e
interessi del paese, ma del proprio successo personale.
La democrazia non pone alcun limite a questa istintiva tendenza degli uomini politici e dei partiti che li rappresentano. Mentre la società consumistica traduce tutto in corrispondente valore di denaro, i politici all'interno di essa traducono ogni pensiero e azione in possibili voti. Il risultato è che (per Costituzione) si creano molti fronti, chiamati poi ad una fusione innaturale in prossimità delle elezioni, quando si coagulano forzatamente in due fronti opposti, che poi si tradurranno in "governo" ed "opposizione".
Ipotizziamo che (per pura combinazione!) salga al governo una coalizione veramente capace, che in qualche anno riesca obiettivamente a dare un forte impulso al paese, risolva molti problemi, ecc. ecc.
Il nostro sistema parlamentare porta ad un ruolo distorto delle due
parti contrapposte, come quello dei nostri tribunali, che mettono due opposte
fazioni a recitare la parte dell'inquisitore e del difensore.
E' ovvio che ognuno dei due vorrà vincere lo scontro (prescindendo dalla reale
innocenza o colpevolezza) e userà qualsiasi mezzo pur di riuscirci. Questo
sistema uccide il principio cooperativo, che invece dovrebbe privilegiare
nell'interesse superiore del paese.
Il risultato è che l'elettorato ne resta frastornato e disorientato, finendo inevitabilmente per allontanarsi dalla politica. La frase più diffusa da noi è: "tanto non cambia niente, tutti uguali". Se il cittadino ascolta gli esponenti governativi gli sembra che abbiano operato al meglio, così come se dà ascolto all'opposizione si convince che il governo è composto da incompetenti, ladri, bugiardi e via dicendo, che stanno mandando in malora il paese. Lo scontro danneggia parimenti entrambe le fazioni e le leggi che vengono prodotte saranno dei compromessi tra due o più idee opposte (idee opposte per "partito preso", non per convincimento razionale).
Il nostro sistema politico, poi, con due camere chiamate a valutare le stesse leggi, porta inevitabilmente le fazioni opposte a scontrarsi e boicottarsi e a inconcepibili lungaggini. E per giunta il nostro sistema mediatico di diffusione dell'informazione è distorto dalla consapevolezza che "solo una brutta notizia fa notizia", per cui anche un governo che agisca bene passa inosservato!
Le problematiche e le scelte cui è chiamata la gestione governativa sono tante e molto complesse, coinvolgendo strati sociali differenti, spesso con interessi opposti, economie nazionali che devono confrontarsi con tutto il resto del mondo, eredità tragiche del territorio devastato da precedenti politiche scellerate, esigenze di sviluppo e realizzazione di grandi opere, sistemi scolastici, salute pubblica, rapporti diplomatici e conflitti con paesi esteri, importantissime questioni etiche e morali, diritti di categorie da proteggere, evasione fiscale, sicurezza, insofferenze razziali, ecc. ecc.
Senza tirare in ballo il vostro particolare problema delle
interferenze religiose e del mondo della finanza, dei sindacati e delle
lobbies, che pur ci sono e che si fanno sentire pesantemente, condizionando e
compromettendo ulteriormente le possibilità decisionali sui problemi sociali ed
economici.
Pensiamo solamente a cosa succederebbe se un nuovo governo accogliesse l'idea
che i trasporti di merci sarebbe molto meglio se viaggiassero su rotaia anziché
su autostrade, intasando l'intero paese e intralciando milioni di altri
lavoratori.
E' molto facile produrre scontento, rabbia e volontà di lotta, quando
un progetto presenta una strada che deve passare proprio vicino a casa vostra,
o una discarica nel vostro comune, o una nuova tassa contro la vostra
categoria, e via dicendo. Fare leva sull'egoismo è prassi di politica
quotidiana e serve solamente a bloccare i programmi o le necessità
improrogabili. La nostra forma sociale è chiamata ogni giorno a scegliere tra
sacrifici in nome del progresso, sacrifici in nome della qualità dell'ambiente,
sacrifici in nome di una maggiore equità di distribuzione dei beni o dei
diritti. Sempre sacrifici e mai vantaggi!
Pensiamo a come un ambiente ideale andrebbe inteso, ovvero: privo di asfalti,
cementi, binari, fabbriche, case, aeroporti, ecc. ecc. Il cittadino da parte
sua vorrebbe il massimo dei diritti senza piegarsi a nessun dovere, il ché è
istintivo, ma impossibile e ingiusto.
Come dicevo, il problema vero è la corsa al potere, che innesca il
principio di intolleranza, disfattismo e ostruzionismo verso l'operato del
governo in carica, in vista di vantaggi per le successive elezioni.
Questo meccanismo in alcuni paesi non si presenta in toni così gravi come da
noi. Negli Stati Uniti, per esempio, una volta eletto il nuovo presidente i due
schieramenti politici concorrono pacificamente (o quasi) alla gestione politica
del paese, sostenendo il più possibile il presidente incaricato (ma con gli
occhi bene aperti a detronizzarlo in caso di gravi inadempienze, il ché mi
sembra giusto).
In Italia non esiste il sistema presidenziale e forse non abbiamo ancora un sufficiente senso democratico e collaborativo per scegliere questo sistema politico.
Ma allo stato attuale la forma presidenziale resta a mio avviso la
migliore auspicabile.
Ma veniamo alla differenza tra democrazia diretta e indiretta.
Mi sembra di poter escludere che il cittadino sappia occuparsi
professionalmente e prendere decisioni valide su delicate e complicate
questioni politiche. Per questo motivo
la delega al politico è indispensabile, anche se su alcune scelte di tipo
sociale sarebbe sempre doveroso ricorrere al referendum popolare.
Ma non mi spingerei oltre, visto che poi i referendum sono facilmente elusi da
leggi successive.
In una vera democrazia non ci dovrebbe essere, ad esempio, una legge che
imponga l'obbligo alla vita e che neghi totalmente l'eutanasia o ponga limiti
al testamento biologico.